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ISTITUTO STORICO

ITALIANO

FONTI

STORIA D'ITALIA,u.3

\>

PjErW e ^*^)

PUBBLICATE

DALL'ISTITUTO STORICO ITALIANO

SCRITTORI SECOLI VIII-XI

ROMA

NELLA SEDE DELL'ISTITUTO

PALAZZO DEI LINCEI, GIÀ CORSIMI,

ALLA LUMGARA

1898

MONUMENTA

NOVALICIENSIA

VETUSTIORA

RACCOLTA DEGLI ATTI E DELLE CRONACHE

RIGUARDANTI L'ABBAZIA DELLA NOV ALESA

<i-

KJ

o^

A CURA

DI

CARLO CIPOLLA

VOU PRIMO

CON OTTO TAVOLE

ILLUSTRATIVE

ROMA

FORZANI E C. TIPOGRAFI DEL SENATO

PALAZZO MADAMA

1898

STANWROU: .: JTT

STACKS

^AY 10 1978

DIRITTI RISERVATI

PREFAZIONE

n monastero deUa Novalesa è conosdutp specialmente per il Chronicon che ne scrìsse uno dei suoi monaci, nella seconda metà del secolo xi. Questo Chronicon^ ricco di notizie storiche di buona lega, ma assai più abbondante di leggende popolari, e di fantasie poetiche, offerse ed offre tuttavia larga materia di studi ai coltivatori della storia religiosa, della storia politica e della storia lette- raria d' Italia.

La celebrità del monastero non dipende peraltro uni- camente dal Chronicon\ poiché, se anche questa compi- lazione storica non esistesse, le mille vicende del monastero sempre richiamerebbero T attenzione degli studiosi. L' ab- bazia della Novalesa sorgeva sopra im mammellone del monte, che forma verso nord-ovest la valle della Cinischia, romoroso fiume, che discende dal lago del Moncenisio. Essa si trovava adunque'a poche ore di cammino dall' Ospi- zio del Moncenisio, e quindi in una posizione abbastanza vicina alla Savoia. Anzi, nell' antico medio evo la Nova- lesa apparteneva alla Francia, mentre il regno longobardo non giungeva se non alle Chiuse, poco sopra della

vili e. CIPOLLA

Sagra di S. Michele. Di qui alla Novalesa la distanza è grandissima, e e* è di mezzo la città di Susa che, nelle rovine maestose de' suoi più antichi monumenti, dimostra la sua orìgine romana.

L' abbazia della Novalesa è opera dei Franchi. La fondò nel 726 un ricchissimo franco, di nome Abbone. I re della dinastia carolingica, e specialmente Carlomagno, n' ebbero cura, la colmarono di doni, e la trasformarono in un vero punto di appoggio militare e civile, di cui ave- vano bisogno per assicurarsi la strada delle Alpi. L' età più splendida dell' abbazia è appunto quella di cui parliamo. L' abbate Frodoino fu in amichevoli relazioni con Carlo- magno, siccome apprendiamo tanto dal Chrontcon^ quanto dai documenti. E pare davvero che se a Carlomagno riuscì fatto di abbattere re Desiderio e di assoggettare al suo comando il regno dei Longobardi, egli in qualche parte lo debba anche a Frodoino.

Fioriva allora la scuola, che sogliamo denominare di Tours, dalla quale irraggiò largamente un carattere, che per diversi rispetti può considerarsi siccome nuovo, quantunque preparato di lunga mano. Esso, dalla sua origine, viene oggidì detto carolino » , ed era destinato a facilitare la diffusione e l'accrescimento della coltura. L'abbazia della Novalesa partecipò al nuovo impulso paleografico e lette- rario, e per ordine di Frodoino, Atteperto scrisse un Evangeliario, di bellissimo aspetto, il quale si conservava ancora nel secolo xi e fu veduto dal cronista. Atteperto scrisse pure molti altri codici, e la fama letteraria del- l' abbazia si sparse in lontane regioni. Illustri personaggi vi

PREFAZIONE. IX

mandavano i loro figli, perchè vi attendessero agli studi delle buone lettere. Poco dopo Y impero di Carlomagno, ebbe il governo dell' abbazia sant' Eldrado, che illustrò la Nova- lesa coUe opere, e cogli scritti. Egli si preoccupò anche deUa correzione dei libri sacri, ed impetrò da san Floro di Lione ui^ testo dei Salmi, diligentemente emendato. In appresso la gloria dell' abbazia venne a poco a poco velandosi, ma in nessun tempo, per cosi dire, neppure in momenti di gravi e dolorose angustie, i monaci Nova- lidensi dimenticarono il loro luminoso passato. Rimase presso di essi una tradizione letteraria, la quale almeno fece si che venissero scritte le vite dei personaggi di mag- gior valore^ A questa tradizione gloriosa dobbiamo, ul- timo prodotto, la Cronaca.

Sul principio del secolo x irruppero i Saraceni nell' at- tuale Piemonte. I monaci Novaliciensi spaventati, e te- mendo r estrema loro rovina, fuggirono, guidati dall' abbate Donniverto, a Torino, seco recando i libri, in gran numero, e molte suppellettili preziose. La fuga non impedi ogni danno, che anzi fu occasione alla dispersione e alla per- dita dei manoscritti, che i monaci avevano portato seco a Torino. Dapprima i monaci si recarono al monastero dei Ss. Andrea e Clemente, che era situato fuori delle mura della città di Torino. Colà i monaci non si ferma- rono lungo tempo. Avvenne infatti, che verso l'anno 929 il marchese Adalberto, padre di Berengario II d' Ivrea, si dimostrò generosissimo verso il monastero. Fra le altre cose, che Adalberto regalò ai monaci Novaliciensi, ci fu anche la chiesa di S. Andrea, nell' interno della

e. CIPOLLA

città di Torino, alla quale Y abbate Bellegrimo condusse i monaci, siccome in asilo più sicuro, e meglio conveniente alla vocazione monastica. La donazione della chiesa di S. Andrea è per certo anteriore al 28 febbraio 929, data di una nuova donazione, che il medesimo marchese stabili pure in favore dei nostri monaci ; in quel torno di tempo, forse al principio dell' anno suddetto, Adalberto regalò ai monaci anche la corte di Breme, o piuttosto una parte della medesima, che egli aveva comperata da Erlaudo, nonché la corte < Policino », che a lui era pervenuta da Gisla^ Alcuni anni più tardi, un' altra parte di Breme veniva elar- gita ai monaci da Aimone. Arricchitasi perciò la congre- gazione Novaliciense, questa pensò a trasferirsi a Breme, dove ebbe a provare vicende buone e cattive.

Quando i Saraceni furono cacciati d' Italia, e furono respinti anche dalla Provenza, venne a mancare il motivo, per cui si lasciasse abbandonato il luogo del primitivo svi- luppo dell'abbazia, e perciò vediamo che l'abbate Gari- berto o Gezone (vissuto verso il cadere del x secolo, e l'esordire del seguente) si preoccupò anche di questo affare. Restituita in vita l' abbazia Novaliciense, questa non potè tuttavia raggiungere più la grandezza passata. La chiesa di Breme non fu abbandonata, e un solo abbate resse Breme e Novalesa. Intorno al principio del secolo xii l'abbate Guglielmo tenne ad un tempo il doppio titolo di « Novali- « ciensis sive Bremensis abbas » . Anche quando l'antica abbazia era deserta e rovinosa, dava essa pur sempre il nome alla confraternita, la quale, senza lasciare di dirsi Bremense, riconosceva tuttavia il suo « caput prius » nella Novalesa.

PREFAZIONE. XI

L' abbate soggiornò di solito a Breme, e ai monaci raccolti alla Novalesa fu preposto un priore. Al tempo di Guglielmo abbate Novaliciense e Bremense, e' era un altro Guglielmo, detto « prior Novaliciensis » . Ne forse egli fu il primo a disimpegnare queir ufficio, potendosi dubitare che di alcuni anni lo precedesse il priore Ottone; locchè peraltro non si può asseverare con certezza. Continua poi la serie dei priori fino al 1470 incii^ca. Dopo d'allora abbiamo i commendatari, de' quali il primo fu Giorgio Provana, dei signori di Leyni, il quale mori nel 1502, Gli succedette Andrea Provana, che fu protonotario apo- stolico, arcidiacono e canonico di Torino. Da noi esso merita lode speciale, perchè si occupò dell' archivio, non escluse le carte più antiche ; e dei documenti in esso esistenti compilò allora (1502, 151 2) due inventari Pietro de AUa- vardo. Prima della fine del secolo terminò la serie di questi commendatari, e, a norma di una bolla di Cle- mente Vili (9 giugno 1599), Antonio Provana (prima

arcivescovo di Durazzo, e poscia arcivescovo di Torino) giurò fedeltà alla Santa Sede, quale abbate della Nova- lesa. Gli abbati continuarono fino all' età napoleonica, e r ultimo di essi, Pietro Antonio Maria Sineo, mori nel 1 796. Finito il governo napoleonico, il monastero fu rialzato dalle rovine, ma dopo alcuni decenni fu nuovamente soppresso. Ultimamente l'edificio abbaziale fu acquistato dal collegio nazionale Umberto I, e la chiesa, che era stata profanata, fu ridonata al culto.

Nonostante che, in occasione della fuga dalla Nova- lesa a Torino sul principio del x secolo, i monaci avessero

XII e. CIPOLLA

perduta la loro biblioteca, le tradizioni letterarie del mo- nastero tuttavia non andarono totalmente spezzate, e nel secolo x-xi riusd possibile di restaurare almeno in parte la libreria dissipata. Il secondo periodo glorioso dell' abbazia forse non fu per gli studi cosi proficuo siccome il primo, se noi lo consideriamo in se stesso. Ma se invece pen- siamo al frutto a noi derivatone, è certo che questa nuova fase della storia abbaziale, è quella, di cui più durevoli fu- rono i risultati. Essa non si chiuse con una subita e tragica fuga, come la prima, un turbine disperse impetuosamente ciò che era stato con fatica raccolto. E vero tuttavia che nella crescente decadenza di quella fondazione religiosa, la biblioteca ne riportò presto gravi danni. Se i documenti deir archivio, in grazia del loro valore giuridico, vennero custoditi e difesi con qualche diligenza, ciò non avvenne pur troppo per i libri. Si venne al punto che gli abbati non ne facevano quasi alcun conto. Eugenio De Levis, sia nel 1788, in occasione di un viaggio appositamente fatto lassù, sia antecedentemente, potè tener conto di molti manoscritti, che ancora occupavano gli antichi ripostigli del- l' abbazia. I monaci regalarono al De Levis molti di quei manoscritti, e questi, dopo la morte del loro possessore, andarono dispersi, o venduti in terre lontane. Assai pro- babilmente la soppressione napoleonica trovò Y abbazia Novaliciense priva oramai dei suoi manoscritti.

Il Chrofiicon parla anche di lavori di oreficeria, e splendida veramente dovea essere la croce aurea, gem- mata, fatta costruire dall' abbate Frodoino, al tempo di Carlomagno. Apparteneva all'abbazia anche la magnifica

PREFAZIONE. XÌU

arca argentea, contenente (come si créde) le reliquie di sant' Eldràdo, la quale ora si conserva presso la prevo- stura della Novalesa. Quell* arca non si può aprire, sicché intomo a ciò che essa contiene non puossi avere cogni- zione sicura. Essa è lavoro del secolo xin.

Alcune parti dell' antica abbazia rimangono ancora, ma in generale può dirsi che V edificio odierno è di pa- recchi secoli posteriore alla fondazione della medesima. Sotto il chiostro del monastero vennero raccolti parecchi avanzi di antichità, fra i quali s'incontrano alcuni frammenti epigrafici dell' età classica. E non mancano anche alcuni restì, di piccola dimensione, provenienti da costruzioni cri- stiane, assai vetuste. Le più grosse muraglie sono, senza alcun dubbio, antichissime, ma stanno in gran parte co- perte almeno da intonachi. Tuttavia all'esterno si può ancora ammirare, nel suo pristino aspetto, qualche vetusta miiraglia, decorata da archetti a pieno sesto.

Attorno all' edificio principale si innalzano alcune chie- sette, conosciute anche dal cronista del secolo xi. Di- cemmo che il monastero si erge sopra un mammellone, che si distacca dalla grande catena alpina. La linea più elevata del mammellone è segnata dalle due chiesette di S. Pietro e di S. Salvatore. In direzione di nord-ovest, cioè verso la catena delle Alpi, e a brevissima lontananza dalle due indicate chiese, si eleva quella di S. Eldrado, ricoperta intemaihente da affreschi, che riproducono i fatti princi- pali della vita di sant' Eldrado medesimo e di san Nicolò di Mirra. Questi affreschi, illustrati da leggende dichia- rative, sono probabilmente del secolo xiii, ma vennero

^V e. CIPOLLA

pur troppo malamente restaurati nel secolo attuale. Al- quanto lontana dal gruppo costituito daU* abbazia e dalle ricordate chiesette, si tro\-a la cappella di S. Maria Mad- dalena. Questa cappella giace, rispetto all' abbazia, dal lato opposto a quello in cui sono le altre chiesette ; vale a dire, essa s'incontra, verso la valle, al punto in cui, in antico, il pellegrino, che voleva recarsi all' abbazia, comin- ciava a salire Y erta. Una strada legaysi la chiesa di S. Ma- ria all' abbazia, ma quella strada fii ai di nostri sostituita da altra di meno rapida ascesa. Non è (adle stabilire a quale epoca queste quattro chiesette si possano (ar risalire, e se esse si debbano considerare siccome un resto dell' edi- ficio primitivo, o piuttosto come una costruzione dovuta all' età di Gezone.

In origine V abbazia venne affidata ai Benedettini, i quali la tennero per oltre a novecento anni. Ma verso la metà del secolo xvii la congregazione benedettina della Novalesa era quasi distrutta e scomparsa, e perciò Y ab- bazia venne affidata ai Cistercensi. L' atto solenne di consegna al nuovo Ordine religioso, porta la data del 15 ottobre 1665.

Estesi assai furono i possessi dell' abbazia, specialmente nei suoi giorni migliori. Coli' atto di fondazione del 726, e col testamento del 739 ', Abbone beneficò larghissima-

' Pochi anni or sono, il Giry {Manuel de diplomatique, Paris, 1^94, p. 18, nota) ebbe occasione di citare il testamento di Abbone siccome il primo esempio di un documento inserto in un atto di conferma. Ciò dicendo, lasciò trasparire anche il dubbio che il testamento possa contenere qualche inter- polazione; ma di tale sospetto non addusse prova alcuna.

PREFAZIONE. XV

mente l'abbazìa. I possedimenti, che egli le elargì, trova- vansi nella Valle di Susa, in Savoia e in tutta la Francia di sud-est Col volgere dei tempi, i possessi in Francia si andarono via via perdendo, e in ricambio Y abbazia estese i suoi diritti, sia in Savoia, sia nel territorio piemontese e fin sulle rive del Lago Maggiore. Parecchi priorati e varie . prevosture dipendettero dall' abbazia. Fra i primi si tro- vano ricordati quelli di Coyse, Corbières, Rumilly, Le Muraz, La Bomay ; fra le seconde, annoveransi La Motte, l' Ospizio del Moncenisio, Novalesa, Venaus. La chiesa di S. Maria (ossia r Ospizio) del Moncenisio venne sottratta all' abbazia Novalidense da Lotario I imperatore, per mezzo del diploma 1 4 febbraio 826, col quale quell' imperatore, mentre levava dal dominio dell' abbazia il colle del Mon- cenisio, per fame un Ospizio, la risarciva cedendole il mo- nastero di S. Pietro di Pagno. Ma V abbazia non si ac- contentò per sempre del cambio, cui fu costretta, e più tardi cercò con og^ mezzo di ricuperare i diritti perduti. La lotta sostenuta a questo scopo dall' abbazia, mentre trova il suo riflesso nello stato attuale del diploma teste citato, viene narrata, nel suo ultimo epilogo, in alcuni documenti degli anni 1202, 1207, per mezzo dei quali l'Ospizio fu co- stretto a ritornare nella obbedienza de' primi tempi. Le lotte diplomatiche dell' abbazia si ripercuotono nei diplomi alterati o falsificati, i quali sono abbastanza numerosi, ed offrono utili insegnamenti sui metodi, che nell' età media segui vansi a questo riguardo. Quasi ogni antica istitu- zione ha i suoi documenti falsi, e anche 1' abbazia Nova- lidense ebbe i suoi.

XVI e. piPOLLA

Un amplissimo elenco delle chiese dipendenti dall' ab- bazia ci viene presentato dalla bolla di conferma, data da Eugenio III nel 1 1 5 2 ; li si può vedere quanto fossero estesi i diritti abbaziali. Non ne viene tuttavia che al- trettanto l'abbazia fosse ricca, poiché queste grandi istitu- zioni medioevali avevano bensì una lunga serie di chiese soggette, possedevano beni in numero sterminato, ma da t^tto ciò non di rado ritraevano vantaggi molto ristretti.

h^ notl2^e più sicure intomo all' abbazia sono conse- gnate nel Codice diplomatico, con cyi la nostra raccolta ha principio. Esso si estende a tutto il periodo che va dal- l' orìgine dell' abbazia spo alla fine del secolo xi. Ad esso feci seguire un' Appendice, in cui posi insieme vari altri documenti, che servono a complemento e dilucix}a- zione dei primi, e che per lo più appartengono a più tarda età, ma possono recar luce sui secoli precedenti. Non e molto minore il valore dei Necrologia, depositari di tradizioni, riguardate meritamente quasi come sacre, poiché essi contengono i nomi di coloro i quali, fattisi benemeriti dell'abbazia, meritavano i suffragi annuali de' monaci. Ac- canto a questi documenti, collocai le più antiche memorie, liturgiche e storiche, intorno a sant' Eldrado, celebre ab- bate del secolo vnii, che illustrò la Novalesa non solo colle azioni e colle virtù, ma anche cogli scritti. Queste memorie non hanno tutte un eguale interesse, ma pur tutte dovevano essere messe a disposizione degli studiosi. Al- cuni piccoli aneddoti chiudono questa seconda serie di scritti, alla quale feci seguire la riproduzione di due brevi jan- tichissime cronache, e la ristampa di alcuni versi in Qi^ore

PREFAZIONE. XVII

di san Giusto di Susa. Le cronache e i versi proven- gCHio da manoscritti, che appartennero alla biblioteca di S. Giusto di Susa, monastero che fu anticamente in re- lazioni assai strette coir abbazia Novaliciense. Pare che delle due cronache, direttamente o indirettamente, siasi servito il cronista, poiché e' è fra queste fonti qualche con- cordanza, che difficilmente può aversi come del tutto casuale. Quanto poi ai versi intorno a san Giusto, essi trovano qui un posto non disconveniente, poiché il nome di quel santo viene con onore ricordato, come pare, nel Chronicon. Sembra infatti abbastanza accertato che quel Giusto di cui parla il cronista, il quale ne vide la tomba a Bardonecchia, altri non sia se non il celebre santo, le cui reliquie furono onorate in Susa dal marchese Olderico Manfredi.

Non mi pareva di potere esimermi dal presentare poscia al lettore T elenco dei codici della biblioteca mo- nastica, per quel poco che ne possiamo sapere, dopo tante dispersioni. Qui cercai di completare e correggere quello che, a tale proposito, stampai altra volta; con questa diffe- renza peraltro, che nel luogo presente nu limitai a notìzie puramente bibliografiche, e aride e brevi, quanto mi riusci &tto; mentre altra volta descrissi i codici con qualche larghezza ed abbondai nella descrizione bibliografica.

Viene in seguito il catalogo degli abbati. L* elenco venne già composto nel secolo xvii da mons. Francesco Agostino Della Chiesa, e corretto nel secolo successivo da don Francesco Borgarelli ' eremita camaldolese. Mezzo

' L* elenco del Borgarelli termina coli* abbate : « Petrus Maria Sineus « de Turri Palleriae, sacrae theologiae doctor, onus Rhodis, in provincia et

XVIII e. CIPOLLA

secolo fa venne ricomposto, per Y età più antica, da Lodo- vico Bethmann, in base ad un diligente e perspicace esame del Chroìticony e sopratutto sull* appoggio dei documenti. Nel 1894 un nuovo elenco ne diedi io stesso, continuandolo sino al 1796. Ora dal mio catalogo riproduco, con emen- dazioni, la parte più vetusta, sino al principio del secolo xii, restringendomi, quanto mi fu possibile, nelle citazioni.

In ultimo si presenta al lettore la cronaca abbaziale, il cui testo fu di già argomento agli studi del Muratori, di C. Combetti, di L. Bethmann. Dopo di questi e di altri illustri eruditi, ben poco di nuovo io potevo sperar di trovare. Tuttavia la buona fortuna mi pose alle mani qualche notìzia sfuggita alle ricerche dei precedenti editori. Di una cosa voglio sin d' ora avvertire il lettore, ed è eh' io non entro in nessuna quistìone sulla compilazione della cro- naca, se non per quel poco da cui non posso assolutamente esimermi. Fu mio scopo preparare altrui un materiale di studio, senza avere in pensiero di precorrere il lavoro dello storico. La mia critica è quindi meramente esterna.

Nella compilazione del Codice diplomatico ebbi in mira di dare i documenti che riguardano per diretta guisa \ ab- bazia Novaliciense, non dovendo occuparmi delle chiese che da essa dipendevano, se non per modo indiretto e quasi per incidenza. Il campo, che mi incombeva il do- vere di percorrere, era di per abbastanza bene definito perchè io potessi pensare ad allargarne i confini. Alla

« dioecesi Albensi, ob. anno 1796 ». Un altro elenco degli abbati si legge sopra alcuni fogli sparsi, annessi al manoscritto del Borgarelli, ed è dedotto da mons. Della Chiesa: giunge al 1640.

PREFAZIONE. XIX

Storia deir abbazia non reca per verità molta luce quella delle chiese e delle terre ad essa sottoposte, le quali eb- bero una vita propria.

Ecco in brevi parole riassunta la storia di un' abbazia, i cui servigi in prò della civiltà furono con parole conve- nienti messi in rilievo dal mio compianto ed illustre maestro, prof. Giuseppe De Leva '. Maggiori notizie potrà il let- tore trovare, oltre che nelle opere dei valenti eruditi che mi hanno preceduto, anche in quelle comunicazioni, nelle quali, siccome il dovere mi imponeva, mi preparai la strada alla presente pubblicazione*.

Sarei molto lungo se dovessi qui ricordare tutti co- loro, ai quali mi stringe debito di gratitudine per gli aiuti datimi lungo gli anni che attesi agli studi Novaliciensi. Qui mi accontento di esprimere la mia gratitudine anzitutto alla Direzione dell'Archivio di Stato di Torino, dal quale è desunta la maggior parte dei documenti da me posti in luce. Cosi pure mi dichiaro obbligatissimo ai preposti della bi- blioteca privata di Sua Maestà, della biblioteca Nazionale

' Diì movimento intàUituàU d' Italia nei primi secoli del medio evo, Ve- nezia, 1876; nuova ediz. presso G. Pinzi, Prose letterarie, Torino, 1889, p. 295.

' E cioè : a) Ricerche sulV antica hihlioteca del monastero della Novalesa, Torino, 1894, pp. 189, con $ tav., in-4 {Mem, Accad. di Torino, ser. II, voi. XLIV); b) Brevi appunti di storia Novaliciense (Mem, Accad, di Torino^ ser. II, voi. XLV, Se. mor., p. 147 sgg.); e) Nuovi appunti di storia Novaliciense {Alti Accad, di Torino, voL XXXI, ceduta del 3 maggio 1896); d) Le più antiche carte diplo- maticbe dd monastero di S. Giusto di Susa, I02g~i2i2 (in Bullettino delVIstituto Storico Italiano, n. 18, Roma, 1896). M' accostai a questioni Novaliciensi anche nel $ II dei miei Nuovi studi sulT itinerario di Corrado II nel 1026, in Atti Accad, di Torino, XXVI I, 880-81 (Torino, 1891). Credo opportuno ricor- dare a questo luogo anche il notevole lavoro di R. Brayda, // medio n'o di Fai di Susa, Torino, tip. Salesiana, 1885.

XX e. CIPOLLA

e di quella dell* Accademia delle scienze in Torino. A Milano trox'ai larghissima cortesia nei dottori dell* Ambro- siana, e nella Direzione dell' Archi\ào di Stato. Del pari obbligato mi professo, per soccorsi di simil genere, alle Direzioni della biblioteca Vaticana e della Casanatense di Roma. A Pavia, mons. Riboldi, \-escovo di detta città, mi concesse ogni agevolezza per le ricerche nel suo archixìo vescovile. minori doveri ho. per gli studi che m* av- venne di fare in Susa o nel suo territorio, a mons. E. dei conti Rosaz, vescovo di quella citta, e al sac. Belmondo, prevosto della parrocchia della Novalesa. Aiuti ebbi dal prof. C. Merkel dell' Università di Pavia, dal dott L. Schia- parelli, dal generale E. Morozzo della Rocca. Notizie di carattere topografico mi forni il sacerdote prof. G. Lanza, abbate di Superga. posso tralasciare di rammentare qui il nome del cav. E. Bianco della tipografìa del Se- nato, il quale, pratico come egli è della topografia pie- montese, mi giovò ccm parecchie identificazioni locali.

Fatto ricordo dei \ì\ì, debbo con particolare ricono- scenza commemorare un defunto, il comm. abbate Giuseppe Parato, che fu direttore del collegio nazionale Umberto I di Torino e che mori nel 1893. Egli mi accolse parec- chie volte alla Nov^esa, mi guidò alle ispezioni locali, e, mentre mi fece gustare la bellezza di quelle posizioni in- cantevoli, mi rese in qualche maniera possibile rivivere della vita di coloro di cui ricercava le esteme testimo- nianze storiche. r- i-

Carlo Cipolla.

MONUMENTA NOVALICIENSIA

i.

ACTA

I.

726 gennaio 30.

Fonti. A Pergamena originale, nell'archivio di Stato di To- rino {Abha7;ia àtUa Novaksa, mazzo i, n. i), esposta ivi nel museo Storico. Bellissima pergamena (0,64X0,51; righi scritti quarantatre), di abbastanza buona conservazione, fatta peraltro eccezione per un grosso buco, che toglie parte dei righi 19-24, e per qualche buco di minore importanza. Quando fu scritto sul verso il più antico regesto (secolo xi) la pergamena era ripiegata, in qualche modo, come se fosse un diploma. Il carattere è corsivo me- rovingico, con poche abbreviazioni, ma ricco di nessi; non è del tutto rego- lare, ma è abbastanza chiaro ; i righi, quantunque non siano stati preceden- temente segnati, tuttavia mostrano nello scrittore l'intenzione di farli rettilinei; unica punteggiatura è il doppio punto :, che talvolta (cf. p. es. al r. 32 il vocabolo « successo : rebus ») si trova anche a mezza parola ; qualche volta (rr. 21 e 33) quel segno s'incontra al fìne di un rigo, dove va a troncarsi una parola, che poi si compie al principio del rigo successivo. Nei rari casi in cui la soluzione delle abbreviazioni non era unica, si preferì nel testo la più probabile, dandosi in nota la lezione del manoscritto, così nelle sottoscrizioni, « rog. » può sciogliersi « rogetus j», c rogetos j», « rogitus », tre forme che pur si trovano qui scritte per disteso. Le sottoscrizioni sono autografe, compresa quella di Abbone (checché ne pensasse il Datta), che è in inchiostro assai più nero del testo del privilegio ; essa è la prima ed è seguita da alcune note tironiane; tali sottoscrizioni terminano colla for- mula : fT, che, per la forma della scrittura, richiama la sua corrispondente nei diplomL 11 primo rigo presenta prolungate le aste verticali delle lettere b, d, 1; e oltracciò le due prime lettere del medesimo, s e (nella parola scis), à approssimano per forma e più per grandezza alle « litterae grossae », sicché per questo rispetto il nostro documento, sebbene appartenga alla categorìa delle « chartae pagenses », avvicinasi in qualche modo ai diplomi emanati da autorità di secondo ordine. Si hanno a deplorare alcuni ritocchi. Sic- come in parecchi punti il carattere erasi più o meno indebolito, od era anche

MONUMENTA NO VALIC lENSI A

affatto scomparso, così una mano assai posteriore, ma pure abbastanza an- tica (forse del secolo xi), ricalcò molti passi qua e là, e talvolta lo fece di maniera da rendere impossibile la lettura delle lettere originali; per quanto pare, il ricalcatore fu peraltro diligente, si permise di alterare grossamente il testo. Le abbreviazioni sono scarse, sia per troncamento, che per contrazione, e assai meno rare sono nelle sottoscrizioni, che non nel testo, dove s'incontrano peraltro le solite abbreviazioni: dns, eps, sca, e simili. La sillaba « et » o è scrìtta per disteso, o è rappresentata col nesso corsivo &, che s'incontra tanto isolatamente, quanto in composizione di parola. Non comparisce mai la nota tironiana, somigliante alla cifra 7. Per Tortografia noto che il dittongo as comparisce solo in « aec desia ». Verso il principio, nella voce: « roetractadone » abbiamo il nesso oe. Quanto ai regesti e segni archivistici sul verso, tutto si riduce a poca cosa. Un regesto, in minuscolo romano, probabilmente del secolo xi, dimostra di qual maniera allora venisse inteso il presente documento, ed è perciò assai importante: « Privilegium de ordine clericorum huius coenobii»; all'ultima di queste parole una mano ben nota, quella di Pietro de Allavardo di Vigone, procu- ratore del priore Andrea Provana (sul quale cf. F. A. Della Chiesa, 5. R. £. caràinàlium, archUpiscoporum, episcoporum et àbhatum Pedemontanae regionis cbronologica historia, Augustae Taurinorum, 1645, p. 203), al principio del secolo XVI fece seguire: « Novaliciensis ». Il medesimo aggiunse poi: « Inlegibile propter antiquitatem ». L'Allavardo tenne nota del nostro do- cumento anche ne' suoi inventari degli anni 1502 e 15 12, dandolo come un « privillegium » di « Abbonis patricii imperatoris ». Dal Datta (cf. sotto $ E) apprendiamo che questa pergamena pervenne all'Archivio di Stato nel 18 14, fino al quale anno erasi conservata all'Economato, cui naturalmente era pervenuta dall'abazia. Questo documento fu presentato a re Carlomanno, che lo con- fermò col diploma 20 giugno 770, dove si leggono trascritte alcune linee di esso. B Jean Louys Rochex, La gioire de Vahhaye et vallèe de la Novdise, Chambéry, 1670, pp. 42-46. Copia alquanto trascurata, tuttavia non disprez- zabile. Vi è una alterazione volontaria, fatta sopprimendo quasi tutto il rigo 26, i rr. 27 e 28, e il principio del r. 29, oltre ad altro brano nei rr.30-31 ; questi brani, in cui si allude alla possibilità di dissensi nel monastero, ven- nero modificati colla sostituzione di nuove parole. Il brano soppresso o alterato comincia : « id in idipsum revertimus » e finisce : « se pocius mal- « luerunt retrudi ». Alcune lacune dell'originale nei rr. 19-24 possono venir supplite coll'aiuto della copia del Rochex, non essendo affatto supponibile che tali reintegrazioni provengano da semplice congettura. Il Rochex mo- dificò assai l'originale. La sua edizione fu criticata da Pietro Datta, nel- l'opera di lui che citeremo al § E (0.

(i) Tra la fine del secolo xvi e il di questo documento, ciundolo sotto principio del xvn compendiò una parte il nome di editto, Guglielmo Balde-

I. ACTA. 5

C II notaio Bernardo Bazano (della cui raccolta di documenti Novaliciensi parlai in Antichi inventari del monastero della Novalesa, Torino, 1894, p. 17), inca- ricato dalla Camera dei conti di S. M. il re (Vittorio Amedeo II), collazionò la copia di questo « diploma » «r da altro scritto in caratere anticho » esistente nel- Parchi vio dell'abbazia della Novalesa, e lo autenticò colla sua firma, addi 23 ago- sto 1 721, trovandosi nel detto monastero. Fu di parere il Datta, che il Bazano si limitasse a riportare il testo del Rochex, nonostante la predetta dichiarazione ; ma questo è inesatto. Bastano pochi esempi, tratti dalle prime righe, a mostrare che il Bazano collazionò la copia del Rochex, se anche se ne servi, sicché se in alcun luogo egli peggiorò il testo, in parecchi punti lo migliorò. Valgano questi esempi: r. 3, originale: «forcifer», Rochex «fulcifer», Ba- zano (cfurcifer»; r. 3, originale « etemus », Rochex «hactenus», Bazano « ^emus » ; r. 4, originale « deus », Rochex « dicimus », Bazano « deus » ; r. 4, originale a nouelicis », Rochex « Novaliciensis », Bazano « Noualicis »; r. 5, originale « uen[erabili] uiro », Rochex « venerabilem », Bazano « vene* «r rabilem virum ». Si osservi che il Bazano non dice di esser ricorso al- rorìginale, che abbia trascritto l'originale il copbta di cui si serviva ; ma soltanto parla di uno scritto in carattere antico, sicché non pare esclusa la possibilità ch*egli siasi giovato di una copia antica, fonte per avventura anche del Rochex. Questa supposizione sembra acquistare probabilità quando esa- miniamo certe frasi in cui il Rochex e il Bazano discordano fra di loro ; tale discordanza può spiegarsi, supponendo che il secondo abbia esaminato l'originale, che rimane invece discordante e dall'uno e dall'altro. L'origi- nale, rr. 20-21, legge: « monas|{theriis monachis nouelicis & uicerie prò in- « festacione gencium & refugium ad suffulto fraternetates ausilium si inuice « copolentur ». Il Rochex : « monasterii monachis Noualiciis scilicet & Vi- «rgeriae, prò insistatione gentium adimplementum fratemitatis invicem co- te puletur». Il Bazano: « monasteri j monachis Noualicijs scilicet, et Vigerif « prò in se statione gentium adimplementum fìrmitatis inuicem copuletur ». Non meno concludente mi pare la intitolazione, che il Bazano riferisce così : « Prìoilegium domini Abbonis patricij de ordinatone monachorum et abba- ff tum et de consuetudine Noualiciensis c^nobii . tempore Theoderici regis ^ di- « fìcati anno quinto im perii eius ». Il Rochex la riferisce per intero, e vi aggiunge, a modo di glossa : « id est anno 726 Christi, indictione 9 ». Questa spiegazione ha l'aspetto di un'aggiunta, é supponibile che la sua man- canza presso il Bazano dipenda da volontaria ommissione; tale giudizio é confermato anche dal fatto che alla didascalia latina presso il Bazano altra ne precede, nella quale l'atto vien dichiarato « du cinquiéme siécle ». 1 re- gesti dell' Allavardo si accostano assai alla didascalia dej Bazano, ma non

sano, come avrò occasione di dire più qui non aggiungo, ciò non avendo nella esposizione del $ C del doc. 11 ; di valore per la restituzione del testo.

e questa ■;

Theoderici > hanno < Theodorì Concludendo, pare aduniiue die il Baiano, come il Rocbex, I

facenero trascrìvere da lu» copia antica, nella qoale si (ossero diggii introdotte certe modlficaziooi, tra le qaali quelle votoaiarìe riguardanti i righi 26-39e }o-ji.

D Già» Tohmaso Tekraneo (f 1771), TabuUriam Celto-Liguaic voL 1, sono l'a. 716 (ras. della biblioteca Naiionale di Torino), riproduce il iKtstro documento, nel testo che gli risultò dalla collazione dell'edizione del Rochei coll'originale. Che il Terraneo abbia visto realmente la perga- mena orìginatc, e che abbia con essa collazionalo quasi tutto il documento, tisulia dalla sua relativa esaneiza, ponau fino alla riproduzione dell'ono- gralia, e dalle lacune ; infatti quei brani dei righi ao-14, che ora sono dcricienti, e che vengono colmati dai testi del Rocbex e de] Bazano, sono tralasciati dal Terraneo ; peraltro ciò non avviene con piena esattezza, giacché al rigo 19 il Terraneo registra due lacune, che in realtà non esistono, e trascrive poi, come se le avesse lette nell'originale, certe parole, che può aver desunte soltanto dal Rochex. Questo dimostra che il Terraneo non è sempre accu- rato nel collazionare l'originale. Quindi non sappiamo a che propriamente attribuire il Tatto ch'egli fa sua l'alterazione volontaria, che abbiamo consta- ' tata nel Rochex, poiché egli riproduce quasi con perfetta esattezza tutto il tratto in privilegio - sub die tertio (rr. 2;-;)) del Rochex, nel quale tro- vasi appunto quel passo. Nelle sottoscrizioni riproduce quasi interamente il Rochex, ma corregge sull'originale la firma di Abbone, e poi - se ne sa il perché - la ripete in una forma che, se fosse vera, sarebbe notevolissima, poiché confermerebbe il patriziato di Abbone: « Ahbo patrìdus huic privilegio

consensi et hoc scribere feci >. Forse il Terraneo pretese con ciò di leg- gere la sottoscrizione del vescovo « Aeochaldus a. Senza dubbio il Terraneo ebbe a mano il veto originale ; oltre alla sua asserzione, lo prova la sua lettura a Walchsni s per ■Walchuni», dove la s rappresenta un facile scambio di lettera, avendosi qui nell'originale la u soprascritta (cf. M. pROtJ, Ma- nuel Jt paUographit, Paris, 1890, p. ji), che assume una forma simile alla s, come pure anche alla i.

Anche il Terraneo ci offre alterati i brani ai rr, 26-29 ^ 30"3'i ''' cui parlammo a proposito dei testi del Rochex e del B.izano.

E Pietro Datta, Di Ahbont fondatore del monasUro Novalkìinte &c, in Meni. dcU'Accad. di Torino, ser. I,to. XXX (1816), Sciente morali, p. 177 sgg,; testo pp. 3oS-2ti, con un facsimile che riproduce i rr. i-j, }4-4}> £ la prima edizione critica, nella quale ricomparisce esatto il brano alterato presso il Rochei; non t tuttavia senta mende, ed è curioso, p. es., che al r- 4}, dove l'originale ha estefanus u, e il Rochex e il Bazano avevano scritta

Stcphanus », il Ditta abbia letto « Erterius ■>. A pp. io;-2oé pretese leg- ^L gere alcuni segni tironiani, che credette riconoscere in alcuni dei a snbscripsi a, ^1 e lesse parte di quelli che chiudono la sottoscrizione di Abbone.

I I I

J

I. ACTA. 7

F Pietro Datta riprodusse, ma con ritocchi, la sua edizione, nei Mon. bist. pair., Chart, I, ij-iS, n. 8 (a. 1836). Qui, p. es., nella sottoscrizione del rigo 43 modifica la sua prima lettura in : « Ertherius », ma non la migliora.

G Pietro Vayra, Il museo storico della Casa di Savoia, Torino, 1880, p. 298, con un buon facsimile dei rr. 1-4, 34-43. Si limita a dare una tra- scrizione dei righi riprodotti.

Metodo di pubblicazione. Tengo conto delie parole ricalcate nel- l'originale da mano del secolo xi, solo quando non si possa più leggere la prima lezione. Fra [ ] chiudesi quanto è integrato coll'aiuto delle copie antiche. Fra ( ) le note tironiane interpretate. Julien Havet, paleografo di illustre memoria, ebbe la bontà di facilitare questa pubblicazione, coi suoi preziosi consigli, specialmente sulla lettura delle note tachigrafiche e delle sottoscrizioni finali, essendosi egli giovato del facsimile del Vayra. La sot- toscrizione di Abbone nell'originale segue immediatamente al testo, ivi si va a capo neppure per la sottoscrizione di « Aeochaldus »,

È notevole il fatto che l'estensore di questo atto si giovò non poco della formula I, i di Marcolfo (presso K. Zeumer, Formulae Merowing. et Karol. aevi pp. 39-41), come si avvertirà ai rispettivi luoghi.

^ Sanctis et in Christo patrebus domnis episcopis, abbatebus seo et inlustrebus virìs principebus et omnebus iudecebus, mecum semper optabelis, quorum nomena subter tenentur inserta, ego in Dei nomine Abbo filìus Felici quondam, illut christianis vigi- 5 lancia debet intento corde hac iuge raectractacione perscrutare, ut amids domestecis quietem conferat utiletatem ut celestem pa- triam trìpudiendum introeat, ut semper forcifer antiquos lugiat Abbone

. .1 * torc » di

inimicus et eternus Dominus de nostra operacione benignus appa- ""»«» « ^

fiat, ergo una cum consensum pontefecum vel clerum nostrorum JJ^^ "^J

IO Mauriennate & Segucine civitate(»\ in quibus nos Deus rectorem JS,c**2ittà!

esse instituit, monastheriolo virorum in loco nunccopante No- wìio^, ^

velicis 0») in ipso pago Segucinu in rem proprietatis nostre, ex JJ^^*J

opere nostro, una cum Consilio domno & in Christo patre nostro Jj^^o"^

Vualchuni ('^ (') episcopo in amore beatorum apostolorum germa- ^*^^ ^ ^

(a) Uh piccolo foro dime^xP le due ultime lettere, (b) Per leggere nouelucis

Insognerebbe supporre il nesso la , dove si ha l'accostamento della 1 alla i Cf. sotto dove si ripete la stessa voce, (e) L'ultima a di Uaalchani i della forma detta soprascritta,

(i) La sede vescovile di « Walchu- prima u, che, nella forma sopra- emù» (detto anche a Walchinus », scritta, rassomiglia ad una i) fu in- forse in causa della errata lezione della dicata ai ricercatori dagli estratti Nova-

8

MOX'UMES'TA XO YAIICIEXSI A

nonim Petri et Anàrcc^ sco edefecasse, et qiios Dooxbzss dem adunare volemas ubi v^ domno et io Chrisa» patte congregacckme

1, .,- -....sV

ibi-

VmVitrni -*^ abbate ima dcdcrezmxs» ut

br Is secsmà» m , the trwTtai

d^Ha fii^wtx isfr*.Smrizi*; srtrsitrittm è

UcUmsi del Pdeooke. I Macnnì odia GaOia chrisHama, IO, lo^-^), ^mtro lo csclodooo Tcscovi £ Embfim e lo fitengooo o di Tonno o di St. Jean de Miarìenoe, solo perchè od soo tcsumemo AUxxie dice di kn, die si occupò attxTamente delia costm- ziooe del monastero della Novalesa. Recentemente B. Hauréau, condmia- tore dei Maorìni, escluse egli pare (fiaUia cbrist. XVI, 617) « Waidm- « nus 9 dalla serie dei vescovi di Em- bron. Anche Jules Mamom (Les cmt- tuìaircs de Tégliu catbédr, it GremohU dits cariuLaircs de Saint^Ugis, Paris, 1869, p. 47) non volle riconoscere in « Walchunus » un vescovo di Embrun, ma io giudicò vescovo di Torino.

Non pare peraltro che il testamento di Abbone, nel quale non si parla mai della diocesi di «Walchunus», ci dia la prova desiderata dal Marion, dall' Hauréau &c. A rigore, egli può aver preso a cuore quella costruzione pur senza esser vescovo di Maurienne o di Torino ; tanto più che la dio- cesi di Embrun trovasi a distanza re- lativamente non grande dalla Nova- lesa. Il Mabillon (Ann. Ord, s. Befted, II, no, a. 739» S 50» Parlando del testamento di Abbone, ricorda « Wal- «chunus», ma senza precisarne la diocesi. Il Gams, Serus episc. pp. 548, 830, lo registra tanto nell'elenco dei vescovi di Embrun, come in quello dei vescovi di St. Jean de Maurienne. F. Savio, Gli antichi vescovi di To- rino, Torino, 1888, p. 29, non fa se- guire a Rustico (+691) nessun ve-

sco'vo & Toeìdo pc^Htt <fi Andrea,

g;BO Ifiìgofcigdo di GailomagnoL Bi-

die la Nova- neppiire al legou kMi*c)lvirdo (die g^ongera ap- pena alla Qòfzsa «H S. Mich^), non poterà £ar ptarte della diocesi torinese. Parrtì*« rapODeroIe attr^mrìa a St. Jean de ìiMBncBaCy skcfaè sarebbe abbastanza prohaHle che «Wakha- « nns » fosse tcscoto qaest*ultima sede» axne wmrime C Le Cointe, Amm. iccksUsL Frsmc^fr. VI, 430. Ul> tiniamenie il Dcchesxe, FasUs épisco- pamx àt famàaau Gmmk, Paris, 1894, pp. 254, iSi'iSi, crede che le carte di .\bbone (cui egli insiste ad appel- lare patrizio) provino che Walcuno era vescovo della diocesi in cui si tro- vava il monastero, e quindi lo attri- buisce alla chiesa di Maurienne; per ispiegare la notizia relativamente tarda del Cbron, Koval. suppone che egli unisse in le due cattedre di Em- brun e di Maurienne, Ma per vero la testimonianza del Chronicon, al cui fondamento stanno per buona parte documenti autentici, ha la sua gra- vità. Sopra tutto poi voglio rilevare che nell'introduzione al presente do- cumento, Abbone esclude Walcuno dai due cleri di Susa e di Mau- rienne, sicché ropinione più diffusa, mi sembra sia anche la meno appro- vabile. Il MùHLBACHER, Reg, Kai'ol. p. 117, opina che «Walchunus» fosse vescovo di Ivrea, ma non ne alcuna prova.

I. ACTA. 9

evangelica normam et regola domno Benedicto seu priscorum patrum ortodoxorum instetuta in ipso loco debiant conversare quietem et prò nos vel stabiletatem regno Francorum seo cumto popolo Christi babtismate perfoso Domini misericordia iugiter 5 exorare. immoque et placuit, iuxta antefatorum domnorum epi- coi conseiuo dei

' 1 * ' X vetcori, prìncipi e

scoporum vel principum consensum seo & Consilio abbatorum J|^£;„^^] j'*2Ì et cumto clero Mauriennate et Segucine, ut previlegium memo- J^» ^^^o*^ rato abbate ipsoque monastherio vel monachis ibidem consisten- tibus conferre deberem, quod ita et fecisse cum maxema devo- to cione, hac plenessema mentis nostre volumtatem, eatenus, ut quitquit de rebus nostris ad ipso monastherio tribuente Domino a nobis vel a quebuscumque chrisdanis Deum timentibus datum vel conlatum est aut in Dei nomine in antia fueret conlatum modis omnebus ad ipso sancto loco vel congregacione ipsius ij monastherie cum integra libertate suffragante Domino proficiat

in augmentis,ut neque a nos neque a successorebus nostris, ncque ^5*i°roof"ia^* ab arcidiacono vel primicerio, nec a quemlibet clerum vel orde- SSna^^deT^dS? natores antedicte (•) aeclesie Mauriennate et Segucine aut a lori*t?«rinonJt^

Il /-u^ 1 1 /.\ ro stesso, salvochè

quemcumque nulla requesicio ^^^ vel consuetudo non requeratur (% queiu di dare, so-

, . prtrichiesujeor.

20 nec quemlibet speciebus exmde non auferatur, nisi tantummodo diMiioni e le be-

^* ^ * ^ ^ nedizioni ai preti,

si eis necessarium fueret benedicciones presbiteris, diaconis, aut JJ|,^^*f°"* *** •«" altana consegraciones et se voluerent sagra crisma postolare, vel quibuslibet benediccionebus ab episcopis loci illius, absque ullo premio, vel munera intercedente, eorum clereci vel altaria ad eorum

2) petidone consagrentur et si ab eis petentebus illuc pontefex prò logranda oracione ad eorum utiletate accesseret, celebrato hac perhacto devino misterio, sinplicem hac sobria benediccione per- cepta, absque ullo requesitu dono, studiat abere regressum ('>, in re- liquo nulla penetus alia potestate in ipso monastherio, neque in

jo rebus, neque in ordenandis, neque in villabus abiat potestatem et addeesse placuit, quod esse non debet, frageletates temporum si

' * >•• •>• /«r 1 se in ouel territo*

episcoptis m terretorio ipsius civitatis meneme repertus f [uejret, ho venisse a man-

(a) Ekalcate le lettere nte (b) Un buco distrusse parte delle lettere ulli re

(e) Ricslcate le lettere tu

(i) n tratto a prò logranda - re- di Marcolfo, I, i (K. Zeumer, op. e gressum » è desunto dalle Forntuhe cit. I, 40, rr. 13-16).

Aiomumtnta NavalicUnsia. I*

l

IO

MONUMENTA NO VALICIENSIA

zutùwttcoro,ti- thunc^*) licenciam abiat ipse abbas una cum monachisi») suis, si

ioni 1 monaci, al r '

Sl?^ ^S^^ ^s necessetas fueret, prò sagris ordenebus alìum episcopum ex con- nndaii; provencialcbus in Dei amore devino repertum ad ipso convocare

cenubio ad celebrandas consagraciones, post transhaao misterìo & dilecdone caretate fratemetatis, absque uUo quommodo & 5 inlicitam consuitudinem, valiat abere regressum, ut quatenus mo- nachi ibidem cumsistentis de perfecto quietem valiant duci Domino per tempora esultare et sub sancta regola viventis et beatorum patrum vitas sectantis (^^ prò stato eclesie & salute regis ^^!tencc^m ^^' patrie valiant plenius Dominum exorare^'). et ut adsolet hu- io

mana frageletas quandoquidem ipso abbate de hac luce Dominus megrare lusserete cuius de ipsa congregadone maxeme regola conpertum & vita mereds congruentem elegerent, sine premio memorate urbis episcopo, ipso promoviant abbate, illut intemare curavi dum &[inter nos] & domino Eoaldo W(>) episcopo & mo- 15 nachis suis de Vicerìa monastherio in honore beate hac gloriose

Ul vescoTOt scel<

Ìano A tnccédtrmìi più merìterok;

(a) Dall' ultima lettera di repertus (p. 9, r. ^2), incluse, alle due prime di thanc , incluse, un buco danneggio il nostro testo. La voce f » « ret viene completata da B e da C, che naturalmente leggono: Ifiierìt (b) Ricalcate le parole: una ciun monac

(e) Una mano antica (sec, ixì) ridusse la ì ad una e (à) B e C curavi, quod inter nos et dominum Heoaldum D curavi quod inter nos et dominum * * Hevaldum La legione B e C, nella lacuna, poco soddisfa. Pensai: 8c[enem nos] &; ma qualche frammento di lettera, e Vampiexjfi della lacuna rendono difficile anche questo tentativo di restituzione. Sicché lascio quello che gli antichi ci tramandarono.

(i) Il tratto « ut quatenus monachi- « exorare » è desunto dalla Formula ci- tata nella nota precedente (K. Zeumer, op. cit. p. 40, rr. 17-20).

(2) Questo vescovo «Eoaldus», che va naturalmente identificato con « Aeochaldus » firmato in calce al- l'atto, potrebbe identificarsi con san- t' Eoaldo, arcivescovo di Vienne, la cui morte viene dagli uni attribuita al 716, e dagli altri al 723 (Gallia christ, XVI, 35-36); il suo successore s. Bobilino dicesi morto nel 718, ma questa data è offerta da un sillabo episcopale compilato assai tardi, cioè nel 1239. I^^lic notizie raccolte dal DucHESNE (op. cit. 1, 199) appare che

s. Eoaldo governò la chiesa Viennese prima e dopo Tanno 716, e che il suo successore era contemporaneo di re Liutprando e delTimperatore Leone III. Ad ogni modo « Eoaldus » distin- guesi dal vescovo di Grenoble (cf. la nostra nota i di p. 13), quantunque avesse sotto di un monastero co- struito sul territorio di quella città. Uno degli altri due vescovi firmati air atto potrebbe essere quello di Mau- rìenne, la cui serie ci pervenne im- perfettissima (cf. DUCUESNE, op. dL I, 234-35), ma quanto ali* altro non posso far ipotesi. Che sia di Susa» di cui si ricorda il clero, accanto a quello di Morienna?

semperque virgenis genetrids domìni nostri lesum Christi sancte Marie in pago Gracinopoletaao constructo convinci caretatis af- fe[ctus semper observetur e[ dilectio utriusque]''* monasiheriis f'' monacbis Novelicis & Vicerie prò infestacione gencium & refii- gìum ad suffulto fraternetaies ausilium in invice copolentur, cla- nim est enem verbum devinum quod dicfit: si vos in invicem dilecrionem] <'ì abueretis, in hoc sctenc omnes quod mei estìs di- acipoli*'', etenem alter alterius onera vestra portale, sic adinplibetis legem Christi f'), & illut conventum est quod quandoquidem unum ex ipsis n)onasth[eriis abbas de hac luce migra]veret ^^\ sicut su- perius intemavimus, instetuantur abbate et si prò tempora fragilia talis cumdignus in unum ex ipsis monastberiis ad subrogandum abbate, quod mincme credcmus, inventus n[on fuerit, tunc de ìlio alio monjastherio W, si ibidem iiign[u]s repcrtus, que'^'^ fueret per comune consensum abbate, qui superest monachis, in loco de- functi, instetuantur abb[ate]m («•, et si frater in unum ex ipsis mo- nastberiis scandala [perpessus fuerit et]W ìbidem ìpse mineme degerc potuerent, thunc <" ad ilio alio ad correccìone transferantur monasterio et si opteme penetuerit et abbate suo placuer[it] **' per conscnsu fratrorum ad suum revertat cenubio, ita et in prc- vilegio iamdicti monastherie Vicerie <'> simìliter est insertum. id in idip>sum revertimus, quod abset, alequo scandalum simultatis sue vcl iorgia, instigame parte aversa, qui semper humanum ge- nere noccndi est cupìdus, contra ipso abbate aut monachis infra

(/lì B t e riimpitn» U Ittune, D lU inlira la ptrela ifTectui, ma arti ptr Itmfittur». (b) RicaUttt ti frimi cm^ui IttUrt, (e) B dicitur voi inTfcEm

dilutionen C dicìiur vat in ìnvitcm iiilecii»acm [i) B i C riimpìena In Ucana. (t) B t C rìimptaiut la latima, ma B itrlvt ilio Ilio , nitnlri piii totumlatita al r<iJa itlratta i tf^loM ìlio ilio di C. |f) Ricalcali It lillirt cbt fu tcrivc eer-

me ! li fbidtm iit« * ( rtpenu) qiu ; na il tiealcalari traiiiirl/ U ni final» H ibidem ( f InJki CtB unirlo J'abìrtviajlaat sovrappaih ad t ; haicurò U t fittali iidigafuli, é «lU n ispta^ttiui a »f«g ' . ad indila', la mancaH^a dilla sillaba lu Igì D t C iiuliUUI abbitcm Ora li tilltrt ibb ivno rifal(d[( di guisa tbi itila prima Ittillura aiioi pai» ri pah diiiinpuii ; dalla in finali pari n pana tiscanlrati qnalcbi Ittctia. (k) B I C riimpitfia la lacuna. (i) Ricalcali la Mliri [l>i scriva in corsiva : ibid(>n •ptf miùtma irgir, psluercnt Illune (k) Ricalcali, aii;i rifalli, I, lilliri Muer; il rii*it*l»ri nan Iravh piii la ipofia per Ittminori parala, il cai alila Ì fhitlatlo »Hétm*l9 tba itpriita. (1) Parala ricalcata.

'éLl^^Tt.y

(I) lOUAN. XIU, JJ.

(3) Ad Gal VI, 2.

12 MONUMENTA NO VA LI C lENS I A

sorgendo discordi* ipsa scDta sorrcxerct et inter se se antia recto ordene pacifecare

in uno dei due mo» * *^

nasteri,r»itroino- nequivefcnt, thunc abbatibus vel fratrebus de alla monastherìa

nastero richiAou e ^ '

punisca l'errante; spiritualis vcl Fcgola bene cognctìs, hac in opere inplitis(*\ advo- non potendolo fa- cent et iuxta corum regola corre^antur, et si ab ipsis meneme

re.ilponuficedella o o t ^

città cariutevoi- emcndatum fueret, thunc pontefex civitatis illius eos pio & pa- e

mente lo corregga; ' * r r j

terno ordene corregere, iuxta priscorum patnim decreta studiata sic tamen eos castigare moniat, non quasi ultur culparum, set Dei medicus(^) verbis mellitis existat volnerum, ratus se se qua[n]- tum(*=) intencius sui oves omnipotentem Dominum famolantur, pociora premia accepturum et dum ipsi sepedicti famoli Dei io omnebus rebus derelictis intra claustra cenubie et evangelica nor- mam secuti se pocius malluerunt retrudi, quam terrena conmerda et secoli devicias ingerere, erga eosdem dignetas per succidatur temporum niodis omnebus conservetur^ quia insta hac salubre esse censimus, ut suffragium aeclesie nostre pocius ioventur quam 15 alequod dispendium ('^>, fatigaciones vel inquietudenes a nos vel successorebus nostris debiant sustenere, et quod fiere non cre- ane ^edctteM^° demus, si quis calledetate preventus sanccionem hanc timptaverit

inrumpe excomunes a congregacione ortodoxorum vel aedesia cattholeca resediat et se se pie emendaveret reus teneatur ob- 20 noxius, et hoc previlegium maniat evo in tempore soledorum stepolacione prò omne firmctate robores adnexa. ego in Dei no- mine Saxo diaconus iussus a domno Abbone hunc previlegium scripsi sub die tercio kalendarum febroario (*) anno quinto regnante domno Theoderico rege, indictione nona. 25

^ Abbo hunc preveleggium consinsi et subscripsi^^) (...hunc privilegium) (k).

(a) Le due prime lettere non sono chiare ; E ed F danno . . . litis (b) Queste

tre ultime parole sono molto ricalcate, tuttavia qualche traccia delle lettere si può im- travvedere, B e C : sed ut medicus , ma a legfrere dei mi conforta il segno d'abbre- l'iasione, orif;inale, che è una curva verticale, quale si usa per questo vocabolo, (e) Parola ricalcata, tranne la m finale. Il ricalcatore scrisse veramente quatu In B e in C il passo e ritoccato, colla sostituzione di quac a tutto il brano omnipotentem - Dei (rr. 9-10), (d) La prima d originale, ma in rasura; raso è tutto il tratto ri-

masto vuoto fra alequod e dispcndium ; pare che lo scrittore avesse continuato dopo la d finale di alequod a scrivere ispendium (e) Ms. fcbroar (f) Colla u della

forma soprascritta. (g) La spiegazione del tratto in note tironiane, mi fu fatta gentilmente dal compianto signor Julien Havct. Queste note sono di mano di Abbone.

sia scomunicato.

k"^v»!i/fw^*\'^

^t

EuoTiPi» M*nTivw, Ro»!,.

I. ACTA. 13

^ Ragnotnarus (') in Christi nomen (*> episcopus rogetus (*»> a viro

inlustre (^>Abbonehuncprevìlegium(**) consensi & subscripsi(«). ^ In Christi nomen (^) Aeochaldus ac si peccator episcopus

hunc privilegium (s) consensi & s[u]bscripsi(^). 5 ^ In Dei nomen (*) Leonius C') episcopus rogetos ab Abbone une

privilegio consensi et subscripsi ^^\ ^ In Dei nomén ("^ Eusthacius episcopus rogetus (") ad domno

et quosino (**) meo Abbone hunc prevelegium subscripsi Cp). ^ In Dei nomen (^> Maorongos abbas rogetos subscripsi ('). IO ^ In Dei nomen Bau////chos W arcidiaconus rogetus subscripsi W. ^ Euthelemus in Dei nomen diaconus rogetus subscripsi. ^ Liverius (") in Dei nomen (^) diaconus rogetus (*) subscripsi. ^ Laurencius in Dei nomen (y) presbiter rogitus subscripsi. ^ Estefanus W in Dei nomen ("> clericus rogitus subscripsi. 15 ^ In Dei nomen Bettorio abbas rogitus subscripsi W.

IL

739 maggio 5.

Fonti. A La pergamena originale del testamento di Abbone è an- dau perduta, così come quella della conferma fattane da Carlomagno impe- ratore (a. 801-14, MOhlbacher, Reg, d. KaroL n. 476). L'originale della conferma può essersi perduto in età non molto antica.

(a) Ms, nom (b) Ms. rog (e) Ms, ini (d) Colla u della forma sopra- scritta, {t) La Vi e dtlla forma soprascritta. Nel segno indicante scrìpsi srm- bra potersi riconoscere la nota tironiana significante subscripsi (cf, Kopp, Paleogra- pbia, II, jós), Neil* interpretazione di questa nota, che ricorre qui piit volte, in luoghi omologhi, si scosta da noi il Datta, Mem, A ce, Tor, ser, I, XXX, 2, 205» (f ) Ms, nom {j0 Colla M della forma soprascritta , (h)La noia tironiana, di cui parlammo nella annotazione precedente, non e qui ben chiara. (i) Ms, nom (k) Non è ben sicuro V inizio di questo nome, (1) V, nota (h). (m) Ms. nom (n) Ms, rogets (o) V. nota (g). (p) V. nota (h). (q) Ms. nom (r) V, nota (h). (s) La sil- laba mediana non è tU facile lettura, (t) V, nota (h). (u) V, nota (g). (v) Ms, nom (x) Ms, rogets (y) Ms, nom (z) V, nota (g). (aa) Ms, nom (bb) V, nota (h).

(i) (c Ragnomarus » comparisce nel Germ, hist«, Script, XIII, 377; Du-

catalogo dei vescovi di Grenoble, non chesne, op. cit. I, 225. B. Hau-

posteriore al principio del xii secolo, Réau, Gallia christ, XVI, 223, gli ap-

pubblicato da J. Marion, Les carta- pone Tanno 732. Per i vescovi qui

laircs cit. p. 62 ; Holder Egger, Mon. firmati, cf. p. io, nota 2.

H MONUMENTA NO VALIC lENSI A

B La conferma Carlomagno si conservò, probabilmente in originale, per lunghi secoli nel!' archivio abbaziale. Ritroviamo confermato il testamento nel falso-originale diploma di Lodovico il Pio (a. 814) insieme col diploma di conferma dato da Carlomagno (0, suo padre, dal quale riproduce anche al- cune frasi. Non minor valore avrebbe anche da sola l'attestazione che ne fa il cronografo della Novalesa, il quale peraltro è sempre anteriore alla copia di cui diremo in appresso, $ E. Egli ricorda compendiosamente il testamento di Abbone (lib. i, cap. i, nell'ediz. Mon, Germ. hìsU, Script, VII, 79), e la conferma fattane da Carlomagno (lib. iii, cap. 17; ibid. VII, 102). Fino a basso tempo il testamento di Abbone, dapprima certamente in originale, poscia forse soltanto nella copia fatta eseguire da Carlomagno, si conservò presso il monastero Novaliciense. Dagli inventari 1502, 1512 di Pietro de AUavardo possiamo ricavare che allora il monastero possedeva un testo del testamento, colla conferma di Carlomagno. In essi si legge infatti : « Testamentum « Abbonis patrìcii imperatoris illustris et fiindatoris prioratus Novalicii fun- « dati in valle Pugna nuncupata, postmodum a Carolo Magno et aliis con- « firmatum »; l'inventario del 15 12 aggiunge: « sub anno Domini 496 (sic), « indictione 14 ». Esso era naturalmente uno di quei documenti che l' AUa- vardo non sapeva leggere. Quanto se ne può ricavare dalle fonti citate, che dipendono dall'originale della conferma di Carlomagno, indipendentemente dalla copia E, è assai poco ; e sopratutto non serve alla restituzione critica del testo. Ma è pur necessario tenerne conto. Vedute queste più antiche e sommarie indicazioni, passiamo alle successive. Sotto il § E avremo occa- sione di esporre qualche ipotesi intomo alla forma con cui il testamento, colla relativa conferma di Carlomagno, si conservò nell'abbazia.

C Filiberto Pingone, Augusta Taurinorum, Taurini, 1577. Questo erudito conobbe il testamento dal Chronicon Novalicieme, come apparisce dai suoi spogli autografi di questo, che si conservano nell'Archivio di Stato di Torino, dove si legge che Abbone fece scrivere il suo testamento « per « Ludebertum clericum », e non « p. Cudebertum ci. », come stampa il Pertz. Ma è impossibile che di qui egli abbia desunto tutto il sommario del testamento che si legge nella Aug. Taur., e che solo in parte dipende da una narrazione storico-leggendaria, conosciuta dal Baldesano, come dirassi sotto il § D. Riproduco le parole del Pingone (a. 756) : « Abbo patricius «romanus, natione gallus, Felicis et Rusticae filius, Marronis et Dodinae anepos» (p. 22); (a. 789): «Abbo patricius capulo proximus, quod et fìlium « Ricolfum amisìsset, absoluto Novaleciano tempio, et aedificiis, accrescente « piorum virorum coetu, testamentum condidit, quo maiore patrimonii por- te tione monasterium haeredem instituit. Eorum quae in valle Maurigeniae « (nunc Mauriana dieta) et Gratianopolitana, Matacense, Ebrodunense, Are-

(i) Forse può vedersi un'allusione al testamento di Abbone anche nel diploma 24 marzo 773 di Carlomagno.

I. ACTA. 15

clatense, Tolonense, et aliis aliquot regionibus gallicis possidebat, et quo- « rundam etiam in Italia. Caetera Vapponicensis, Sigistertii, Regensis agri, « dat Virgiliae filiae. Secundae non meminit Tertiae vero Honoriae, quae « apud Secusinos, et Taurinenses erant, reliquit, et quae prius Riculfo filio « iam olim donarat ». Riculfo nel testamento è detto figlio di certo Rodolfo, e solo per un errore d'interpretazione può essere riguardato come figlio di Abbone; il quale attribuì ciò ch'era di Riculfo, non alla sua terza figlia Onoria, ma a Tersia figlia di Onoria liberta.

D Guglielmo Baldesano lavorò, almeno sino al 1604 incirca, intomo alla sua Historia ecclesiastica della piii occidentale Italia (ms. originale nell'Ar- chivio di Stato di Torino), in cui cita il testamento di Abbone. Comincia dal riprodurre una narrazione, di cui ebbe notizia il Pingone, parlando di Abbone governatore di Susa e patrizio romano. « Haveva questo prencipe «alquante figliuole con un figliuolo maschio (0, et essendo questi venuto a « morte », si determinò, col consenso della moglie, a chiamare a sua erede la Hovalesa. un sunto molto sommario del documento ; sa che nella formula minatoria, Abbone minaccia la pena di cinquanta libre d'oro « ap- « plicabili parte alla detta chiesa e parte al fisco », dimentica le pene spirituali, di cui ivi si parla. Aggiunge che Abbone « diede anco per orna- « mento della chiesa grande quantità d'oro e d'argento », locchè non può dipendere dall'atto del 726, da quello del 739. Nomina i cinque te- stimoni « Rustico, Magnaberto, Vidberto, Simforiano, . . . tutti . . . clarìssimi » , nu crede che questi non siano stati i soli testimoni. Poscia riassume una parte dell'atto del 726, cui nome di ce editto ». Essendo incompleto il sunto di quest'ultimo documento, che pure dev'essere stato direttamente co- nosciuto dal Baldesano, non dobbiamo basarci su qualche incertezza nel compendio del testamento, per negare che il Baldesano n' abbia avuto con- tezza. Ma se il documento, o in copia, o in originale, o in altra forma qualsiasi, rimase alla Novalesa fino al tempo del Pingone e del Baldesano, é a pensare che se ne sia smarrito il testo poco dopo. Infatti il Rochex (op. dt. pp. 62, 63, 65) lo cita sulla fede del Pingone e del Chron, Novalic. Il Bazano non io trascrìsse.

E II codice Lat. 13879 della biblioteca Nazionale di Parigi, pergame- naceo, legato modernamente, scritto in bel carattere minuscolo-quadrato, con iniziali e didascalie in rosso, contiene una preziosa raccolta di docu- menti riguardanti la Chiesa di Grenoble. I fogli sono stati numerati (i-lxxxix, oltre i due ultimi bianchi, ch'erano stati bensì numerati, ma dove la nume- razione fu poi cancellata) di mano del cadere del secolo xiv o più proba- bilmente del principio del xv. A e. xxxvii b si legge di mano del secolo xvn : e Ex Chronico Novalicensi lib. i, cap. 17» (o piuttosto, lib.iii,cap. 17;

(i) Allude a Riculfo, di cui, per si fece un figlio di Abbone ; vedi più viziata interpretazione del testamento, addietro, sotto il § C.

MONUMENTA XO VALICI EXSI A

cL Mon. Germ. bisL, Script VII, 102): e Eo tcnpoR Wans Frodoinos to- « lens tesumentiiiD ipràs Ecclcsbe rcaorjii, qmod ^p**»^— Abbo potrìchis « de ipsa Ecclesia fecent, tempoie Theodend Gothoium icgìs, «w*^ doos « monachos, Agabeftnm sdficct et GiabrnaanB, ad Kaxoloai li»g— ■■» ìm. « peratorem, ot sìbi imperiali suo pneccpco vaameBam vtaà rcnovaii coo- « cederei; qui benigne illi jnniifni» aiBcta qaat IBà pctìic, ifeujie Taloft». Segue, ce zxxym-LVi]. il t/ujiiieiHo £ Abboac; coUa coufcima fiumie da Carlomagno.

Il carattere a primo aspetto prcscMa come del secolo za. In gene- rale il codice Tiene attribuito al tempo £ saoc^ Ugo ifi nfci»>«MM«if irqcovo di Grenoble, dal 1080 al iip; fo «wiinmff tanto dai ^ccdii etfitori (Le CoiKTE, op. cit. VI, 422; Mabillok, Df n Hfìem. p. $i2X ^oamo da J. Ma- rion (op. dL pp. xu-ZLmX sia perchè contiene documcuti die atmano sino all'età di quel vescovo (il n. n, ed è il più recente, è dd 1109X sia perdiè la serie dd vescovi Grenoble, inserta nd cartulario (e unm b, corrispon- dente nelFediz. Mauok a p. 62X termina con « Hugo episcopos » ; è vero peraltro che questo nome può sospettarsi aggiunto, sicché la serie d chio- derebbe col soo immediato predecessore « Pootios ». La serie degli arci- vescovi dì Vienne, che vi si legge a ce Lxxn-Lxzni, chinded bend con Gor- mondo, ma di prima mano vi fu aggiunto «Gindo ardiie|nscopQS»(io85-izi9), contemporaneo di sant'Ugo di Chiteauneufl

n testamento di Abbone fu inserto nd cartulario di Grenoble, per dimo- strare i diritti di questa Chiesa, specialmente sopra Vinay e Qpindeux, i due nomi che dal compilatore della raccolu furono scritti nella didascalia preposta al documento.

Sia il nostro documento, sia gli dtxi del codice presentano correnoni, dovute in generale all'amanuense, ma talvolta anche (c£. e zzxixb) ad altre mani, non di molto posteriori. Molto a considerarsi sono le sottoscrizioni finali di Abbone e di Simforiano, che si chiudono con dcune note tironiane. Q^antunque queste siano state alterate, tuttavia in parte lasciano ancora in- trawedere la lezione genuina. Questo dovrebbe farci credere che la presente copia sia stata condotta direttamente sopra V originale, non sembrando presu- mibile che Carlomagno, se avesse nd suo diploma ricopiato il testamento, n'avesse conservate anche le note tironiane. Può anche osservarsi che se è vero che il testo del documento imperìde accenna effettivamente alla inser- zione del testamento, se e come ciò sia avvenuto non risulu con molta chiarezza. Il diploma di Carlomagno è monco ; quantunque ciò che di esso abbiamo non presenti difficoltà diplomatiche che ci £icciano dubitare della sua autenticità, rimane tuttavia il fatto che qui non tutto è chiaro. Si pre- senta dunque la supposizione, in stessa peraltro poco probabile, che nella composizione dell'apografo Gratianopolitano, o, se vuobi, in quella della fonte esso, siasi fatto ricorso all'originale del testamento; ma è meno impro- babile supporre che Carlomagno abbia riprodotte anche le note tironiane,

I. ACTA. 17

e che il tardo amanuense abbia ommesso rescatocoUo trascrìvendo il diploma comprendente il testamento. Qui si presenta il quesito, se le modificazioni introdotte nel testo di esso diploma si debbano ad un amanuense locale, o se si debbano attribuire all'amanuense gratianopolitaco. Dai regesti di Pietro de Allavardo non ci è dato formarci un concetto sicuro sul testo Novali- ciense; ivi la data, che verisimilmente si deve attribuire al testamento e non alla sua conferma, appare errata. La presunzione in ogni modo è che le predette alterazioni si abbiano ad attribuire all'amanuense di Grenoble, al quale quel documento interessava soltanto per una speciale questione. Se fosse, potrebbesi anche sospettare che, chi abbreviò il diploma di Carlomagno, possa avere compendiato talora anche il testamento di Abbone.

Note paleografiche. Spesseggia la doppia ij (e. xxxviiib: «Nova- e licijs ») invece di il, forma più comune in antico, e che qui pur del tutto non manca (e. xxxviii b : « Novaliciis »). Segni d' interpunzione . I ; ma il più comune è il primo, cioè il punto fermo. Segno - , come tratto di unione, se una parola va spezzata al mutarsi del rigo (e. xxxixa: « valere « ne- quiverit »). Segnalo alcuni accenti, di cui tengo conto ; e alcuni i colla virgoletta. Le abbreviazioni non sono molto numerose.

Alcune note autografe di N. Chosier provano che il manoscritto a lui apparteneva nel 1660; quando esso sia uscito dall'archivio di Grenoble, non consta.

F Carlo Le Cointe, op. cit VI, 436 (diploma di Carlomagno), 422-428 (testamento di Abbone). La riproduzione non è senza inesattezze, ma buone sono alcune congetture e interpretazioni. Il Le Cointe non dice dove al suo tempo il codice esistesse. Egli attribuisce il testamento al 789, credendo, come il Fingerne, che sia Carlomagno quel re Carlo nel cui xxi anno il testamento fu redatto.

G Jo. Mabillon, De re diplomatica, 2' ediz., Lutetiae Farisiorum, 1709, pp. 507-511, con una «notatio» a p. 512, dove il Mabillon dichiara che « Antonius Kerovallus » gli mandò il documento « ex chartario Gratianopo- « liuno ». I nomi locali ricordati nel testamento sono in parte illustrati da A. Lancelot (pp. 647-48) in una nota diretta a Teoderico Ruinart, che l'ag- giunse fra le appendici al volume, dopo la morte del Mabillon. Il Mabillon (Arni. Ora, s, Bentàicti, II, u, 109) riferì il testamento di Abbone alla vera sua data, cioè al 739, mostrando che il re rìcordato da Abbone è Carlo Martello. L'edizione del Mabillon è in generale molto accurata. Dal Mabil- lon dipendono: Muratori, Rer. Itah Script. II, 2, 744-55 ; BoudVET^ Rutuil des bistoriefis des Gauks, Farìs, 1744, V, 770 (corrìspondente a Bouq.uet-Delisle, Ricuiil &c,y Faris, 1869, V, 770), il solo diploma di Carlomagno; Migne, Patrol lai. XCVII, 1035, n. 23,11 solo diploma di Carlomagno. Dalla me- desima fonte dipendono anche alcune trascrizioni manoscritte prive di va- lore: a) quella, in carattere non anteriore alla fine del secolo xviii, che si trova in calce ad una copia, di quel tempo, del Chronicon Novalicicnse, risale

Monumenta NavalicUnsia, 2

i8

MONUMENTA NO VAL I CIENS I A

al Muratori come a fonte (Arch. di Stato di Torino, Novalesa, mazzo II), e principia colla citazione del Mabillon; b) di mano di E. De Levis, in una delle sue copie del Chronicon suddetto (arch. del R. Economato di Torino, Cronaca ucUsiastica, busta II, NavaUsa) ; e) altra copia in parte del De Levis, in parte d*altra mano (ivi, ivi), aggiunta alla raccolta di documenti No- valiciensi, messa insieme dal De Levis stesso. Vi si cita Tedizione Mura- toriana. La copia e non dipende da b, la quale ultima si scosta da quella leggermente, il De Levis avendo voluto introdurre modificazioni al testo. Oltracciò

H Gian Tommaso Terraneo inserì il testo del Mabillon (citando anche quello del Muratori) nel suo Tabularium CdtO'Ligusticum, voi. I, a. 739; la sua trascrizione è solo notevole per qualche rara nota.

I Finalmente Jules Marion (op. cit. pp. 33-48) riprodusse tutt' intero il codice Lat. 13879 della Nazionale di Parigi; il testo è dato con molta diligenza ; pochissime le emendazioni e le note ; i nomi geografici trovano la loro spiegazione ncir Index géographique alla fine del volume. La punteggiatura è mutata.

Metodo di pubblicazione. Riproduco il testo E, seguendone Tortografia, ma non la punteggiatura, e riducendo all' uso moderno 1* impiego delle maiuscole. Tengo conto, per la correzione e la restituzione del testo, di F, G, H, I. Procedetti con molta esitazione prima di inserire qualche emendazione nel testo ; preferii propome qualcuna nelle note.

xxvni A

Hpc carta que est de monasterio Novalisip dicit quod castrum de Vinnaco et villa C^uintiacum qup est in mandamento Sancti Georgi) [in pago Salmoria- censi et](*) in episcopatu Gratianopolitano sunt^**).

omagno un re.

I

N nomine Patris et Filij et Spiritus Sancti. Karolus impe- 5

rator augustus piissimus, a Deo coronatus, magnus pacificus

imperator, Romanum gubernans imperium, qui et per misericor-

diam Dei rex Francorum et Langobardorum (^). igitur notum

sit omnium fidelium nostrorum magnitudinem (**) presentium sci-

^J^à^l licet et futurorum, quia vir venerabilis Frodoinus (*> abba ex k

(a) Chiudo tra [] l'aggiunta marginale, di mano forse diversa, ma non molto posteriore, in carattere nero, (b) L'intera didascalia è in rosso, tranne l'indicata

aggiunta marginale. Di mano del sec. xvi[ segue il ti. 22, a indicare che il nostro è il ventiduesimo documento del Cartulario. Il Mabillon, p. joy, ammessa la didascalia, le sostituisce un suo regesto, (e) Ms. longobardorum (d) Ms, magni-

tudinum Mabillon, /». /07 magnitudini (e) Ms. frodinus

I. ACTA.

19

mes* moiMci,

to di Abboae

e. ZZXTIII B

monasterio quod est constructum in honore sanctorum principum ÌJ,°^^;^J apostolonim, loco nuncupato Novalicis (•>, missa petitione et(^> mÌSl^Uttium^" religiosos monachos, Gislarannum scilicet et Agabertum, sereni- tati nostrg suggessit, | qualiter Abbo quondam vir Deo devotus, 5 per testamentum donationis su^ aliquas res ad ipsum sanctum locum Novalicis ('^^ delegasset, unde ipsa casa Dei et monachi ibidem consistentes, seu pauperes et peregrini euntes et redeuntes maximam consolationem habere videntur, et ipsum testamentum «Mcndo euo per u

. . lungo uso tciupa-

nostrìs detulerunt obtutibus ad relegendum. sed quia sepissime *<>> IO per placita comitum, per diversos pagos, necessitate cogente, ipsum ad relegendum detulerunt, iam ex parte valde dirutum esse videbatur, et ideo quia per se non fuerunt ausi ipsum testamen- tum renovare, petierunt (**) celsitudini nostre, ut per nostram iussionem denuo fìiisset renovatus, eo tenore sicut ipse ad hoc 15 rélegi melius potuisset. nos autem considerantes eorum neces- sitate, et mercedis nostrp augmentum, iussimus per fideles no- io & truairtn

» r 1 » 1 ^ ^^^'^ palatini.

tanos nostros, infra palatium ipsum testamentum denuo reno- vare, ita ut deinceps prò mercedis nostre augmentum, inspecto ipso testamento, sicut inibi (^) declaratur, ad ipsam casam Dei e xu» a 20 nostris futurisque temporibus, in augmentis profitiat. non enim ex consuetudine anteriorum regum hoc facere decrevimus, sed solummodo propter necessitatem et mercedis augmentum tran- scribere precipimus hoc modo, et subter plumbum sigillari ius- simus (^ ('\

(a) Ms. Nooalicijs (b) Forse e a congetturarsi per^ come stampati Mahillon, ma la muta:^ione non e necessaria, (e) Ms, Noualicijs (d) Ms, petier (e) Le ultime cinque parole, di prima mano, ma in rasura, (0 Nel ms. segue immediata-

mente il documento di Ahbone, col distacco soltanto di un brevissimo intervallo bianco.

(i) Il SiCKEL (Acta Karolin. I, 129) trova strana l'inserzione integra di un atto privato nel diploma di Car- lomagno ; gli par probabile (I, 200, n. 8; cf. II, 296) la formula del si- gillo. Crede che non si possa de- terminare la dau del diploma entro limiti più stretti che non sia il pe- rìodo 801-814 (laddove vecchi eru- diti, come il Muratori, pensarono al-

l'anno 805). Le opinioni del Sickel fu- rono ricevute dal MCìhlbacher, Reg. d, KaroL n. 476. Pare che non in tutto se n'accontenti il FiCKEìLjUrktmdmlehre, Innsbruck, 1877, 1, 307 e 3 12, che trova essere stati varii i modi anticamente seguiti dai monarchi nella rinnovazione dei documenti. In ogni modo il di- ploma apparisce incompleto, e se è vero che il testamento vi fosse inserto,

20 MONUMENTA NO VALICIENS I A

In nomine Patris et Filij et Spiritus Sancti, sub die tercio nonas maias, anno vigesimo primo guberaante inlustrissimo nostro Karolo regna Francorum, in inditione .vii*, felicitar, ego in Dei ip^we °^°^^"c Abbo filius Felici et Rustie? nomine quondam, sana Grifo 'dì °^^^^e, atque Consilio, cogitans casus humani(*> fragilitatìs, testa- 5 *•• mentum condidi, quem venerabili Hytberto clerico scribendo ro- gavi, quod testamentum meum si quo casum et iure pretorio, vel quale cuius lege adinventionis qup quomodo^^) valere nequi- verit, ac si ab intestato ad vicem ^^^ codicellorum eum valere volo ■• ac iubeo, | quos quas [liberas] liberósve (•*) esse decrevero, liberi li- io beréve sint omnes, et qupque per hoc testamentum meum de- dero, legavero, dare iussero, id ut fiat detur, prestetur fidei hcredes mei committo. ego in Dei nomine Abbo, cum me di- spensatio divina de hac luce migrare preceperit ^^\ dibitove natore «cetroo complevero, tunc tu sacrosancta ecclesia in honore beati Petri 15 STdl^ apostoli, seu et cfterorum sanaorum Novalicis^O monasteri] in Abbone, yj^Ug Sigusma, quem ex opere nostro in rem proprietatis nostr? construximus, ubi norma monachorum ^«> sub religionis ordine spiritale et regula sancti Benedicti custodiendis, Deo (**) adiuvante, conlocavimus, ubi a presens [venerabilis] (*) vir Abbo presse vi- 20 detur, heres mìchi es tu, heredem meam te esse volo ac iubeo, ISied^" ceteri cpterc exheredis sint tote O') : te vero sancta f cclesia beati Mi p*go Pqxiì apostoli superscripte (^) monasterij, in valle Sigusina, tam

(a) Mabillon humanae^ ma sen^a ragione poiché è consueto in questo documento il trovare simili desinente di genitivi femminili, (b) Forse quoquomodo (e) Le

sillabe ad ui di prima mano, ma in rasura, (d) Nel cod, manca liberas, la cui in-

troduzione fu proposta dal Le Cointe, e accettata dal Mabillon, Joy, {e) Cosi una mano forse posteriore modificò la le:^ione originaria precepero (f) Ms. Noua-

licijs (g) La h fu inserta interlinearmente, ma di prima mano. (h) Ms. do, colla o emendata forse da altra mano. (i) È il Le Cointe che aggiunge venerabilis // Terraneo congettura che nell'originale ad abbo precedesse ut, da sciogliersi ve- nerabilis e non vir, e quindi legge: venerabilis Abbo Forse l'originale avea uu ^aeue- nerabilis uir) (k) Terraneo dubita che sint tote sia una scorrezione per sintote

f=extote^ (1) Cosi il ms.; corretto, forse d'altra mano, superscripti

a questo doveano seguire le ultime quella del diploma, e non quella del

formule del testo, nonché Tescatocollo testamento, potremmo attribuire il

di quello. Se nella data offertaci dal primo all'anno 806 (ind. 14), ma ciò

regesto del 15 12 volessimo riconoscere è tutt'altro che probabile.

infra muros ^'^ ipstus civìtatis, quam || et in ipso pago ex alode parentuni meoruin vei undecunique michi tusiìssime ibidem ex legibus obvenic, hoc est quicquid in ipsa valle Novalicis '■''l, eiiam et in Barro, seu et in Albanaio, et ultra Cinisca subtus 5 Cravjisca, et in Faido, vel cctera loca, quod presente tempore ad ipsum monastcrium sdiacci, vel aspicere videtur, cura silvis, pratLs, alpibus, aquis aquarumve decursibus, quicquid presente tempore ad ipsum sanctum locum aspicere videtur, tam de pro- prio quam de conquisto, seu et de commuiationis causa!') Pro- to maciano'*'', in valle Maurigeniea recepimus, uni cum mancìpijs '*>, J tcm's, vineis, silvis, cum omni integritate, ut habeas, volo ac iubco. similiter quicquid in Balmas, ubi oratorius in honore sancti Ve- rini est construCTus, visi sumus habere, et in Lastadio, Gallio- nis '", Grummo, Camundis, Luxomone, Corvallico, Petracava, 15 Trebocis, vel circa civitate, quantumcumque ex proprie *8'||paren- tura nostrorum, vel conquestum in ipsa loca habere viderour, te heredem meam habere volo ac iubco. et quicquid circa civitate Segusia vel in ìpsa valle habere videmur, hoc est in Orbano, " Ciminiano, Voroxio, Raude, Noviliano ''"', tu beres mea habere 20 volo ac iubco. et in ValaudsW portione quam a liberto nostro Theudaldo dedimus, volo ut iiabeat, et ipse et infantes sui, ad heredem meam aspicere debeant, volo ac iubeo. similiter Cam- mite superiore, et Cammite subteriore, Brosiolis una cum inge- nuis, Rogationis, Tanno, Borgonis <'■>, una cum ministrale nostro 25 iohanne et ìnfantes suos, Libertato cum infantes suos, Critovis,

|>) CcrrtllB ftrst Ja B, in tuagn Jtl frimilhn murus. 0 tiitntrsa. (b) Mi.

noDiltciji (e) Parola ceri rUaHa ftr carritiont; in tuego iti iictado »v' tra il ■1H11&, al faalt factvaao iiguUa ilcuni Ullirt. tbt furoac raubialt, (d) Mi. prò tuiciino Uarian prò Muiana pmdndo a an nome ftrianali. MaUllBH, p. joj Prooiiciana; ( A. Lanca lei (ivi, f. 64 iécnlifiea qmila noini hcalt caa non {vali Pcnnaciens propt BiliQM (t) Fu rilaecala di prima mano, camt pan, limita parola, 1 ridalla da Diancipiis (() Maiill«ri 1 Marion inlreàantro l'inlttpmxiont fra Lisudio t Gillionis, aancantt. eemt tpiaa avvini, ntl mi. (%) La Ciinlt praprieUte

(h) Afi. RiadenouiliaDa ; a ioti stampa pura Ìl Marion. Egaalmintt facira il Ma- hilloH, p. foj I il Li Coinli. p. 411. (i) Ttrraaia •forian ValiDri* rJfit

Vilorii >, Ma andremmo lungi da Saia, Httntra ifui prakabilmtnit li traila di liuti Tn- daiia da Suta, cbi vimi ricordata pia tardi fé. lì-}, (k) Mi. Tuinoborgonis E coit itmpana Li eduli, Uabillan 1 Marien. A. Lanceiol (pmia Mabillaa, p. 64JJ vut Ufftii Fino-Borgonii

22 MONUMENTA NO V ALICIENSI A

Orbana, Bicorasco, una cum nepotes Vualane, hoc est Harìoldo et germana sua, quem Dunimius <*> habet» Gaiisiaca et alpes in

«ui monte Cenitio, Cinisio, quem de ecclesia sancto Petro de ipsa constructa Lugdu-

nense commutavimus. ìsta omnia superìus comprehensa, una e. xLi A cum mancipijSy || libertis, terrìs, domibus, pdificijs, vineis, cam- j pis, prads 0\ pascuis, silvis, alpibus, vel omnis adiacentias ad se pertinentes, te herede mea habere volo ac iubeo. et cella infra

alcuni teli entto regnum Langobardorum qui vocatur ToUatecus, quìcquid ex alode

gno longobardo, pareutum nostrorum michi ibidem ('=> obvenit, una cum mancipijs

ibi consistentibuSy vel omne iure suo» ut habeas volo ac iubeo. io etiam et colonica in valle Diubiasca ^^\ infra fines Langobardo- rum, ubi dicitur Bicciatis, quem parentes nostri et nos ibidem habuimus, ut habeas volo atque precipio. simile namque modo et quicquid in valle Maurigennica ex alode parentum nostrorum vel per quodlibet(*> titulo iuste et rationabiliter nobis ibidem ij

T«i poMeui a óbvenit et leritima subpetit redebere, hoc est in ipsa Mauro-

St. Jom de Man- ^ * ...

Ustorio "^ *"** genna, domus quem apud g cclesip Maurigennica commutavimus

cum edeficijsy coniferis, exavis, ortìs, vineis, campis, seu un- glis ^^\ una cum {| ecclesia sancto Petro quem parentes nostri ibidem construxerunt, cum ornai integritate vel adiacentias ad 20 se pertinentes. immoque ecclesia sancto Pancrasio proprietatis nostre, una cum colonica in Birìsco, cum omnis adiacentijs ad se pertinentes, te herede mea habere volo, et in ipsa valle Maurigennica loco nuncupante ^8) Fontana, quicquid ibidem pre- sente tempore de parentes nostris visi sumus habere, seu et in 2$ Nanosces, una cum illos ingenuos de Amberto et liberto nostro de Alsede nomen Orbano, et ingenua nostra nomen Rigovera

(a) Lr Co in te Dammias Di qui a poco troveremo DumnolinA (b) Petre che il ms, abbia prafis (e) In parte sopra rasebiatura. (d) Meno prohabilmente H

potrebbe leggere Duibiasca Marion e Mabillon hanno Diubiasca (e) Le «I- time sette parole paiono scritte m rasura. (f) Forse è un errore di traseri^hut

(pascuis?y. Nel ms, quanto precede alla n non è molto chiaro, trovattdosi tu reucbU' tura. Mabillon, p. joy imglis; Marion invece anglis Le Coinie ommétte le due parole. U Terraneo , protestando di non intendere V oscura parola, rtmemim ad una carta del 1040 (Muratori, Ant, Est. l, 9S^^h ^^' f^" serve ì poi pemh m correggere bigni, ma si devia dal contesto. (g) Forse la terx!» n proviene dm t9f^ regione; non sempre, ma d' ordinario in questo documento tale vocabolo si scrhe la seconda n «

e. XLI B

e. XLII A

I. ACTA. 23

de Bognosco^*), vel quicquid in Bregis de alode parentum no- strorum, qùam ^> Austrualdus in beneficio habet, te superscripta ecclesia sancto Petro heres mea habere volo ac iubeo. prò modo simile quicquid 4e domna Siagria in ipsa valle Maufrigen-

5 nica conquesivimus, Misiottano, Oblicianis, Mago, colonica in Albiadis, in Bausentis, et colonica super Brìcoscis, et Amali- done ubi Blancolus^^^ verbicarius manet, et Gratavunna, etiam & estera vocabula^'^) cum adiacentijs earum, te sacrosancta ec- clesia habere volo ac iubeo. immoque quicquid in valle Daren-

10 tasiense ^*\ ex alode parentum nostrorum, vel quod de Siagria ìbidem ad nos pervenite una cum mancipijs, libertis, colonis, mquilinis, et servis, te heredem habere volo, atque precipio. De Gratianopolitano pagoCO. Similiter (s) in pago Ora- nei pAgo <& e danopolitano Olonna, quem ad liberta mea nomen Sendeberti

ij dedi(**\ volo ut habeat, Missoriano, quem de Siagria conquesivi, Fintano et Corennum, quem a liberta mea nomen Auriliana dedi, ipsas libertas meas cum ipsas res, volo ut ha|beas ac iubeo. seu e. «lh in Aravardo, una cum libertos nostros, Magnebertum una cum germano suo Columbo, Misicasiana, Mesatico, Gambe, Quin-

20 daco, Viennadco. ista omnia supra scrìpta una cum libertis ac colonis et servis, vel omnes adiacentias suas ad ipsa loca per- tinentes in suprascrìpto pago Gratianopolitano, tu heres mea ut habeas volo (*) atque discemo, item quam(^) in pago Viennense neiptgodiviei Maconiano quem de alode parentum meorum nobis óbvenit, et

25 quod de Siagria conquisivimus, et colonica in ipso pago Vien- nense, Baccoriaco super fluvium Garusium, ubi faber noster Maio-

(a) Parola di prima mano cosi ridotta da bonnosco e Mabillon, p, $08, scrive

'"^i Bonnosco Marion ha Bognosco (b) Le Co in te propone di espungere questa

P^ola, (e) Ms, blancollus II punto che indica la cancellatura è di prima mano,

W Le Co in te sospetta che e. v. sia una frase adoperata dal trascrittore in luogo di

^•Mr« i nomi registrati nell'originale. (e) L'amanuense appose in margine, ad

^'^are la materia qui trattata nel documento, la parola abbreviata Taren. (f) Que*

^^calia i in rosso. Probabilmente trattasi di un'aggiunta dovuta al trascrittore,

^^teressava la menzione del ptgus GratìanopoIiUnus ^ ch'egli aveva ricordato nel

^H'ito in testa al documento. Le Cointe, p. 42^, e Mabillon, p, joy, an^i omi-

^^ totale nota. {g) La S è in rosso. (h) L'amanuense aveva cominciata la pa-

^^^ Con una 1 (forse volendo scrivere legavi?), che poi soppresse, (i) Segue ac, coi

^ *«fiii di cancellazione pur di prima mano, (k) Forse itemque

e XLIII B

24 MONUMENTA N O V ALIC lENS I A

rìanus mansit, et filius eius Ramnulfus de Blaciaco, quem incontra Ardulfo per iudicio Agnarico patricio evindicavimus. similiter et

nel pago di Uont, in pago Viancnse, et Leudunense, Bomaco, Basciasco, Ambia- e. xLiii A riaco, Blaciaco, coIo|nica Sevorio. ista omnia superscripta, una

cum terrìs, domibus, vineis, campis, pratis, vel cum onme iure 5 earum, ac colonis, servis et iibertis ad ipsa loca aspicientes, tu heres mea ut habeas [volo] (•) atque precipio. item in pago Ma-

neipagodJMicon, tasceuse, Camaco, Ebasdaco, quem de Sìagria conquesivimus,

una cum ingenuis, Iibertis, ac colonis (*>> et servis, vel omnes adiacentijs ad ipsa loca aspicient^ ut habeas volo ac iubeo. io

nel pago di Brian- similiter et ìu pago Briantiuo, et Aquisiana, et Annevasca, in

loca nuncupantes Briancione valle, una cum Iibertis ac colonis et servis Annedf , una cum ingenuis, Iibertis et servis Agracianis, Exoratiana, Aquislevas, cum Iibertis et servis, vel omnes adia- centias ad se pertinentes te sacrosancta ecclesia ut habeas volo 15 atque precipio. et colonicas infra ipsa valle Briantina et Aqui- siana quem de Vuidegunde (^> conquesivimus, ùnde | Bardinus capitularius est. similiter et in Gerentonnis colonicas de ipsa ra- tione Vuindegundi ^^\ quod ad nos pervenerunt, quem Sigualdus libertus noster in benefitio habet ; colonica quem de muliere Gis- 20 mundo nomen Pannutia in ipsa valle in Tercia^*) recepimus, ubi Marius noster verbecarius in ipsa colonica manet. similiter curte mea Salliaris, alpes, prata, ingenua, Vendanum, MuUina- ricus, Vuilla Vitole(^>. ista omnia suprascripta una cum Iibertis, ac colonis, servis vel omnes adiacentias earum ad ipsa loca aspi- 25 cientes, tu heres mea ut habeas volo ac iubeo. et colonicas in valle Gerentonica et in Ralis, quem ad libertos meos quem («^ Theudoaldo et Honorio dedi, ut ipsi et infantes ipsorum ha-

(a) Parola per inavvertenza omessa dall'amanuense, come fu avvertito già dal Le Cointe, (b) Le parole una -colonis sono di prima mano bensì, ma in rasura.

(e) Suppliscono una n il Le Co ini e, p, 42), e il Mah ili on, p. foS, a questo luogo; ma il nome può stare benissimo senia la n In casi simili il ^fabillon si astenne dal fare questa correzione, (d) La v iniiiale, di prima mano, in rasura, (e) Le

Cointe, Mabillon e Marion scrivono tercia vedendo in questo vocabolo sol- tanto un nome comune, {() Le Cointe villam Vitole; \fabillon Vvillt latole A. Lancelot, />. 648, distingue i due nomi, e dubita che il secondo possa leggersi Vitolc; Marion fa dei due un nome solo leggendo Vuilla Vitole (g) Parola da

cancellarsi.

e. ZLIT A

I. ACTA. 25

beant & ad heredem meam sacrosanaa ecclesia aspiciant. ista omnia supe|rius comprehensa, una cum adiunctis adiacentìjsque suis, campis, pratis, pascuis, silvis, alpibus, mondbus, rìvis, aquarumve decursibus, accisque (*> omnibus cum omnem iure vel 5 terminum earum, tu sacrosancta ecclesia heres mea ut habeas volo ac iubeo. similiter libertus nostros in valle Aquisiana, qui ad parentes nostros aspexérunt, seu et in ipso pago Brigantino com- manere videntur, unde Vitalis capitularius est ad memorata ec- clesia heredem meam ut aspiciant, et inpensionem faciant, volo IO ac iubeo. emmo quem (^) in pago Ebredunense et valle Occense, nei ptgo di Em- Brintico, portiones nostras quem de Vualdeberto presbitero et de Rigaberga conquisivimus et d^ proprio alode meo et quod de parente mea Godane ad me pervenit, et in ipsa valle Moccense quem de Siagria conquisivimus, una cum alpes, et quem de(^> 1 5 Dodone et Godane ad nos pervenit, seu et quod domno Vual- «• *"▼ deberto episcopo et de Riguberga ibidem conquisivimus. et co- lonica ubi dicitur Àlbariosco, quem Marcianus servos noster habet, quem de Dodone parente meo in ipso pago Ebredunense ad me pervenite necnon et colonicas nostras in pago Rigoma- nei pago ai chor- 20 gense, quem Baronta libertus noster in benefitium habet, et li- berto meo ipsum Barontane, una apud Solia quem ei dedimus, ut ad te heres meam ipse Baronta aspicere debeat, volo ac iubeo. item in ipsum pago Ebredunense, colonicas in Boresio, quem Sauma in benefitio habet. Rodis ubi verbicarius noster nomea ^S Laurentius manet. colonicas in Velendo, quem per preceptionem dominica de ratione Riculfi et germano suo Rodbaldo ad nos pervenit. omnia et ex omnibus quicquid in ipsum pago Ebre- dunense, I seu et in valle Moccense et Rigomagense, tam de e. xlt a conquesto quam de alode parentum nostrorum, nobis in ipsus 30 pagos óbvenit advenit (**) ad integruhi, una cum alpes, tibi su- prascripta heres meam sacrosancta ecclesia habere volo ac iubeo. simile namque modo in pago Vuapencense, corte mea Talamo, °«* p*»® ^ ^ap,

(a) Le Cointe aquisque^ certo inesattamente. Terraneo propone exiisqne

^^Q«exitus^ cf, Ducange-Fabre, III, ^6s). (b) Forse si correggerà emmoque

/tf' (p, 2), r, ^) incontrammo immoque (e) Le parole & quem de sono bensì

'^ Pfima mano, ma in rasura, {d) Parola da espungersi? Infatti equivale a óhyenìt

^^iillon, p, /o5, la omette senz'altro,

MonMwuHia Novatìcinuia, 2*

e. XLY B

C. XLVI A

26 MONUMENTA NO VALIC lENS lA

una cum libertus nostros Sicualdo, cum sorores suas et in&ntes earum, Maximo cum uxore(') sua et infantes eorum^ Calaico una cum libertus nostros et Allionicos quem de Vuidegunde con- quisivimus, et liberti nostri in ipsum Àllionicus commanere vi- dentur, Marius cum germanos suos, et libertus nostros in Ve- 5 navella, Hidebertum cum uxore sua et infantes eorum quem de Vuidegunde ad nos pervenerunt Kalares quem de ipsa Vui- degunde conquisi vimus, Matarellos libertus noster manet^^. in colonica dominicale | et extra sunt terras et vineas dominicales. ista omnia supra scripta, una cum libertis ac colonis et servis io una cum adiunctis adiacentiisque suis, ad ipsa loca pertinentes, te sacrosancta ecclesia ut habeas volo ac iubeo. et dono liberto meo ad ipsa ecclesia nomen Amalberto, qui habet uxore fiiia ipsius Mattalello (^>, quem ego manumisi, et ipsum dua man- cipia dedi ad casa Vuapencense, bis nominibus Rustidiì^^) et 15 Lupolina, itemque et in ipsum pago Vuapenicense (•) Altana, quem de alode parentum meorum habeo, Curenno, Galisco, Ancilla quem genitor meus de Persa conquisivit, & illas terras ibidem in Campania, cum illa alpe Cassauda, quem de Lavor- nosco ibidem habemus, ipsas terras usque ad summa mancipia 20 quem [de] Siagria conquisivimus. ista omnia suprascripta, una cum II campis, pratis, silvis pascuis, alpibus adiacentibusque suis ad ipsa loca pertinentis, tu sacrosancta ecclesia habeas volo ac iubeo. simile namque modo, in ipso pago Vuapenicense ^^^ corte mea Opàga, cum omnis appenditijs suas ad se pertinentes, quem 25 de alode parentum meorum habeo, apud colonica quem de Ve- natore («) avunculus meus domnos Semforianus episcopus ^'^ con-

(a) Parola di prima mano, ma in rasura. (b) // ms,, seguito dal Mahillon, p, J08, fa punto a questo luogo, riferendo la proposizione M. 1. n. m. a quanto pre- cede. Erroneamente il Marion, p. ^9, la stacca per aggiungerla a quanto segus, cioè a in colonica ecc, (e) Il ms, ba mattarello^ di prima mano corretto in mattolello

(d) Marion Rusticii Con noi s'accorda il Mahillon. Le Co in te Rusdcam

(e) Marion Vapemcense Con noi s'accorda il Mahillon. {() Marion Vuapom- cense; Mahillon Vvaponìcense A tutta prima la quinta lettera nel ms, sembra in- fatti una o, ma non è. (g) Le Coint e e Marion riguardarono questa parola come un nome comune. Non cosi il Mahillon.

(i) Vescovo di Gap, come appa- notizie biografiche sono tratte tutte dal risce dal seguito del tesumenco (e. li b). presente documento. E ciò vale anche Nella Gallia christ, I, 457-58, le sue per i FasUs, I, 278, del DuGUESNB.

I. ACTA. 27

quisivi, tu heres mea ut habeas volo ac iubeo. colonica Subtus- rìpas (*>, quem ad libertum meum nomen Bertarij dedimus, infantes sui habeant volo ac iubeo, et ipsi ad herede mea aspicere debeant. Bonis^**), Craviosco tu heres mea sacrosancta 5 ecclesia sancti Petri monasteri] Novalicius, ut habeas volo ac iubeo. similiter corte mea Valerìgnaca una cum libertum meum Savino cum filius suos, et filijs liberti mei, | Siseberga, Magni- bertum cum germanus suos et filius suos, vel alius libertus no- stros, qui ad ipsa curte aspiciunt, habere volo ac iubeo. Roma

IO uni cum adpendicijs earum et alpes, preter quem ad libertus meos infantes Aldefredo et Godoberti in ipsa Roma dedimus, volo ut habeant, et ipsi ad heredem meam aspiciant* Laquatico una cum appenditijs suas ^^) ad ipsa loca pertinentes, et quod a liberta mea Dunmulina quem commutavi W, dedi (*) in ipsum La-

15 quatico, volo ut habeat et ad heredem meam sacrosancta ecclesia aspiciat. et terras in Esturbatina quem de Bonevalo conquisivi et ad suprascripta liberta mea nomen Sendeberti dedi, volo ut habeat, et ad heredem meam aspiciat. colonicas in Taraone quem de Ricuberga conquisivimus, et terras in Crarijs, et libertus

20 nostros Maroaldo et uxore sua, vel fi||lijs eorum, quem genitrix mea Rustica de pago Genevense fecit venire, et super ipsa terra ipsus raansurus fecit. terra et mancipia in Sevelis quem de Avolo presbitero et de Freberga femina avunculos noster domnus Sen- forianus conquisivit. et libertos nostros in Artonosco filius Vic-

25 tore, et Vere, lohannis, lustebertus, Paulos, et Verissimus, lustina, et Bertildes, ipsa terra et mancipia in Sevelis in benefitio habent, tu heres mea sacrosancta ecclesia sancti Petri Novalitius monasteri), ut habeas volo ac iubeo. Capannas quem ad liberta mea, nomen superscripte Berteldi dedi, volo ut habeat, et ad 30 heredem mea aspiciat. Vobridio quem de Mauro conquisivi, et ad liberta mea superscripte nomen lustini dedi, quem Dadinus

(a) Afi. sabtus ripas (b) Mah ili on ebbe questa parola come un nome proprio di luogo. Non cosi Marion. A, Lancelot (presso Mabillon, p. 648), aderendo al giudizio del Mabillon, propone l'identificazione con Pian de Boung, Lo stile del documento rende assai probabile l'opinione del grande benedettino francese, (e) La

s finale, ancorché di prima mano, forse è in rasura, (d) Ms, cómutau (e) Ms,

Dedi

28

MONUMENTA NO VALICIENSI A

C, SVfii B

C. SLVttl A

habet, volo ut habeat, et ad heredem meam | aspidat. colonica Utronno ex alode parentum meorum Glasia, Pentus, Bullone, Muccunava, Bladonis (*>, tu heres mea ut habeas volo ac iubeo. similiter et res illas Maurovila, Rodanone una cum adiacentias earum, vel quìcquid de parentes nostros Dodone et Godane nobis 5 ibidem obvenit, et res illas quem (^> de Gondeberto conquisivimus, quem Marabertus in benefitìo habet, et illas res quem de Escus- sario conquisivimus, una cum mancipijs, terrìs, vel omnes adia- centias ad ipsa loca aspicientes. ista omnia suprascripta te sacro- sancta pcclesia domni Petri heredem meam habere volo atque io precipio. in Cronno, Luciano (^>, ex alode parentum meorum, et in Latiomaus ibi Mora anelila nostra manet, quod de geni- ' trice nostra Rustica michi obvenit. colonie^ in Gradosa quem ministejrialis ("'^ noster Baio in benefitio habuit, tu heres meam

ad ptf o di vaì. ut habeas volo ac iubeo. Quonaone in pago Vasense, una cum 15

ingenuiSy quem de Vuidegunde conquisivimus, Doliana in pago

Mi pHo « vé- Vendascino (•>, quem de ipsa Vuidegunde ad nos pervenit, et

superscrìpti liberti mei, lustìni, et Dadino dedimus, volo ut habeant, et ad heredem meam sacrosancta ecclesia aspiciant. in

nel pigo sute- pagQ Sigesterico, vineas et terras in Planciano, quem de parente 20

in M«r»if;iu e lao. nostfo Vuandalbcrto abbate conquisivimus. et in Massilia res

gW finitimi, . •! 1 1 TN

nostras proprias, casas, et ortiles, quem de avunculo meo Do- done raichi obvenit, et de avia nostra Dodina. similiter ad Pero, casas et ortiles, qui michi de parente mea Godane obvenit, et campos et vineas infra civitate, et portione nostra in Centronis, 25

nel p.go di Arie., et ad fontem Lisola terras et pascuis. in pago Arlatino, An- c. xLviii I giarias || et Vivario portione nostra, et ilia alia quem [de] avun- culo meo Dodone michi obvenit, tu heres mea habeas, volo ac

nd pago di Tou. iubco. Crouia in pago Tolonense una cum libertis ac colonis,

et servis, terris, vineis, olivetis, seu et adiacentias ad se aspi- 30

(a) Mabillon, e par con ragione , distingue M. da B. ^ di cui invece il Marion fa un solo nome locale; ciò nel testo, ma nell'indice dei nomi geografici li distingue egli pure, (b) Ms, qué Forse il punto va considerato come una macchia. (e) Le Cointe, Mahillon, Lance lot e Marion considerano questi due nomi com4 un nomg solo ; la mancania peraltro della virgola fra C. e L. non basta a provarlo. (d) La

e. XLViiB si chiude recando al margine inferiore rialis noster, cioè il principio dilla e. XLviii A (e) Di prima mano, ma per correzione. Forse prima tra scritto uenda

I. ACTA.

Bdentìs, te herede mea sacrosancta pcclesia sancti Petri monastcrie Novalids habere volo atque discerno, in pago Regense, Vuar- > dacelis, ìlio proprio nostro et ìUa ponione, quem de Godane con- quìstvttnus, una eum colonica in Cumbulis et in Pratalioni, qui

5 ad Vuardaceiis aspicit, ubi sìricarius noster Peter mansit, tu heres mea ut babeas volo ac iubeo. salines in ViuW, in pago Areia- ' aise, quem de Godane parente nostra ad nos pervenerunt, et t portione Siagric, quem de ipsa conquisivimus, una cum arias t**' , vìneis et olivetis, mancipijs, pascuis, | ibidem et in ^et illas saiines in Alterneto, Cattorosco, et in Leonio, i portione quam et quod de avimculo nostro Dodone ibidem conquisivimus. in pago Diense, Cassies sibi teptìs W et ' ponione nostra Bosedone (''J, quem de Siagria conquisivimus, una cum libems et servis, ve! adpendices suas, et iibenum nostro

15 Unebectum, et filius suos, quem ex alode de genitore meo habeo, ut habeas volo ac iubeo. in Ambillis ubi Gavioaldus servos noster manet, una cum cultura, quem de domna Siagria ad nos per- venit, quem ipse Unebertus in benefìtio habet, et illa colonica de ratione parenti mei Godane super Dederauso '°^ in pago Diense

20 ubi Orbicianus servos tnanet, ubi dicitur Riaciosco te heredem meam sacrosancta ecclesia habere volo ac iubeo. colonicas in '■ pago Attense, in Variates, et colonicas in pago Cavellico, At- ' lanisco, Quossis, PeccÌano<'>,| Torrido <8', qui mihi ex alode ge- nitrici mei Rusticp et avunculo meo Dodone obvenit. ista omnia

ij superscriptn, una cum adiunctis adiacentibus suis ad ipsa loca aspidentis, te sacrosancta ecclesia beati Petri apostoli Novalicis

pago di DiB,

I

[wgD ili Am,

milìa

dil

(1) Si vidoHB cinqui Olii partUclt congiunli infiriormntt l'iim l'altra, ibi farà UiUne dar Ikofo anchi od altri hlturi, carni iuu Mahillen 1 Marioa lui Vìa (b) La ueoHda i froviim da corriihnr, ma ( di prima mans. Ftrie 11

rw» CD , dccbi frinu ii^gcvaii iricoi Ora par chiara fd lij,ie>K uiu , ti* iti UatilleH. Marian prtfirl irrii itiu lignifita agri, campi, cf. Dhi Fairi.l.jSf. {z) li Mahillen i il Maria» li limitano a ripradurrt il \ <■]., di peraltro umbra icorrilto, 1 tali le (iuditi Lt Ceinti. (d) Solatimi

matpnaU dtt tic. xrii: Bcaodum, eit 1 l-cu«»iQe de Dye (e) Li Coitili conii dira cerrùlte il pana de dcriuio Cf.p.jjì. r. i}. (f) La prima z fu di prima man

initrla inttrlinitrmt»!: {g| Quantamqui dopo PeccUao minctri il ugno iT jfil<r^iifi tiHf, Li Cùintt 1 iiab illon ficiro di qaiili dui parali diu nomi fiograficì diiHnli t ptehatllmnli mm i" inguaiarono, siHint I'hm ni l'altra uhm finara tia ilal (iériHjicalo. Marion eomidira Pecciino Torrido comi il nomi di una ula healili.

e. L A

30 MONUMENTA NO V A LI CIENSI A

monasteri], te heredem meam habere volo atque precipio. co- lonicas in pago Diense, ubi dicitnr Macitha, una cum salines ad Verdone, qui ad Lavariosco corte nostra aspexerunt (*), quam de domna Siagrìa conquisivimus, te heredem meam habere volo ac iubeo. casalis in Tenegaudia una cum terris et pascos in ipso 5 monte, quem de Valeriano genitor meus conquisivit, te heredem meam sacrosancta ecclesia domni Petri monasteri] habere volo ac iubeo. et placuit michi in hanc pagina testamends mei adneai de alode parentprum meorum aviis meis Maurino et Dodinp, quem apud con||subrina mea Honorata fìlia Eptolen^ dmit^ mei, prò io pectionis (**^ titulum inter nos divisimus, noscitur convenisse! (*\ ut ipsa omnem portionem suam de ipsa facultate present[i]aliter(^) recipit et de proprietate nostre quod prò falcidia se nos ipsa vel heredis sui superstites fuerunt, estare, aut per lege recipere potuis- sent eis present[i]aliter ^^\ de proprietatis portione nostrp loca do- 15 minata ^^\ quem in pactionis nostra continetur, et scripte in fai* cidia reputata dimisimus, ut nullum quam tempore in postmodo ipsa nec beredes sui contra hanc testamento meo nec proiesta^s) nostra ambulare nec refragare debeant. quod si fecerint, pfna quod in pectionis (^^ nostre per commune consensum continet^*) 20 incurrant, et quod repitent, evendicare non valeant(^). et volo iberti liberati Ut omuis liberti nostfi, quos quas parentes nostri fecerunt liberos, lui stesso ap. et nos 1 postca fecimus, ut ad ipsam heredem meam^^) ecclesiam

engano al mo-

«^oj sancto Petro aspiciant, et obsequium et impensionem sicut ad

parentes nostros et nobis iuxta legis ordine debent impendere. 25 ita et in antia ad ipsa herede meam sancto Petro Novalicis mo- nasteri] constructa facere debeant. quod si contumacis, aut in-

(a) Ms, aspexer (b) Forse nel ms, può anche leggersi propectionis Si presenta V emendaiione prò pactionis Cosi lesse Le Cointe; cf. sotto^ r, 20. (e) Marion staccando noscitur da conuenisset oscurò il passo. In noscitur conuenisset vedremo una frase consueta ai documenti; e con essa il testatore comincia V esposi':^ione del patio da lui stretto colla cugina Onorata riguardo all' eredità dei suoi avi Maurino § Dodina. (d) (e) Mahillon presentialiter; Le Cointe e Marion presentai iter Forse la ì formava nesso colla t (f) Forf« denominata Le Cotn nominata (g) Le Cointe omme//e nec proiesta nostra Afa proiesta 5> /^ara^onò a u progetto » fDucange-Fabre, ^L S^j)' (h) La e e la ultima i sono bensì di prima mano, ma in rasura. Di certo si leggerà in pactionis (i) Seguiva un punto, che fu raschiato. Intendasi continetur (k) Le lettere nt, maiuscole, e in nesso. (I) Le parole heredem meam sono bensì di prima mano, ma in rasura.

e L a

e. LI A

I. ACTA. 31

grati ad heredem meam suprascripta ecclesia steterìnt, et revel- lare voluerint, tunc liceat agentes (') herede meam eos cum pietatis ordine cohercere, ut ipsi impensionem faciant, sicut ad parentes nostros et nos fecerunt <**>. quod si ingrati et rebelli prestiterint (*>, 5 twic quod lex de ingratis et contumacis libertis continet^'), cum iudice interpellatione et distruaione ^**) ad herede mea exolvant, et ad ipsa revertant, volo ac iubeo. et dono superscriptopago Gra- tianopolitano liberta méa SanctitildpC*), qui manet in Pino, cum filius suos Sicufrejdo, et Sigirico, Sicumare (^) et germanos eorum IO Helene, et Sigilinp, et in ipsum pago Gratianopolitano donamus liberto nostro nomen Gondeberto eunucu et germanas suas cum . omni rem, quem Vuindegundas ad parentes suos in Pagnanum per cessione dedit, volo ut habeat (s), et ad herede mea aspiciant. donamus liberta nostra Droctosenda cum filius suos, et habet 15 ipsa liberta nostra homo ingenuus, nomen Radbertus, dedimus Celseberto, colonica in Glisione prope de Arcia, volo ut habeat, et ad herede mea aspiciat. colonicas, terras et vineas domini- cales, quem locos lerator^**) noster in cessione, et Opilonicus (*^ usque nunc in benefitium (^) habuit, quem de Sicuberga <^> con- io quisivimus, volo ut ipse per testamento nostrum libertus fiat, et {^^^'J'^^fi^ ipsas colonicas sub nomen libertinitatis habeat, et ad heredem '^to^\aò^ meam sicut liberti nostri aspiciunt, ita et ipse sic facere debeat. TuìTSi^^ et si ipse de ipso mojnasterio sicut libertus se abstrahere vo-

ritonii in aenrì e. LI

(a) Cosi il ms, e il Marion, Mahillon Agentes (b) Ms, feceT (e) Le

evinte e Mahillon perstiterint Marion conserva i^ttil, che peraltro crede errore ^^ pent. (à) Le Co in te emenda distiictione^ e con ragione, (e) Aff . sci tildf ^tutiscono le due parole Ma hillon e Marion. {() A questa paro la precedeva una attira (forse o) raschiata, (g) Ms, habeant^ e cosi Mahillon e Marion,

^) Forse leuator (cf, Ducange^Fahre, s, v,), esattore. Cf. capitularìus^ poco sopra, e. XLnzB (ì) Le Co in te Opilionicos {Jis) L* amanuense dapprima aveva scritto

^efitio^ poi alla o soprascrisse v in modo da coprire la porzione superiore della o; Mahillon beneficiam; Marion benefitio (1) Forse Ricuberga, dalla quale Ah»

^one comperò altri heni, come appare dal presente documento.

(i) Allude alle disposizioni « de li- già il Savignt, Storia d. diritto romano « bcitis et eorum liberìs », Cod, lib. VI, nel medioevo, trad. E. Bollati, I, 347, tit VII, leggi 2 e 3. Al Codice Giusti- aveva osservato che nel presente te- oianeo allude Abbone anche altrove, stamento occorrono formule e costu- ma in modo meno determinato. Dig- manze proprie del diritto romano.

}2 MONUMENTA NO VALICIENS I A

luerìt, in pristina servìtio revertatur» et ipsas colonicas, et ipsi

monachi ad parte herede meam sancti Petri monasteri} respi-

siccome tuo fio ciant. et illud michi in hunc testamento meum addere placu[i]t(^>9

e rotore Scmfo- , . iu\ e> e j

riano, vescovo di Ut dum et doumos patrunus c*^ roeus Semfonanus condam episco- uto'aqneiuchie- patum Vuapcncense in suam habuìt gubematione, et devotione 5

sa la parte di un * * ^ ^

possesso in vai di guf , Ut medietatc de Rogationes <*) portionis ipsius, in valle Se-

AbSSST, dolo non g^cla, ad ipsa ecclesia per sua esturmenta delegare voluit, et

oppòstodie^g^ diebus vitp sup tutillam meam in suam habuit recepta potestate,

fJTcacciato'd^u^ et apud nos nuUam deduxit ratione, et dum per lege nulla éxinde

s\ia sede, cosi Ab- j i ri /^\

bone dona aiu potuit delegare» et facultates nostras mdivisas remanserunt w, io

chiesa di Gap al-

cani terreni nel ipse Carta donatlouis dc mcdietate locello nostro commune de

pago di Riez; *■

Rogationes (^) in valle Sigusina ad iam dieta ecclesia sana^ Marip

e. LII A

Vuapenceuse, quod scripserat dum et lex hoc|prohibit('\ et postea ipse de ipso onos^^) episcopato a malis hominibus eiectus fuit, et ipsa portio de Rogationis ^^ ad ipsa ecclesia Vuapencense num- 15 quam fiiit tradita, nec recepta. ideoque nos tam prò anim^ nostra remedio, quam et prò ipsius suprascrìptus patruum nostrum com- muni ratione domno Senforiano, donamus ad ipsa ecclesia sancte Marie Vuapencense locella nostra in pago Regense, nu[n]cu- pantes (^) Braccio, una cum Voconcio, quem de parente nostra 20 Godane ad nos pervenir, una cum libertis ac colanis (') et servis, domibus, pdifitijs, terris, vineis, campis, pratis, pascuis, silvis»

(a) Ms, placut ; Le Cointe e Ma biììon placuit ; Marion placu[i]t (b) Forse si correggerà patruus come fece Le Cointe. Infatti il vescovo Semforiano altrove in questo stesso documento è da Abbone chiamato, or avunculus, or patrous A meno che patronus non alluda qui alla tutela che Semforiano avea allora sopra Abboni; tocchi i improbabile, poiché di qui a poco fr. jyj, e pur nello svolgersi dello stesso argomento, Semforiano è ancora detto patruum (e) Nel ms. un rigo finisce dc- e il rigo seguente principia rogationes; Mabillon conservò derogationes , mentre Marion spe^ò il vocabolo in de rogationes Le Cointe de Rogationes^ pensando ad un nome topografico. Terraneo pensò a Royans, nel Delfinato, ma è certo trattarsi di un nome topo- grafico, da cercarsi presso Susa; cf. Rogationis, alla e. xlb. (d) Ms, reounser (t) Le Cointe de Rogationes; Mabillon derogationes; Marion de rogationes (f ) Qui nel ms. segue un brevissimo spazio bianco, di cui non tennero conto Ma billon e Marion, ig) Le Cointe de Rogationis; Mabillon derogationis ; Marion de rogationis (h) Ms. e Marion nucupantes; Le Cointe e Mabillon noncu- pantes (i) Mabillon mutò in colonis Ma colanis ricorre di qui a poco (e, Linj assieme con colonis; si spiegherà per abitanti (asincolae/.

(i) Forse alludesi a Cod. lib. V, proibito al tutore di donare i possessi tit. xxzvii, legge 16, dove viene del pupillo.

omnia et ex omaìbus quìcquid infra ipsum pago Regense, ad ipsum Gractio et Voconiio aspicere videtur, preter quod supe- rius scriptum est, quod dum heredem meam ecclesia sancti Petri dedi, ut tam prò anime nostre remedie f'', ut dtximus, quam et prò devotione patruum || nostrorum domno Senforiano in lumi- naribus ipsius ecclesie, et prò substamia pauperorum, perhennis temporibus profitiat in augmenus, volo ac iubeo. einmoqucf'l donamus ad ipsa ecclesia sancte Marie Vuapencense locella nostra in ipso pago Vuapencense, nu[n]cupante (" Ruarmo, Ambillis in

t Taraone, una cum lìbertis ad ipsa loca aspicientes. in pago Ca- Tcllico. Memiana, quem domnos et avuos noster Marro W con- dam de domno Cunimelino episcopo»'' conquisivi!, de ista omnia suprascripta, dum adiiuc vixero, usum et fructum miclii rcservo; posi obttum quidem meum, quandoquidem Deus volucrit, agentes

; ecclesie sanctf Marie Vuapencense ipsa loca recipiant et habeant volo ac iubeo. simile modo donamus ad ^'cclesìa sancii lohannis Baptiscc Maurogenna in luminaribus ipsius sancii loce, et prò anime nostre remedio, loca nu[n]cupantis <•' in pago Gratianopoli- tano Crispiaco, quem de Siagrìa conquisivimus, || Abrici colo-

0 nica in pago Viennense, quem de ipsa Siagria ad nos pervenit, Macciono, quem de alode parentum (*> habeo et in commuta- tionis W causf ad ipsa casa Maurogennica prò colonicas in Ve- navis, in valle Segusina, dedimus. Vircarias in Malenciano, quem ad filio Beneiino servo sancii lobanni prò ingenuitatis dedimus,

[ ipsa vero loca, una cum colonis ac colanis (''>, servis, libertis in ipsa loca commanentes, cum omnes adiacentias ad se pertinentes, in lutninaribus ipsius ecclesìe sancto lohanne Maurogennica, et

A S. Mirli di Gip

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(1) Nulla consta sulla seJe di que- sto vescovo. Le Cointe. op. dt. VI, 4}i, propende per Cavaillan, G. T. TutHANEO duunse da Mabillon, le Ufi. p. 469, che un omonimo era prima del Ó78 vescovo di Embnin; Mtitmutnta Savalititiuia,

l'identilicaEionE i sommamente proba- bile. Secondo DuCMEsNE (FasUs, I, 181) un (1 itili eri ui e era vescovo di Embrun negli anni 6)0 e 654: nessun vescovo di tal norat egli menziona (p. i6ì) sotto Cavaillon.

J

1

34 MONUMENTA NO VALICIENSI A

prò substantia pauperorum volo ut habeat et proficiat in aug- Aiu aoicitsima mcntis. donavimus dulcissimp nostrp^'^ Virgilic loca nu[n]cupatis^> !Ì?*pÌS*V*S"' in ipso pago Vuapencense Laciomaus et Lecentiaco (*), Cassa-

tna giUi nei pagi di Gtp,

RiJ^STV™^ niola, Ciconiola, quem de domno Vualdeberto episcopo (*> et de slw^'d^^^ domna Siagria et Vuidegundp et Deo sacrata Ricuberta femina 5 V* esa, fiu e. j^ jp^^ j^^^ conquisivimus. similiter et | in pago Segisterìco

e. LUI

C. LIV A

Lavarìosco, una cum omnis adiacendas suas, quanto infira ipso pago Sigesterìco ad ipsa corte aspicere videntur, quem de domna Siagria ad nos pervenit. etiam et in pago Regense Cinicino, quem de domno Vualdeberto ad nos pervenit. in ipsa vero loca, io una cum ingenuis, libertis ac colanis ^^^ et servis, terris, domibus, edifidis, mandpiis, campis, pratis, pascuis» silvis vineis, cum omnis (®^ adiacentias earum ad se pertinentes, ut habeas volo, propter quod in ipsos pagos' Sigesterìco, Regense et Vuapen- cense, ad heredem meam ecclesia sancto Petro monasteri] No- 15 valicis dedimus, ut habeat, volo ac iubeo. et placuit michi in hunc testamentum meum plenissimam voluntatem scrìbere, dum Dacché u Teseo- et domuos et in Christo pater noster Vualchuni episcopus ^*> ab

vo WaIouio gli fi» , , , . .

di aiuto nella co- initio incoationis opere I fundamentum ecclesie sancto Petro mo-

struzione della r ii ^ »

N<Ì^cicnfc'***^a oastcric Novalicis heredem meam posuit, et usque ad culminis 20 MlJei^rdcS" m^ consumationis fabrica perduxit, et in omne opere edifitiorum r*abba*temoi^%t adiutor et gubernator stetit, ut dum ipse advixerit, sub suo no-

softituisca un al> . I . . .

tre, mine et gubernatione et nostra commune ipse monastenus

sancto Petro heredem meam cum omnibus rebus ad ipsum de- legandis consistere valeat. et, quod humanum est, quando abbas 25 de ipso monasterio de hac (^^ lucem migraverit, tunc abbate, quem ipse domnos Vualchuni episcopus in ipso monasterio ele-

(a) Può essere che abbia ragione il Pingon, secondo il quale dovremmo leggere dulcissime [filie] nostre (b) Ms, e Ma rion nucupatis ; M abili on nuncupatis (e) La prima e, sebbene di prima mano, proviene da correzione, essendo sostituita ad i; Afa- billon e Marion leggono Licentiaco (d) M ab il lo n accolanis (e) Ms, omis (f) La a proviene da correzione, di prima mano, in luogo di o

(i) Nella Gallia chrisL I, $43, si identificarsi con « Vuandalbertus ab-

registra un Walberto o Wolberto tra i « bas », che Abbone ricordò testé

vescovi di Arles verso il 684. Niente (e xlviii a, p. 28, r. 21) come suo

di nuovo nella serie data dal Duchesne, parente.

Fastcs, I, 253. Non sappiamo se que- (2) Di Walcuno vescovo (di Embrun)

sto « Waldebertus episcopus » sia da si parlò nella nota i al doc. i, pp. 7-8.

I. ACTA.

gere volueric, ibidem mittat, et ìpse abba, vel sui monachi taliter %'^'^^'^ agant, dum et ipse domnos Vualchuni advixerii, qualiter ipse eos Jot'*'™^* 'lì spirìtualiter monere voluerit, et licentia non habeat W de ipsis ™'^pV,"i rebus oliud fjciendi, iiisi quod Ìpse suprascriptos domnos Vual- i^cvi j> mi lu

j cbuai episcopus prò commiine utili||tatem ipsius monasierij cis pn'mn" mo iusserìt. et ita miclii pLicmt addendo, ut omnis facultas mea, '"■i=- i}u«m per hunc testamentum meum vel epistolas ad ipso mona- sierìo delegavi, dum ec ego et ipse domnos Vualchuni advixe- rimus, sicut iam dictum est, sub suo nomine et nostrum diebus

IO sue ad profeaum iam dìcii mosasterij consistere valcat. et si michi superestis W fucrit, diebus viti; sut; in sua permaneat po- tcsuie. et quisUbet, quod esse non debet <'>, de monachb ipsius monasterìj contumax aut corruptor fabulis insidìarum contra iam dictum docnno Vuaìcjiuni episcopo estlterii, aut rebellare vo-

IJ luerìt, licentia babcat eos iuxta qualitatis opere su^ cohercere, et sementia iuxta canonica regula sancii Benedicti institutionis iudicare. et si noluerit se in sua casdgatione corrigerc, et re- beUis extiterit, || licentia habeat eum de ipsum monasterio in sua contumatia eiccre. dono ad suprascripta beredem meam sacro-

30 Sancta ecclesia sancti Petri monasterij Novalicis, terras et vineas, ana cum mancipijs in Matanatìs, quem de alode parentum meo- | rum habeo, quem Berolóos (''' in bencfitio habuit, volo ut habeas ' ac iubeo. dono fiJelis meo Protadio res ÌI!as in pago Vuapen- cense, ubi dicitur Semprugnanum, cum adpendices suas, quem

Ij de Agloaldo couqucsivimus, et illa portìonc, quem de Maurengo clerico prò sua infideliiate, quod nobis mentivi!, et per verbo do- minico conquisivimus, dum et ipse nobìs mentitus fuit, ipsas res palatius (') nobis cessit, volo ut habeat. donamus Tersi? filif ó^"ÌtStbli^

(l) Font Uggirà babeiat. cerni scriiit gii Li Coiale. (b) Mi. lup^slii; tali* f taiU'at* ai innari S'avverta cbt la e iHltrliiuala rdh ioIs Ì difrim* man», ma antera nan frevUni da ccrrt^ioiu, Maiiìinti Ugge nìj^ana, maitre Marion frtftrùti supenlis; Le Ceinte iup«rsm ?^(I mi. dopo questi vece, eht ì rultimt del riie, nvi UH ireve ipa^ie biatico, probahilintnle lasutle. (e) ìlaiillon » MotieK <biiuf«iB Ira parenteii il Iratlo quod euc non dcbct [i) EsallamiHit il tittilhn BcFOls»; i»eieltamenle il Marion Berokos Le Coiale Bcrraleai M FtTie mafamtnle Maiillen i Marien fef. a p. 466) tcrtiiero Palilius, ^lun' ehi tiomi pirianale. S" iKlendiri del regio /lalo^^a, chi della fuihlita ihr. ean fluAV», allribui ad AbUne i bini del menlitorr. Li CoJnlC PiU- oitrande d'averne inleio il rìgmficatff.

bone .«lun- :hlcu Nd<i- g fedele Pro-

e. LVI k

36 MONUMENTA N O VALIC lENS I A

morite di Teudiido Honorìc liberti (*) nostre, quem Teudaldos de Seffuciu huxorem

di Susa don*, nei ' ' 1 O

T^ì'^gÌmom?*^ habuit, res illas qup fuerunt Riculfum filium Rodulfum condam, tJ?J«d*^T^**eÌ quem prò preceptione domno Theoderico|rege(0, et illuster vero^> lo\ìUneììo), ^- domno Karolo (*) in pago Diense, Vuapencense et Gratianopoli-

ronotoltiARicnlfo, . . ... t>i J ^

quAndo xxtidi i tano conquesivimus ; preter colonicas m pago hbredunense» m 5

Franchi e passò •»,y,, , . T%ti Ji

Saraceni. Velencio, quem ad monasteno sancto retro herede meam dele-

'• ""^ gavimus, dum et ipse Riculfus apud gente Sarrace[n]orum ad

infidelitatem regni Francorum sibi sociavit et multa mala cum

ipsa gentem pagana fecit, volo ut ipsa Tersia ipsas suprascriptas

facultatis habere debeat, et volo ut liberti nostri filij Vualanc, io

Dona alcuni li- q^jj^ ^Ij^s j-es quem ipsius Vualane dedimus, ad herede meam

berti, COI loro oc- * * '

?Lude^«*X^r pcclesia sancto Petro aspici ant. dono liberta mea ad herede Jo*sse«f*chc "^ul meam ecclesia sancto Petro nomen Fredbcrga, uxore Tasculfiim, non fossero nomi- ^^^ nepotes ipsìus Frcdbergc, in Etonc (^>, aut in Pareliano ma- nere videntur, ut liberti cum (**) eorum res ad ipsa ecclesia aspi- 15 ciant volo ac iubeo. et notamini in hanc^^) pagina testamen- tis II mei addendum placuit, dum et provintias iustas (^) ad gentes Serracenorum dissolutas et dìstructas sunt, et tam liberti no- stri, quam et servi et ancillas, utriusque generis, per plura loca vicinorum per necessitate dispersas fuerunt, volo ut ubicumque^s^ 20 adgentes ^^ heredem meam monasteri] sancto Petro Novalids constructum, eos invenire potuerint, ut licentia habeant in eorum, absque cuiuslibet contradictione, revocare dominatione. et sicut ad parentes nostros et ad nos aspexerunt, ita et ad herede meam ecclesia sancto Petro monesteric Novalicis aspicere debeant, 25 volo ac iubeo. et volo ut Gislaramus libertus noster et uxor sua, quem de domna Siagria ad nos pervenerunt, una cum co- lonicas illas, quem eis in Cornano in pago Gratianopolitano de-

(a) Strano è l'errore del Pin flotte , che credette trattarsi della ter:ia figlia di Ah' bone, di nome Onoria: tcrtiae (filiae)... Onoriae Si meraviglia che non ricordi la seconda figlia. (b) Cioè viro (e) Mahillon e Marion Etone^ legione f or

dubbiosa, poiché la t pub aversi anche per una e (d) Ms. liberticam (e) La h

pare (ma pur certo di prima mano) corretta da k (f) Emendisi istas Li Coinie istac (g) Ms. ubicuq; (h) Ms. ad gentes, e così Marion. Le Cointt e Ma» billon Adgentes La formula e nota. Mahillon, pp. 484-8^; cf. sopra p, jj, r. 14.

(i) Teoderico IV re dei Franchi. (2) Carlo Martello.

aàiiorttunvoné- oniwra eoctày. cju

{bcMnte'fifco Mtn1ibraf<p-iini!fUA non ixeleeer. fbfulmum*^ anmu

t^gw Xbho yyune -tcftttm«w

ScmpJj«»rum»rmr-ctariflVm«Cffl .^O^ SjtaiUCfar'dat'iMTtmC.F^

e. LVI B

C. LVII A

I. ACTA. 37

dimus, ut ipsas habeant, et ad herede meam monasterio sancto Petro Novalicis aspicere debeant. et illa qup non || sunt nomi- nata et ad nostro iure pertinet (*) et alicubi non delegavimus, volo ut ad herede meam perveniant. et si qua karaxatura, aut 5 litteratura ^^ in hanc paginam testamentis mei reperteque ^^^ fuerint, nos eas fieri rogavimus. dum et non semel, sed sepius eum requisivimus et humiliter preco^**) domnis^*) principibus, g'!"^^*/?' vel omnium potestatibus (0 et episcopis, per Patre et Filio et q'^'fouit^S Spiritu Sancto, qui potestatem dominandi regendi habeatis, ut chTr^wero^

1 \ ^ * I 1 che coM coni

IO hunc voluntatis nostrp, quem per hunc testamentum meum ad medesimo, heredem meam ecclesia sancto Petro monasterio prò substantia monachorum et pauperorum delegavi, ut in nullo permittatis con- vellere nec irrumpere, ut ad augmentis mercedis vestre commune pertineat. et si quis sperat hoc («) temerario contra hanc volun-

15 tatem meam quem || promptissimam devotionem conscribere rogavi insidiator extiterit, et sese [reformare] noluerit (^), iram cplestem incurrat, et ad communionem omnium ccclesiarum excommuni- catus appareat, et insuper inferat ad ipsum sanctum locum heredem meam sociantem fisco auri libras quinquaginta^*), et quod repetit

20 et vindicare non valeat, stipulatione prò omni firmitate subnixa. ^ Ego Abbo hunc testamentum a me factum subscripsi (. .. con-

scripsit) (^). Rusticius (^^ vir ("> clarissimus subscripsi.

(a) Forf« pertinent (b) Terraneo t legendum ìitun » Nel Dueange^Fahre, V, 126, n suppone che litteratura sia una forma speciale di scrittura per litura E litura ìeggesi in una f ormala corrispondente nel testamento del vescovo Berterammo (cf, Mabil- lon. De re dipi, p, j^J, Parimenti nel testamento diErmenirudo (ivi, Suppl, p. ^4), (e) La prima r, sebbene di prima mano, è correzione, forse di t (d) Brevissimo

spaiio bianco, di cui non tennero conto Mabillon e Marion. (e) Questa parola nel ms. è scritta intera ; ma pare che V amanuense dapprima intendesse abbreviarla, poiché alla d aveva fatto seguire una n, che poi mutò in o (f) Pare che nel ms, a <{uesta parola segua un breve spazio bianco, (g) Forse da leggersi ausu Cosi pure parve al Le Cointe, (h) Ms. sese noluerit; Mabillon sese ... noluerit; Marion sese noluerit [reformare] Le Cointe et esse voluerit (i) Si ricordi che il Baldesano

(V. sopra, 5 D) intese che U cinquanta libbre dovessero andar divise tra la chiesa ^d il fisco. Nella carta di Vandemiro e Ercamberta, a. 6^0 (Mabillon, p, 472), si ha una frase quasi identica alla nostra : « una cum socio fisco auri libras . . . «. Nella dona' ijone di Teudaldo conte, a, ^^^ {ivi, p, yoj): cum soci ante fisco b. (k) Le quattro note tironiane qui apposte sono cosi alterate dal copista, che non n*e chiara la lettura. Tut- tavia l'ultima nota da Guglielmo Schmitt di Colonia e da T, Sickel fu letta con- scripsit (1) La seconda ì fu inserta interlinearmente, di prima mano, (m) Ms. uel

38 MONUMENTA NO VALICIENSI A

^ Magnabertus vir clarissimus subscrìpsi.

Vuidbertus vir clarissimus subscripsi.

Semphorìanus vir clarissimus subscripsi (vir clarissimus) (•).

Vitalis vir clarissimus subscripsit.

III. J60-62 (?).

Fonti. B Cod. Vat. Palat. 577 della fine del sec ix, ce. 6-6 b, donde: G. E. Pertz, Mon. Germ, hist., Leges, 1, 29-30 (coU'a. 765) e A. Boretius, Capitu- ìaria regutn Francorutn, Hannover, 1 885, 1, 22 1-22 (coll*a. 760-62). Il ms. yenne, in mio uso, rivisto dal rev."® P. Giuseppe Cozza, vicebibliotecarìo di S. R. €• Ne pubblico solamente il principio e la sottoscrizione che a noi interessa.

NOMINA episcoporum seu abbatum qui apud villam publicam Attiniacum 0) prò causa religionis ac salute animarum con- gregati, s)modali conventu inter cetera salubriter . . Asinarius abba ^^^ de Novalicio . . .

mi.

Fonti. Il testo del diploma andò perduto, ma viene citato nel diploma del 26 giugno 770 di re Carlomanno e in quello del 23 maggio 779 di re Carlomagno.

Pippino re privilegia il monastero della Novalesa, confer- mando le disposizioni e le elargizioni fatte (726) a suo favore da Abbone.

V.

768.

Fonti. Nessun diploma di Pippino in favore della Novalesa è a noi pervenuto. La concessione della immunità è accennata nel diploma 23 mag- gio 779 di Carlomagno; de' beni elargiti si fa parola nel contrastato di-

(a) Cosi credo si debbano interpretare le due note tironiane che seguono alla sot" toscri^ione, (b)Ba5 Boretius abbas

(i) Attigny, piccola città nel dipartimento delle Ardenne.

I. ACTA. 39

ploma, 814, di Lodovico il Pio. Almeno il secondo di questi due diplomi accenna ad un documento di Pippino diverso da quello ricordato da Carlo- manno nel privilegio del 26 giugno 770.

Pippino re concede al monastero Novalìciense pien» immunità giudiziale, e lo arricchisce con offersioni.

VI.

7^9 ottobre, Chamany (?).

Fonti. A Pergamena originale neirArchivio di Stato di Torino. Misura 0,65 X 0,22. È a strette ripiegature, come avviene nei diplomi più antichi, nei quali la piccolezza del sigillo non esigeva ripiegature larghe. La scrittura minuscolo -merovingica è nitida e abbastanza regolare; il primo rigo, la segnatura reale e la ricognizione cancelleresca, sono scritti in ca- rattere sensibilmente ingrandito, sicché si potrebbero dire in « lilterae grossae », quando a tale espressione non si volesse dare un senso ristretto. Il diploma è scritto per intero dal cancelliere Maginardo, che è il solo cancelliere di Carlomamio di cui ci sia pervenuta notizia. Sul verso, una mano del se- colo xn (e quindi posteriore a quella che compilò il regesto dell'atto del 726) scrisse : « Pr^ceptum Karlomanni regis de theloneo » ; a queste parole fa se- guito immediatamente la registratura : a obscurum in legendo, Andreas Pro- «vana prior de anno 1502». Del sigillo, resta una parte, ma senza che alcuna impronta vi sia visibile. Unico segno di punteggiatura è il punto fermo, che ordinariamente viene impiegato a staccare frase da frase, ma talora è inserto in una stessa frase (p. es. : « prò . oportunitatem »), e perfino anche neir intemo della parola composta : « quibus . libet ».

B Bernardo Bazano nel 1721 curò la trascrizione di questo documento « dal suo proprio originale signato e sigillato . . . scritto in carattere antico », e lo inseri nella sua raccolta, ce. 30-32 (Arch. di Stato di Torino, Nova- Usa, busu II). Essendo necessario render conto del valore delle trascrizioni dovute a questo notaio, rilevo ch*esse sono abbastanza esatte. Lasciò tuttavia che si modificasse talvolta V ortografia (originale « vecariis », B « vicarijs » ; originale a conpereat », B « comperiat » ; originale <c domno », B « domino » ; originale « monastyrìi », B « monasterij » ; originale « telloneo », B « the- « loneo » &c.), per modernizzarla. Più di rado sciolse male un' abbreviazione, 0 modificò leggermente il testo (p. es. originale « inlust[er] », B « inlustrìs » ; originale « discurre », B « discurentibus » &c.). Due veri errori commise trascrivendo « eorum » con a usu » (r. 4 dell'originale), e « Calminciaco » con a Cadmoniaco » (r. io dell'originale). Nella segnatura ommise la f .

I

Dal Baiano dipende Muratori. .Int. Ital. li, 19- jo, cui la copia fu comunicata da Lodovico Caissotti, presidente del Senato di Torino. Modifica il testo soltanto in pochi luoghi, forse coll'inteniione di emendarlo; è notevole sopra tutto che dove il Bazano legge esattamente a oportunilatem alque serenitati nostrae

supesserint ■, Il Muritori modifica : a op. auribus sercoltatìs aostrae suggcs-

serintB (r. i dell'originale). I! Muratori, nell'assegnare la data a questo diploma, è incerto fra il 768 e il 769. Dal Muratori dipendono le due copie di E. De Levis, l'una nella raccolta di documenti Novaliciensi, l'altra in appendice ad una delle sue trascrizioni del Cbroa. Naval (arcli. dell'Eco- nomato). Quest'ultima dipende dall'altra, ed è più scorretta, ma porta una emendazione che potrebbe dipendere da una visione dell'originale ; nella se- gnatura cioè, oltre a due modificazioni errale, ha di pld k f, nel posto e nella forma conveniente. Per la data, il De Levis segue il Muratori. E dal Muratori copiò pure il Terraneo, Tahul. Ctlto-Ligust. I. a. 769,

C Pietro D atta in Mou. hìst. fair., Charl. I, 30-21, n. io, da A, ma nella data scrive col Bazano: nCadmoniacoD. Muratori e De Levis: « Codmoniacon,

D Teodoro von Sickiìl, iVoti^i'e t Iraicrìiioni dei diplomi imperiali e reali itlU cancclUric d' hnUa, fase. I {Homa, 1892, coli, i-j, colla riproduiione in elioiipia, tav. 1), ila A. L'ediiione accuratissima de! testo è preceduta da ampie e preziose noti ile diplomatiche,

BóHHER, Reg. n. ji ; Sickel, Ada Karol. C, j (11, 15); Muhlbacher, Rtg. d. Karol. o. 117.

Metodo di pubblicazione. Si riproduce l'originale, nel quale l'unico segno di punteggiatura è il punto. Noto che la ndisposition co- mincia con Proplerea b, con P maiuscolo.

' " (Q : Carlomannus gr.icia Dei rex Francorum, vir inluster, om- jj°"- nibus episcopis, abbatibus, coniiiibus, vecariis, centenariìs, vel omnes missos nostros ubìque discurrentibus. illud enìm ad stabilitateli! regni nostri proficere crcdimus, si id quod sacerdotes prò oportunitatL-m, atquc serenitati**' nostrae sugiesserint, liberiti j animo obtemperainus et ad effectum perducimus. igitur om- nium fideiium nostrorum magnitudo conpereat, qualiter nos prò i«Ji mercedi nostre f*"' augmentum, tallter ad petitionem venerabili «u- viro domno Asinario abbate ad casa sancti Peiri Novalicio mo- p^ nastyriì concessimus, ut infra regna Deopropicio nostra, ubicumque k *^o ipsi homines monnstyriì prò eius utilitatem negociaodum per-

(h) Dapprima h icriha.

I. ACTA. 41

rexerint, aut de quocumqup loco alìquid prò necessitatem ipsis Jf«^»^° ,••" monachys^*^ conferre ad ipso monastyrio aut adducete viden- ^^i,**** *"*p°* tur, nullo telloneo, nec pontatico, aut uUa reddebutione de hoc quod fiscus nostet recipere, vel sperare potuerat, tam de carra, 5 quamque de saumas, sive de navali remigio, et quod ad dorsa eorum homines conponarc vldentur, aut de eorum pecora, vel de quibus libet causis ^\ nulla, ut diximus, exinde solvere, nec reddere non debeant. propterea per presentem auctori- tatem nostrani iubemus atque omnino praecipimus, ut nullus

IO quislibet de vobìs, aut de iudiciaria potestate, sive de missis no- stris, ut diximus, ipsos homines memorato abbate eiusque suc- cessoribus, qui ad ipso monastyrio aspiciunt, nullo, ut diximus, telloneo, nec pontatico, sive rotatico, aut quod in saumas vel in dorsa conportare videntur, requirere nec exactare non faciatis, nec

^5 de eorum ovibus prò pascuis discurre (^) pontatico nec agrario, non exactetis, sed nec ad ambulandum, aut revertendum, prò ipsa pascua eis contrarietatem non faciatis, nisi sicut in nostra ^elymosina ipsum benefìcium ad praedicta ecclesia concessimus, ita, absque uUius repetitione, nostris et futuris temporibus ad

20 ipsum monastyrium perduretur. et ut haec auctoritas fìrmior vel in antea melius conservetur, de anulo nostro subter sigillare stu- duimus.

; Signum ^ Carlomanno gloriosissimo rege.

(C) Maginarius recognovi et subscripsi (Maginarius reco-

25 gnovit et subscripsit) (**> (SI).

Data in mense octobrio in anno primo (0 Carlomanno glo- riosissimo rege. actum CaUninciaco (*) palacio publico in Dei nomine feliciter.

(a) Corretto di prima mano da manachys (b) Corretto forse da causes ; peraltro ''•Ci se fu cominciata, non fu terminata dallo scriba, {e) Forse si leggerà: discur- f«[ntibus], come preferirono il Bacano, il Muratori, il De Levis. Il Sickel Propone discurrendis o discurrcntibus (d) Le note tironiane, alle quali corrisponde

V^^nto sta fra parentesi, furono interpretate dal Sickel, nella sua edii^ione.

(0 Osserva il MOhlbacher (R<;^. (2) MOhlbacher (/?tff. n. 117) prefe- rii 7) che Tanno i del regno di Car- risce identificare questo luogo con 'Omanno terminò col giorno 8 otto- Chamany, dipartimento della Marne, •^^ 769. cìrcolo di Reims, cantone di Villc-

Monununta Novaliciensia, 3*

42 MONUMENTA NO VALICIENSI A

VII. 770 giugno 26y Neumagen.

Fonti. A La pergamena originale pare siasi conservata almeno sino al 1721, poiché il notaio B. Bazano afferma di averla veduta (cf. quanto dissi in tale riguardo nel lavoro Ricerche siilV antica bibliot. del monast. della NovaUsa, Torino, 1894, pp. 119, 122, 130). Vero è che il testo che questi ci del documento è cotanto scorretto, in confronto alla copia da lui fatta del di- ploma del 769, da farci quasi nascere il sospetto ch'egli stesso abbia avuto sott* occhio una inesatta trascrizione. Per ispiegare quel fetto supporremo molto trascuralo rantìco scriba di Carlomanno. Molto probabilmente allu- deva a questo diploma TAllavardo, che negli inventari 1 502 e 15 12, subito dopo aver descritto l'altro diploma, ricorda : « Privilegium antiquum et lUegibile » (inv. 1 5 12), ovvero : « Aliud privilegium simile proxime precedenti » (inv. 1512), cioè « inlegibile propter antiquam et inusitatam litteram ».

B Bernardo Bazano, nella sua raccolta, ce. 36-40, inserì questo di- ploma; nella sottoscrizione (priva di data, ma certo del 1721) dichiarò di averlo tolto « dal suo proprio originale scritto in carattere anticho, signato « e sigillato ». La trascrizione, come abbiamo avvertito, è scorrettissima. Qualche correzione quiete » sostituita per due volte a « quietem ») di mano posteriore, aumentò il male, lungi dal correggerfo. Attribuisce il documento a Carlomanno II. Di qui dipende il Muratori, Jnt. ItaJ. II, 19-22, cui il diploma fa comunicato da Lod. Caissotti, presidente del Senato di Torino, coiranno jCx^ o 770. Dal Muratori dipendono le due copie di E. De Lcvis, di cui Tuna sta nel fascicolo contenente una raccolta di documenti Novali- cicnsi, e l'altra sta ad illustrazione di una trascrizione del Chron. KovuL (arch. dell'Economato); quest'ultima copia dipende dalla prima. Dal Mura- tori copiò pure il Terraneo, 'rahul Còlto- Li^nst. I, a. 769-70.

C Pietro Datta in Mon, bist. patr., Chart. I, 56-58. n. 34, da B; come il Bazano, egli pure attribuisce il documento a Carlomanno II di Ba- viera e all'anno 878.

BòHMER, Reg. n. 36 (colla data 770 giugno 20); Sickel, Ada Karoì. C. 11 (colla data 770 giugno 26); Muhlbacher, Rc^. d. Karoì. n. 124 (id.).

Metodo di pubblicazione. Ponendo B a base del testo, cercai di correggerlo, attenendomi alle sue fonti. Il De Levis (copia seconda) aveva notato che in questo diploma si trovano trascritte alcune formole

en-Tardenois; può corrispondere an- parecchi villaggi denominati Cha-

che a Chamouniz o Chamoux nella mony ; cf. Manno, Bihlio^r. storica

Moriana, o a Chamonix delia diocesi deiili Stati della vionarchia di Savoia,

di Annecy. Nella Savoia si hanno IV, 317.

I. ACTA. 43

dell'atto di Abbone, 726. Il Sickfl, ÌViciter Sitinnc^sherkhe, XLVII (a 1R64), 458, confermollo, quantunque egli pensasse anche al testamento (cf. Urkim- denkhre, I, 129 e 133). Il tratto « et ut adsolet humana-ipsum promoveant e abbatem » è desunto quasi alla lettera dall'atto del 726, al quale qui si il nome di « privilegium », Ne dipende il passo sull'orazione, benedi- zione &c. Ma sopratutto il diploma dipende dalla formola I, 2 di Marcolfo (ed. Zeumer, p. 42 sgg.; Roziére, Recueil general J.'s formuks, II, 734 sgg. n. 575). Il SiCKEL (Urkundenhhre, I, 115) notò che questa formola pro- babilmente dipende da un diploma di re Dagoberto, del 635 (Mon. Gcrm, bist., Diplom. Merow. pp. 16-18, n. 15); il nostro diploma corrisponde assai più alla formola, che non al documento di Dagoberto. Nel testo dipen- dono dalla formola : !'« arenga » per intero (la « promulgatio » manca), la a narratio » in gran parte, la « dispositio » per più che la metà (manca la « sanctio »), e la « corroboratio ». L' influsso del documento di fonda- zione del 726 si fa sentire specialmente sia nella prima parte, sia verso la metà della « narratio », oltre che in qualche frase anche della « dìspo- « sitio ». Tranne le due menzioni dell'abate Asinario, e il ricordo di re Pippino, quasi nulla c'è di nuovo nel presente diploma. Va p. es. osser- vata la corrispondenza fra i rr. 13 sgg. (p. 7) dell'atto del 726 una cum con- « silio domno & in Christo patre nostro Vualchuni episcopo » &c.) e il cenno sulla fondazione dell'abbazia, che s' incontra al principio del presente diploma (r. IO sgg.). MDhlbacher, Reg, n. 124, identifìca a Ncumago » con Neumagen.

CARLOMANNUS (*) grada Dei rex Francorum vir inluster 0\ d^l^c^' " oportet enim clementiae regali (^) ut inter ceterorum (**) pe- titionis sacerdotibus debeat benigna (') accomodare aurem, ut quod prò timorem divini nominis postulatur, ponatur procul 5 dubium ad eflFectum, ut fiat in mercedem coniunctio. dum prò quietem ^^^ servorum Dei congrua praestolàtur petitio, quia fides perfecta non dubitat ad Altissimi gratiam pertinere, quod secun- dum sacro aeloquio (8) praecipui ad domesticis fidei devota mente impenditur, quia scriptum est: beati pauperes spiritu, quoniam IO ipsorum est regnum celorumO). ergo dum et Abbo una cum con- sensu et adiutorium Vualcuni ^^) episcopi monasterio in honore beatorum apostolorum Petri et Andreae seu caeterorum sanao-

(a) B Carlo Manaus (b) B inlustrìs (e) B regale (d) B intercessorum

(e) B begnina (f) Una mano posteriore corresse in quiete Muratori quiete £

cosi il De Levis in ambedue le irascriiioni. (g) B coloquio (h) B Valcuni

(i) Matth. V, 3.

44 MONUMENTA NO VALICIENSI A

richicttodAAviiu- rum in loco nuncupante Novalids, in valle Sigusina, in [rem] W "*SAÌÌ^**d3u proprictatis suae visi sunt aedificasse ^^\ ubi ad praesens venera- NoYaiew, {^jjjg ^jj. Asinarius abbas, una cura congregatione monacorum sub

regula sancti Benedicti seu caeterorum sanctorum patrum praeesse^*^) dignoscetur, missa petitione clementiae nostrae prò quietem W ipso- 5 rum servorum Dei, praeceptìonem vigoris nostri placuit propa- lare, sub quo tr^quilitatis ordine, Domino protegente (*>, ipsi monachi iuxta relligionis normam perpetim (^) valeant resedere elegimus, ut uic («) series debeat plenius declarare, quia niliil de canonica institutione convellitur, quid quid ad domesticis fidei prò i tranquilitatis pace conceditur ^^\ nec (*) nobis aliquis ^^^ detrahen- dum aestimet, in id nova decemere carmina, dum ab ^) antiquitus iuxta constitutioncm pontificum per regalem sancftionem mona- steria sanctorum in regno nostro sub libertatis privilegium vi- dentur consistere, etiam et iste ad praesens adiuvante W Domino i JuetuSi* dlirabl ^^^^^^ consistere, et ut adsolet humana fragilitas quandoquidem ìì^lìonF^à^v^h- abbatem(°) de ipso monasterio de hac luce Dominus migrare ^**' iusserit, cuius de ipsa congregatione maxime compertum regulae

et vitae mentis congruentem ipsa congregatio elegerit (**>, ipsum promoveant abbatem ("), et si qua inibi in villabus^r), mancipiis vel 2 reliquis quibuscumquc atque corporibus aut regio (*i) munere, seu supradicto Abbone vel a quibuscumque libet hominibus est dele- gatum (•■), aut deinceps fuerit additum, ad praefato <^'^ monasterio, e la stazione di juxtu quod eorum cGHtinct privilef^ium (*\ unde ipse Asinarius

suo padre Pippino, io

riguardo .1 man- ^bba confirmationc donino et bonae memoriae genitore nostro 2

lenimento dell ab- ^

?uoi*dir*ittf" "** Pippino (") quondam gloriosissimi regis nobis protulit ad recen-

sendum, sancitum esse cognovimus nullus episcoporum, ut dixi- mus, nec praesens, neque futuris successoris seu archidiaconus (^),

(a) Cosi congetturo seguendo l'atto di Abbone del ^26. (b) B edifficasse (e) In B proviene da correzione di prima mano ; non si rileva che cosa prima vi fosse scritto. (d) Una mano posteriore cancello la m Muratori quietem De Levis nella prima copia quietem, e nella seconda quiete (e) 5 prottcgcnte (f) i? perpetui (g) B unica La formala I, 2 di Marcolfo ha: , huic ». (li) B concidciur (i) B ne

(k) Corretto di prima mano e sostituito ad aliqiiid (1) B omelie ab (m) B adiu- uantc adiuuante (n) Z? abbattcm (o) B clcggcrit (p) B uillabris Muratori, seguito dal De Levis , villis agris Ma la legione uillabus è assicurata dalle formale /, I e I, 2 di Mar colf 0 e dal documenta di Abbone del 726. (q) B reggio (r) del- legatum (s) B praefFato (t) B priuilegijs Muratori, seguilo dal De Levis,

continetur privilcgiis (u) B Pipino (v) B arcidiaconus

I. ACTA. 45

vel eorum ordinatores, vel (•) qualibet persona posset quoque or- dine (**) de loco ipso aliquid contra rarionis ordine auferre, aut aliqua potestate de ipso monasterio vel rebus ibidem aspicien- tibus, praeter id quod scriptum est, adaptare ^^\ seu aliquid quasi 5 prò commutationis modo invaleat minuere, aut de monasterio or- namenta (**^ vel offertionem (*) in aitarlo inlicite tollere, nec ad ipso monasterio, vel (^> celolas, quoque («^ usu, nisi tantum prò lograuda orationem, aut sacris benedlctionibus, vel altaria consecrando, si invitati fuerint, absque dispendio vel commodo de ipso mona- io Steno, aliter accidat penitus non praesumat ^^\ quo (*^ facilius sol- vendum delegationibus (''> votum vel uius (^) auctoritatem ad ipso monasterio absque ullius ("^ inquietudine ibidem cuncta proficiant (°^ in augmentis; adicientis, ut nulli penitus iudicum veH**) cuius- libet^p) hominum licentia sit de rebus praefati(*i) monasterii, 15 absque voluntatem ipsorum servorum Dei, in aliquo ^^^ iniqua cupiditate defraudare, aut temerario spiritu suis usibus usurpare, nec quam primitus est Dei iram incurrat et nostram oflfensam et a fisco grave damno sustineat: illud nos prò integra mercede ▼* aggiunge.

^ ^ r o neasana ante

nobis placuit addendum serenitas (•>, ut tam quod (*) ex nostra ^^^^^J^^ 20 largitate, quam delegatione (") ipsius supradicto Abbone, aut a Se^^u^atetw quibuscumque libet hominibus ad ipso sancto loco fuerit con- elargirono ai ' latum (^) quoque (*> tempore, nulla iudiciaria potestas, nec praesens, ncoMaU la"*^ nec succendenda temporum ad causas audiendum, aut aliquid exactandum ibidem non praesumat ^y^ ingredere, sed sub omni 2^ emunitate, quot a nostris meruerunt oraculis, hoc ipsum mona- sterium, vel congregatio ('^ sua sibimet cum omnis fi'edis (••> con- cessis valeant possidere, et qulcquid^^**) exinde fiscus noster forsitan

(a) B onutie uel (b) B omette ordine (e) B adoptare (d) B ornamentorum (e) B affertionem (f) B omette uel (g) B quo quo (h) B praesumant (i) B quod (k) B dellegatioDÌbus (1) B notum ipsius (m) B illius (n) B profficiant (o) B omette uel (p) In B segue tx, da espunger ii, (q) B praeffatl (r) B ali- quoe (s) // passo sembra corrotto. La formola I, 2 di Marcolfo ha: t illud nobis prò integra mercede nostra placuit addendum ». Forse nel caso nostro ^ i una fusione colla formola adoperata nel diploma di Teoderico IV, a. y2) (Mon. Germ, bist,, Diplom. Merow. I, 8^) : t Et illud viro in hunc priuilegio nostrae serenitatis placuit inserentU, ut. . , ». (t) B tamquain (u) B delìberationem (v) B colatum (x) B quoquam (y) B praesumant (z) Per corre:^ione di prima mano. (aa) B frediis (bb) B quidquid

muniti ;

4^ MONUMENTA NO VA LICIENS I A

r*Tfi "P?""^' d^ eorum hominibus, aut de ingenuos, aut servitutibus C*) publicis ?n* ^Hr^dd sem ^^ eorum agros commanentes, vel ad ipso sancto loco aspicientes, «ó*Ìl'dr*rmM'te'. undique poterat ^^ sperare, ex indulgentia nostra in luminaribus Mnw lu^of ^^'^^ ipsius sancti loci vel (^) stipendia ipsorum [servoruin Dei] ^**),

tam nostris in Dei nomine temporibus, quam et futuris succiden- 5 tibus, prò mercedis compendium, debeant cuncta proficere ^^\ ut prò aeterna salute, [vel](^> faelicitate patriae seu regis(«) stabi- litate, delectetur ipsis monachis 0>) inmensam Domini pietatem iugiter implorare; quem praeceptum decretus nostri, Christo in omnibus sufragante, ut firmior habeatur et perenniter conservetur i' [subscriptionem manus nostrae infra studiemus peragrari] ^'> . Signum [<J>]^^ Carlomanno gloriosissimi regis. Maginarius recognovi [et subscripsi] (^) . Data ("> sub die quod felicis (") mensis iunius dies viginti sex (*»>, anno secundo regnante domno (p) Carlomanno rege. i, [actum]^^ Neumago^'^, in palatìo publico, in Dei nomine feli- citerà.

Vili. Circa 770.

Fonti. Il testo andò perdiJlo ; ne resta un cenno nel placito del 799 (?) riassunto nel placito del maggio 827.

Dionisio, padre di Unnone, concede una « carta di libertà » ai « manenti » di Oulx, da lui dipendenti.

(a) B scruitores uel Correggo seguendo il diploma di Carlomagno, yyj, che rife- riremo al n, XI. Nella formoìa 1, 2 di Mar colf 0 t aut seruitores », scn^a publicis (b) B potuerat (e) B in Si può anche congetturare ucl in (d) Congetturo, se-

guendo Mar colf 0, J, 2, (e) B profficcre (f) B prò La formola I, 2 di Mar- colfo ha » uel ; sen^a prò (g) B regum La formola 1, 2 di Mar colf 0 * regis ».

E ff regis ha in formola consimile l'atto di Abhone del 73^. Forse regni (h) B mo- nacis (i) Supplisco secondo la formola I, 2 di Mar colf 0, (k) Supplisco secondo il diploma del y6^, (1) V. notaprcccd. (m) B Datuin (n) B facHcis (o) B viginti et est La congettura e del Sickel (Ada Karol. il, jj, C. ij), approvata dal Mùhlbacher, Reg. 124, (p) B domino (q) V, nota (k). (r) B Heumago Muratori Neumgo Sickel Ncum[a]go (s) B faelicitcr

I . A e T A . 47

Villi.

771-772.

Fonti. Sola fonte è il Chronicon NovalicUnse (lib. in, cap. 24), dove il documento è trascrìtto in buona parte. Manca di data, la quale si può sino ad un certo punto stabilire, sapendosi che nel 770 era ancora abbate Asi- nano predecessore di Witgario, e che nel 773 quella dignità era ormai af- fidata alFabate Frodoino. Si può bene supporre che il cronista abbia ritoc- cato il testo, come fece nel riferire un brano dell'aito di Abbone del 726 (lib. II, cap. 6).

Per il testo completo rimando alla edizione del Chronicon.

Widilo offire al decano Warnario, ricevente a nome del ve- scovo Witgario (abbate del monastero) e del preposito Ricario, il figlio suo Amblulfo.

X.

-773

Fonti. A diplomi di « reges Langobardorum » in favore della Nova- lesa, accenna il diploma di Lotario I, 13 giugno 845, pervenutoci in origi- nale. Dal sunto ivi contenutone si potrebbe desumere che essi concedessero anche l'immunità giudiziaria, ma tale privilegio non può ascriversi che ai diplomi franchi, ivi pure indicati (cf. infatti G. Salvioli, Storia delie immu- nità, Modena, 1889, p. 9).

Re longobardi concedono al monastero della Novalesa la esenzione dai tributi.

XI. 773 marzo 25, Kiersy.

Fonti. A L'originale andò perduto.

B Pergamena, che, per la forma (larghezza cm. 5 3, altezza cm. 22,4), come per la scrittura, corrisponde al tempo del documento. 11 carattere è corsivo

48 MONUMENTA NO VALICIENSI A

derivato dal merovingi co, coi soliti nessi, e le solite forme caratteristiche nelle lettere. Nella data la parola « octauo » è a£fatto simile alla corrispon- dente nel diploma del 775 riprodotto nelle Kaiserurkunden in Ahhildungen, fase. I, n. 3. Non lascia luogo a difficoltà neanche il crismon. Eppure il diploma non può giudicare originale, opponendovisi la segnatura e la rico- gnizione. Nella prima manca la croce o il monogramma. Assai più grave è la questione riguardante la ricognizione, in cui il cancelliere « Itterius » è scritto con ortografìa inusata (per « Hiterius »), e non in autografo. Questo cancelliere aveva per contro il costume di firmare di suo pugno i privilegi che riconosceva, come si avverte nella illustrazione alla tav. i, fase. I, delle Kaiscrurkundm. L'ultima parola della ricognizione ce suscrìpsi » è scritta per disteso, locchè non avviene nei diplomi originali, i quali sono muniti di si- gillo, di cui il nostro documento manca e sempre mancò. G. E. Pertz {Arcbiv, Hannover, 1824, V, 318) e L. Bethmann (Afo/i. Germ. hisL, Script. VII, 132) lo tennero per originale ; e così pure P. Datta ; P. Vayra (// musco storico ddla Casa di Savoia, Torino, 1880, p. 303), senza escludere affatto la possi- bilità che sia originale, preferisce crederlo una copia coeva. Il MOhlbacher lo dice un falso originale del secolo xi, riferendosi all'opinione dell'illustre prof. T. von Sickel. Il prof. Sickel {Acta Karol, p. 223 e K 2x) parlando molti anni or sono di questa carta avea giudicato che essa fosse un apografo di ff parecchi secoli » posteriore alla sua data e precisamente del secolo xi, ma eseguito da persona che tentò di imitare la scrittura antica. Non mi sia reputato ad audacia soverchia, se azzardo di discostarmi da questo modo di vedere, poiché parmi che la scrittura sia corrente, senza traccia di quelle esitazioni, che tradiscono T imitatore. Non ci vedo alcun segno che riveli una mano avvezza al minuscolo del secolo xi, ma l'amanuense usa sempre e con tutta disinvoltura il corsivo, sebbene esso sia un carattere così diffi- cile ad essere imitato. Noto la m e la n colla ultima asta o retta, o curva verso sinistra. Falsificazioni come quelle del pseudoriginale di Carloraagno e del diploma, 814, di Lodovico il Pio, sono fatte da persona più o meno im- perita, e il falsario si manifesta così nel contesto, come nella paleografìa e nella diplomatica. Oltre a ciò mi sembri» che alcune particolarità escludano nell'amanuense V intenzione di falsificare. Nulla era più agevole che l'ag- giungervi la croce od il monogramma. Facilissima era l'apposizione di un sigillo, o almeno il falsarne la traccia. Contro poi ad una imitazione così tarda depone anche l'antico regesto sul verso, che, come vedremo, può attribuire per lo meno al x secolo. I regesti sul verso sono due, cui il più antico è brevissimo: « f precepto exemplarìa », ed è scritto in carat- tere oscillante fra il corsivo e il minuscolo, essendovi notevoli i nessi re, ce, ex, em, ri. La lettera a è chiusa, ma non ancora minuscola; notevole è parimenti la m colla terza asta piegata a sinistra. L'altro regesto dice: « Pri- « vilegium antiquum inlegibile propcer antiquam et inusitatam litteram. A. de « Provanis prior de anno 1502 ». Tranne la segnatura, il resto ricomparisce

I. ACTA. 49

negli iaventari dell' Allavardo, 1502 e 1512. Forse allude a questo diploma il Chronicon Novaliciense, lib. ni, cap. 25, parlando di Carloraagno che re- galò al monastero alcune corti « in Italia seu in regno Francorum atque Bur- li gundionum ».

C Bernardo Bazano (op. cit. e. 72) lo desunse, 1721, da B, e cioè tda altro [diploma] scritto in carattere antico, sottoscritto come sopra, non e però sigillato...», dalle quali parole pare ch'egli siasi accorto la perga- mena non essere originale.

D Muratori, Antiq. hai, V, 967-69, da copia comunicatagli da Lodo- vico Caissotti. Dal Muratori dipendono il Terraneo, Tabuh Celto-LigusU I, ad a. 773, ms. nella biblioteca Nazionale di Torino, e il Migne, PatroL kt. XCVII (Opera Caroli Magni, I), 997-99, n. i.

E Eugenio De Levis (arch. dell' Economato, Cronaca uchsiast, II) lo trascrisse « ex arcliivo Apostolici regii Oeconomatus ».

F Pietro Datta (Mon. hisL patr., Chart. I, 21-22, n. 11) lo ripubblicò, da B, ch'egli reputò essere l'originale.

G Egregiamente, come al solito, ne parlarono von Sickel, Ada Karol. p. 223, e Mùhlbacher, Rcg, Karol. n. 153, ma non trascrissero il diploma.

Sickel, Ada Karol, K. 21; MOhlbacher, Reg. d. Karol. n. 153.

(C) Carolus gracia Dei rex Francorum, vir inluster, homnibus j^fp^"^"**', fidelibus nostris. cognuscatis maximum regni nostri augere ere- IÌJSSto^wdm dimus monumentum, si beneficia oportuna locis sanctorum, vel san"p?"ro«ii!

dreA della Noi

quieti monaclìorum benivola deliberacionem concedimu, ac Do- iea«, fondato 5 mino protegente stabilitate nostri, in Dei nomen, pertinere con- fidimus. igitur noverit solercia vestra, quia venerabilis vir Fro- doenus abba nobis soggessit, eo quod monasteriolo in honore beatorum germanorum apostolorum Petri et Andrei vel ceterorum sanctorum, quem Abbo condam visus fuit aedificasse in loco ) nuncupante Novalicis, in valle Sigosina, et ibbidem congregacione monachorum, sub sancta regula sancti Benedicti, seu ceterorum sanctorum patrum, degentebus, sub cenobit[ali] (•) ordine conlo- cassent, ubi presenti tempore venerabilis vir Frodoenus abba preesse videtur, ac nos [to]tidem (**) prò aeternam retribucionem

(a) B ccnobit///// C ccnobitalis E cenobiali Muratori ccnobitali L'una e l'altra forma era egualmente in uso. Cf. Due an ge-Fahre , II, ^go. (b) In B fu raschiata la sillaba precedente tidcm, che supplii^ seguendo C ed E e Muratori.

Monumenta Novalicimsia, A.

JO MONUMENTA NO V ALIC lENS I A

beneficium ad ipso sancto loco visi fuimus indulsisse, ut in loca vel curtis ipsius monasterii, quem iamdictus Abbo quondam, vel a quibus libet hom[i]nibus (*) Deo amantibus ibidem fuit conlatum, aut in antea ad ipsum sanctum locum voluerit pietas devina am- plificare, nullus iudex publicus ad causas audiendum ^\ aut freda 5 undique exaaandum, quoque tempore, non presumat ingredere, set hoc abba de ipso monasterio una cum congregadone, propter nomen Domini et reverencia sanaorum, sub integra hemunetate valeant dominare, statuentes ergo [iubemus] (^), ut neque vos, fU9 n«Mun giudiet ncque iuniores successoresque vestri, nec nulla publica ^^^ iudiciarìa i

|tu)i|>UtiO POMA tVt*

h iu MM •wiornà potcstas, quoque tempore, in loca, vel curtis, tam in ipsa valle !llllli'"*iw/'a»bi Sigusina, quam et Brientina, Aquinse, seo in Mauriennati^*>, vel SmIVu '"itf ' Vuoi ^^ Burgundia, aut ubicumque in regno nostro, ipsius monasterie Kfiu*V«iu 4i*w aut nostrìs, seu et prìvatorum largitatis munere, ut quod in antea Au,4iii«Mr*l«iii»«, de cuiuscumque hominibus fuerit additum vel conlatum, ad au- i

noiMhé In Borgo- j% , j r i i i-l

«Hi, diendas iltercaaoms mgredere, aut freda de quacumque libet

causa, vel hominibus qui ad ipsa casa aspicere videntur(^\ exigere, nec mansionis, aut pascatas, nec fideiussores toUendum, sei quicqutd exinde, aut de ingenuis^s^, vel de servitutibus pu- bltds, ceterìs quecumque radonìbus, que sunt infira lods, vel ^ curtis, SCO terminis ipsorum predica monachi conmanentes, vel ibidem aspìdentes, vel in antea, ausilionte Domino, augmentare aut adtrahere potuerint, fiscus aut de fireda, vel functionibus un- dique cumque potuerat sperare, ex nostra indulgentia, prò futura salute, in luminorìbus ipsius monosterìi per manus agencium : ipsorum profidad in perpetuum, et quod nos propter sanctum nomcn Domini et revcrencie^^^ ipsius sancti lod, vel prò anime nostre nMucdium, seu nostra subsequenti progeniae piena devo- donc indulsisse, nec regolìs sublimitas, nec cuiu^libet iudidbus cupidiros retra^are temptent. et ut presens auctoritas, tam pre- : sentibus ^^\ quom tuturis temporibus, ìaN-ioiaa, aiiuvaate Domino,

I. ACTA. 51

permaniad, manus nostre proprie signavimus, et de anolo nostra sìggìllavimus.

Signum^*) Caroli gloriosissimi regis.

Itterius recognovi et subscripsi. 5 Data octavo kalendas^^) abriles anno quinto regni nostri, actum Carisiaco palacio poblico, in Dei nomen.

♦XII.

774 giugno, Pavia.

(Falsificazione).

Fonti. A Falso originale (Arch. di Suto di Torino, Abbadia ddla No- vaUsa, busta II) di un diploma taciuto dal cronista anonimo e fatto con qualche ane. Una lacerazione danneggiò la parte superiore del diploma. Il primo rigo è in « litterae grossae » e tutto il resto in minuscolo. Quest'ultima scrit- tura porta numerose le traccie del corsivo, ed imita abbastanza bene il carattere diplomatico in uso fra il secolo x e il seguente. Ma un esame più attento mostra che il documento è posteriore, poiché 1* imitazione si tradisce nell'incertezza dei tratti. In qualche lettera sembra di ravvisare una mano cui non era ignoto il carattere gotico, e che tradisce se stessa, quantunque faccia ogni sforzo per imitare un carattere antico. Non poco rimarchevole è la circostanza che il fìilsario, quasi senza eccezione, dove vuole esprimere in nesso la sillaba «r et » fa uso, non del nesso corsivo &, ma della nota tironiana che per forma si accosta alla cifra 7. Sicché non solo mi accosto all'opinione di Carlo Pertz (presso MOhlbacher, Reg. Karol. p. 68, n. 162) che ratcrìbul al se- colo xn, ma preferisco attribuire questa carta al secolo xni, senza escludere in modo assoluto la fine del secolo precedente. Tuttavia sull'uso del segno 7 devo avvertire, ch'esso si trova nel frammento Novaliciense del commento di anonimo alla Regula s. Benedica, spettante senza dubbio al Se- colo XI (cf. quanto scrìssi nelle Ricerche sull'antica biblioteca della Novàksa, Torino, 1894, p. 87). Comparisce anche in un'offersione del 17 aprile 104$ (?) [Isnardo fa un'offersione al monastero di S. Giusto di Susa], che ci è penre^ nata in un documento, forse originale, o almeno copia del tempo (Arch. di Stato di Tonno, Abbaila di 5. Giusto di Susa, busta I). Ma nel caso nostro è un complesso di fatti paleografici, che mi consiglia a portare innanzi l'epoca della falsificazione. Fra le particolarità paleografiche avverto la i sormon-

(a) In B, spazio lasciato vuoto, perchi destinato alla croce. Muratori pone qui la croce, ma certo per congettura. Il Batta asserisce che vi è il monogramma, ma questo e inesatto, come già notò il Vayra. (b) B kld

52 MONUMENTA NO VA LI CIENS I A

tata dalla virgoletta rettilinea. Il falsificatore si studiava bensì di imitare con cura il minuscolo, ma lo sforzo è più che manifesto, e spesso ne riesce una vera goffaggine. Pare che dinanzi agli occhi del falsificatore stessero alcune carte antiche, ch'esso si propose a modelli. Forse usufruì anche del diploma, 814, di Lodovico il Pio, del quale parleremo in appresso. Ma è probabile che non si servisse di un documento solo; dai diplomi di Carlomanno verìsimilmente è desunta la croce del « signum 9 di Carlomagno, nonché l'espressione « Karlo magnus » nella intitolazione. Autentico è certamente il frammento di sigillo, la cui leggenda è completamente obliterata, mentre deir imagine si vede la testa imperiale coronata, il busto quasi intero e le due braccia, delle quali la sinistra impugna il globo imperiale. All'aspetto, il sigillo si denuncia dell'età enriciana, e più propriamente del periodo di £n- rico III re ed Enrico IV re (cf. Kaiscrurkundm in Ahhilàungen, fase. II e IV). Forse sarà stato staccato dal diploma di Enrico IV conservato in originale alla Novalesa, e ora privo di sigillo. I sigilli di Enrico III variano fra mm. 53 e 75 di diametro, e quelli di Enrico IV fra mm. 56 e 87, secondo la de- scrizione fattane dal Bresslau {Die Siegd &c. in N. Archiv, VI, 565 sgg.). Parecchi regesti si leggono sul verso, e tra essi il più antico è della fine incirca del secolo xiv: « Privilegium Karoli magni imperatoris ». Non manca un regesto diffuso, contrassegnato con a A[ndreas de] Provanis ann. 1 502 ».

B Copia dei secoli xiv-xv (Arch. di Stato di Torino, Abbadia della Novalesa, busta II). Il testo è in carattere del secolo xiv (sino a « -iussi- « mus »), e porta al fine la dichiarazione: « Ita est, facta collatione diligenter « per me I. Ravaisum ». L'cscatocollo fu aggiunto da mano della fine del secolo XV incirca. Sul verso due regesti sembrano del secolo xiv : « Copia a privilegii Kroli (sic) magni imperatoris », « Exemplum privilegii Karoli ff magni ». Il primo regesto è della mano che trascrisse il testo. La tra- scrizione è fatta con notevole diligenza, e serve a completare alcune lacune oggidì lamentate in A.

C II falso diploma di Carlomagno, in tempi recenti, servì di fonda- mento ai diritti dell'abbazia, dalla quale fu prodotto nei giudizi. Se ne fe- cero quindi molte copie autentiche, e se ne chiesero parecchie conferme officiali. Queste numerose trascrizioni non hanno che un valore molto me- diocre, e basterà quindi intorno ad esse un cenno fuggevole. Notiamo adunque: i) Copia 27 aprile 1444, trascritta da Vincenzo Sesterio notaio di Susa addì 14 novembre 1448, e a noi pervenuta (Arch. di Stato di Torino, Abbaiata della Novalesa, busta II) in copia contemporanea non autentica. Il Consiglio cismontano fa noto che il priore e il convento di S. Pietro della Novalesa gli presentarono alcuni privilegi « tam ìmperialia, quam alia parte », integri, muniti di sigilli, e non sospetti. Dopo di questo preambolo segue la trascrizione dei seguenti documenti: a) diploma (falso) di Carlomagno, Pavia, anno 474 (iic); p) donazione (falsa) della contessa Adelaide, anno 1039; Y) donazione di Uberto conte di Moriana, anno 1093; 8) donazione di Tom-

I. ACTA. S3

maso conte di Moriana, anno 1204; •) conferma di Amedeo (IV) conte di Savoia, anno 1333. Segue Tautenticazione del notaio « magister Petrus de «Camera», Torino,- 27 aprile 1444. 2) Due copie del 20 gennaio 1468 (Arch. e loc. cit, busta II), nelle quali sta aggiunta la conferma data dal duca Amedeo (IX, il beato) in data di Pinerolo, 20 novembre 1466. 3) Altra trascrizione colla data del 20 gennaio 1468 (Arch. cit. Abba:(ia della Novahsa, parte « da ordinare d, busta LXVII) coi soliti diplomi di Carlomagno, Ade- laide, Uberto &c. In fogli separati, le conferme originali di Carlo duca di Savoia, 15 dicembre 1484, della duchessa Bianca, 25 agosto 1490, del duca Filippo, IO maggio 1496, del duca Filiberto, 17 febbraio 1498, e del duca Carlo II, 29 ottobre 1505. 4) Copia 1493 (Arch. e loc. cit., busta II) dei soliti diplomi di Carlomagno, Adelaide, Uberto &c., fino alla conferma della duchessa Bianca, 1490. 5) Trascrizione in data 27 gennaio 1468, coi soliti diplomi di Carlomagno, Adelaide, Uberto &c. Pendevano quattro sigilli. Uni- sconsi separatamente le conferme di Bianca &c., e specialmente vari diplomi di Emanuele Filiberto. 6) Altra trascrizione del 27 gennaio 1468, coi soliti diplomi di Carlomagno &c. Pende il sigillo in cera lacca [S. Amajdei «ducis Sabaudie»), chiuso in cassetta di legno. 7) Addi 15 luglio 1586 il Senato di Carlo Emanuele (I) curò la ratifìcazione e la trascrizione dei pri- vilegi. Di tale trascrizione ci sono pervenuti var} esemplari. Il più impor- tante è quello datoci da un fascicolo in carattere del secolo xvi (arch. deir Economato di Torino, Cronaca ecclesiastica, documenti e storia di abbazie del Piemonte, busta II), dove il diploma falso di Carlomagno è privo di escato- coUo, che invece fu aggiunto in seguito all'atto 27 gennaio 1468. Una copia relativamente tarda trovasi in un volume di cause del 1607 (Arch. di Stato, Abbadia della Novalesa, busta XLVII), ed altra, presso a poco contemporanea, manca di ogni indicazione cronologica (neir arch. dell'Economato, Cronaca tcclesiastica, busta II); un'altra del 173 1, firmata «Rinaldi», ed eseguita per ragione di causa civile, s'intitola oc Copia de' privilegii della giurisditione « de Novalesa e Venaus » (Arch. di Stato, Abbadia della Novalesa, busta I). Vi si contengono i soliti documenti, fino alla conferma di Amedeo (IX) del 1466, oltre a vari atti di Emanuele Filiberto o de' suoi tempi. 8) Qui si aggiunge la notizia di un'altra trascrizione simile alle precedenti, e con- tenente i documenti di conferma sino al 1567 almeno; questa fu rinvenuta in Susa nel 1755, e, dopo un esame fattone presso l'archivio di Corte di Torino, fu depositata presso l'archivio governativo di Susa, donde recen- temente scomparve. Di ciò tenne parola il eh. barone G. Claretta, StdU, peripe'^ie occorse a documenti spettanti al monastero della Novalesa, nel giornale V Indipendente, Susa, 4 settembre 1892.

D Ben poco valore possono avere ormai, per la crìtica del testo, le tra- scrizioni e le stampe di tarda età. L'Ughelli, Italia sacra, i" ed. IV, 1427, e 2* ed. IV, 1023-24, lo diede «ab autentico exemplari». Dalia prima edi- zione lo riprodusse il Le Cointe, Ann, eccles. Fr ancor. (Parisiis, 1676, VI,

4ì4)t cIk Io accocnpigiij tao aa oiùdo coamaxa, (fi cui parlernoo. Senza dtuione di l'onte Io pubblicano A. EteLUi Cbosa, op. eh. Snpplem. pp. 4-6, e RocREX, op. cil. pp. 6S-71- B. Bioako, 1711, non ne curò U inserzione nella xoa raccolti; donde si pnò jt^^oìic ch'ali n fosse accorto dell* sua filtill. Dal Della Chiesa e Jall'Ugheliì (1' ai.) io Iraxcriw G. T. Tet- BAHEO, Op. ctt. ToL I. E. De Levh io una itdle sue copie del Cbroniicti Novatiiienit lo ttatcrìve togUcniiolo dal pseudorìginale, con sigillo, allora esi- stente nell'ucbivici dell' Ecmomato; ma non lo fa seguire da osservaiionc alcuna. P. Datta {.Mch. kùL ^r , Otvt. I, i}-S4), lo ristampa, dicendo di servitsi dell' originale ■, ma in nota ricorda che il Marauni, al qoale sembra accosursi, ne avea pona io dabbio l'iuteaiiciti ; egli peri lo attrìbniice air874, avendo letto quest'anno nella daiatione. U MitHLULCiieR ginstamente sostiene che t pcrfenameote falso senza alcmi tipo genuino ; non convengo peraltro con Ini dove afierma che il cronista Novaliciense ne fece UM.

È inutile ogni discorso a provare falso il presente documento, poiché ule si manifesta con piena cridenxa, sia per i suoi caratteri paleografici, sia per la imperfezione colla quale si ripeterono le formole diplomatiche. Essa sembra citato nel diploma della contessa Adelaide, 10)9; ma questo fatto, se pur fosse accertato, poco d gioverri>be, iranandosi di un altro documento apo- crifa. È vero peraltro che il diploma di Adelaide ticorda appena vagamente il diritto stradate provenuto all'ablmia ex dono domni Karolì serenissimi «imperaiorìs »; dalle quali parole non siamo autorìziatì a credere che vi si alluda proprio al diploma presente. B neppure quanto segue sul niontc Ce- nbio, sulla fonte Varcìnisca Ac. basta a chiarire nel senso predetto quella testimonianza. Pare poi che sia stato, in parte almeno, desunto dal diploma del conte Uberto, loqi, pervenutoci in copia del secolo xiv, confermato dal conte Tommaso, 1204, e da Amedeo IV, ii;;. Infatti alcune frasi del nostro documetito (n loiam Novaliciensem vallem ... a desensu collii qui est . . . usque ad fontem Varciniscam ») k- troviamo nel diploma dei loiJi. Ancora vuoisi avvertire che questo ultimo documento, che potrebbe anche essere interpo- lato, ha siretta relazione col falso diploma Adelude, nel quale pure si ri- corda la fonte Varcìnisca, La falsifìcailone del diploma Adelaide à presso a poco contL'mporanea a quella del diploma di Carlomagno, quantunque non si possa negare che l'aspetto pakogta6co ce lo farebbe attribuire alla fine del secolo xti. Se fosse provato che tale diploma di Adelaide accenna al presente, co! l'espressione testé esaminata, dovremmo far risalire quest'ultimo ad epoca anteriore al primo, quantunque la paleografìa sembri indicare l'oppo- sto. Siccome peraltro quella ipotesi è lutt'attro che provata, cosi finora sem- brano preferibili i criteri paleografici. Vedremo poi un indillo che sembra Ear ritardare a dopo il tjj} la falsificazione del diploma di Carlomagno.

La falsiti del nostro documento fu riconosciuta forse per la prima volta dal Lb Coihte (op. cit. pp. 434-36), nel 1676, il quale nega l'esistenza di Claudio

I. ACTA.

varavo di Torino a quel lempo. Impugna la n tilulatio a, la d»u, U pre- Kou di Evasio vescovo di Atti, e riconosce un anacronismo □cU'cseuzìotie del monastero da ogni altra dipendenza, che non sia V imperiale. Fra Doi si (omindò ad impugnare il documento dagli eruditi del secolo scorso. Spet- tino al 1750 incirca due trascrizioni del diploma di Carlomagno coll'aggiunta

i DÌ$:

onfir

favo

oli Magn

ali-

stratur (Arch. di Stato di Torino, due trascrizioni, la delta didascalia i. D. Grassy parodio S. Mar- na nota pare attribuire questo lavoro na in forma anonima, della medesima

ciensis fabulosam esse dem

M. d. Noi'oUsa, busta XIV). Io un:

procede ancora co«l : ab admodur

lini Postae C?) in Sabaudla.

diico al]*anno 1729. Un'altra copia

Disserlatlo leggesi in calce ad altri trascrizione del contrastato diploma

(Arch. e loc. cit., busta II), annessa ora al falso originale e alla suit più an-

Dci copia. La dissertazione impugna la intitolazione, il ricordo di Ugo e

Lodovico, l'assurda «iussion pontificia, il titolo d'imperatore assunto prima

del tempo da Carlomaj^no, la presenza di Claudio vescovo di Torino, e ter-

raioa cosi: « ei quibus omnibus satis abunde constat hoc monumcntum meram

putidamque fabulam esse a quodam impfrìto in gratiam Novaliciensis ab- bitiie condctam u. Una lunga, erudita e penetrativa dissertazione contro l'iotenlicilà del diploma scrisse s giovane b ancora G. T. Tekraneo, io let- tera (non datata) all'jvv. Francesco Ribolet, e fu da lui inserta nel suo Tabu- lurium ciL voi. I ; una copia, di mano di C. Cazzerà, trovasi fra i ManoicHUi dell'Accademia delle scienze Torino, serie E (verde), mazzo V, fase. 28. Ne critica la formoli invocatoria, che trova propria de' « tempi di Carlo

Crasso », la titolazione, il nome di « Carlo n, il soprannome di magnus u, i titoli da luì assunti, l'epiteto di « consanguineo » dato a Frodoino, desunto di uaa interpretazione probabilmente inesatta di un p.isso del Cbronicou, il Unno sul supposto suo figlio Ugonc, la data &c. 11 passo poi concernente i luoghi donati (a totam Novaliciensem vai 1 era u &c,) fii esaminato da un woniiDO (Arch. e loc. cit, busta LVIll), il quale dice che essi furono iran- quillaniente posseduti dall'abbazia sino al 1773, e cita alcuni documenti (atto del 1 agosto 1279; per questo cf le mie Kkcrcbi cit. pp. 183-88; e const- goaraenti 19 marzo 1456 e If agosto 1495) dai quali emerge il possesso efieitivo, da parte dell'abbazia, di quei siti, i quali comprendono Novalcsa, Vcoaus E Ferriera. La data del 1773 non corrisponde certo alla compilazione itila dissertazione del Terraneo, il quale era morto nel 1771; avendo egli scritto quel lavoro in giovane età, ed essendo nato nel 1714.

Il Terraneo, siccome dicemmo, cerca di dimostrare che il diploma Catlomagno è posteriore al ChranUon. Prima di prendere in diretta conside- tiiione il suo argomento ò conveniente avvenire alcune relazioni toponoma- stiche esistenti fra il falso diploma ed il Cbrotticon. Il falso diploma dice che CirioRiagno donò s curtem Gabìanam cum mille mansis ad ipsatn pertinen-

J^ MONUMENTA NO VA LIC lENS I A

<c tibus ». Quel passo è una modificazione di questo del Chronicon (lib. in, cap. 14 al fine) : «in Italia cortem magnam nomine Gabianam, ubi cum apen- « dices suae erant mansos mille », in cui si hanno formole più antiche. Il falso diploma parla dei doni « in partibus Francie » e ce in Italia », e il cro- nista (lib. ni, cap. 25) dice che Carlomagno, per amore di suo figlio Ugo e di Frodoino, concesse « cortes in Italia seu in regno Francorum atque <c Burgundionum ». Secondo il £ilsario, Carlomagno regalò ancora « vallem « Bardoniscam cum castro Bardino », a preghiera dei figli Lodovico e Ugo ; e il cronista (alludendo al diploma accennato da Lotario I, io ottobre 845) dice che Lodovico, insieme col padre Carlo, donò «e vallem Bardiniscam cum « castro Bardino ». Anche il cenno sulla corte Arva a Liana, nel territorio di Maurienne, è tolto dal medesimo luogo del cronista (lib. in, cap. 26); da altro passo del Chronicon (lib. ni, cap. 30) dipende il cenno sulla dipen- denza del monastero di S. Medardo da quello della Novalesa. In tutti questi passi è evidente che il falsario usufruì delle notizie del cronista, senza esa- minare se nella mente del medesimo dipendessero da uno o più documenti ; e oltre a ciò ne ripulì lo stile.

Il cronista (lib. in, cap. 2) pone sotto il regno di Liutprando un sant* Evasio vescovo di Asti, errore che si può spiegare facilmente. Ci è pervenuto un diploma in lamina di piombo, indubitatamente apocrifo, e composto fra il cadere del secolo xii e il principio del xm (cf. quanto ne dissi in Appunti suUa storia di Asti, Venezia, 1891-92, p. 74 sgg.), ma avente per base un documento antico. Quel documento è dato al « beato Evasio », che doveasi intendere per il patrono e rappresentante della chiesa di Asti. Il falsario avendo trovato questo nome nel Chronicon, per rendere più solenne il diploma da lui composto, lo associò al nome di Claudio vescovo di Torino, che gli era noto forse dal placito del maggio 827, e che di certo trovava nel Chro- nicon stesso (lib. m, cap. 18), le cui parole egli aveva indubitatamente sot- t'occhio. II falsario credette desumere la data dal diploma genuino inserto nel Chronicon dopo la fine del v libro, ma commise un errore curioso, poiché confuse la data di quel diploma, con quella delFapparizionc della cometa, avvenuta secondo il cronista a anno ab incarnatione domini nostri « lesu Christi .dccclxxiiii., indict. .111., mense iunii, feria .vi. ». Venendo ora al Terraneo, egli trova che giammai Carlomagno appellò Frodoino suo <c consanguineo » ; tale denominazione messa innanzi dal falsario dipende dal Chronicon, lib. in, capp. i e 2, secondo il quale quell'abbate era figlio di Ma- gafredo, il quale, « ut nonnulli tradunt, lineam consanguinitatis ab ipsis « regibus Francorum priscis traxisse temporibus », locchè ad ogni modo è ben altra cosa. Insomma tutto ci conduce a conchiudere che il Chronicon fu tra le fonti del falso diploma, e non viceversa.

Il Terraneo trascrive dall'opera ora perduta di mons. Della Chiesa una lunga serie di « adnotationes ineditae » ad interpretazione di parole e formole usate in questo diploma.

I. ACTA. 57

H nostro documento venne falsificato per isvolgere il contenuto del testa- mento di Abbone, e quindi per assicurare il dominio dell'abbazia su Venaus, Novalesa, Ferrera &c., su tutta la valle al settentrione di <c Lostad » (regione che comincia alla Brunetta, cioè a dire in prossimità di Susa), ed ha quindi relazione col falso diploma, 1039, di Adelaide ; fu adoperato più volte nelle controversie di natura giuridica. Gli « uomini » di Novalesa, Venaus, Ferrera, Bard (luogo sopra un monte che sovrasta all'abbazia) &c. addì 22 febbraio 1322 prestarono a fidelitatis homagium » a Lantelmo priore della Novalesa, con nn documento (arch. e loc. cit., busta V) dal quale estraggo : a domino cNovaliciensi priori, cui de iure et antiquata et approbata consuetudine, flargitione et concessione serenissimi Karoli magni et domine Adelasie et csuccessorum suorum et confìrmatione dominorum comitum Sabaudie sunt f submissi ». Gli stessi a uomini » ripeterono V identico giuramento il 30 mag- gio 1336 (ivi, ibid.), ricordando le disposizioni «serenissimi Karoli magni im- cperatoris et antecessorum et successorum eius ». AI principio del secolo xiv qaindi il documento, non solo esisteva, ma era accettato per autentico. Nella conferma dei privilegi dell'abbazia fatta addì 21 maggio 1233 (l'originale si conserva] presso l'arch. e loc. cit., busta III), Amedeo IV ricorda (come avviene nelle conferme anteriori, sino da quella del conte Uberto, io mag- gio 1093) la conferma di Adelaide, ma non quella di Carlomagno. C'è quindi a dubitare che in detto anno il falso diploma non fosse stato ancora com- posto. Trattasi, ben s'intende, di un dubbio, non di cosa provata.

SiCKELfAciaKaroL Acta spuria, p.425 ; Mùhlbacher, Reg.d.Karohn, 162.

In nomine sanae et individue Trinitatis. ego Karlo Magnus Cttionumo, p*-

. . ° ° tristo dei Romani,

divina illustrante clemencia, honore regni et Romanorum patri- * petwone dei tuo

*^ * consenguineo Pro-

datu predignus, Consilio ; domni apostolici prò Dei amore et re- ^So uVLóS*c5" medio illustrissimi patris et matris nostre (•) ac propter peticionem 5 domni consanguinei nostri Frodoini Novaliciensis abbatis et Ugonis filii nostri eiusdem cenobii monachi ipsi monaster[io](^), in honore beatissimorum apostolorum Petri et Pauli et Andréé constructo, fon/«nna i pnM-

^ ' legi concessi é1

omnes terras et proprietates, unde domnus Abbo patricius eam SoJiVw^'da "*!"* ecclcsiam ditaverat, cum [ojmni^^) integritate et pertinenciis, sicut prop*n^*^adie p1J|

.. Ali ••• . «T^... . pino e I possessi

IO per precepta ipsius Abboms patricu et patns nostri Pipini perti- In queiu contide nere videntur, corroboramus et penitus confirmamus, terciam vi- delicet partem Secusine vallis, cum lercia parte districti, tam in |m[o]ntibus (**>, quam in planiciis et aquis, et totum Lcstadium, a

(a) A nr//// (b) A monastcr///// Antiche trascrizioni monasterio (e) A ////ni Antiche trascrizioni omni (d) A m////tibus Antiche trascrizioni montibus

Monumenta Novaliciensia. 4*

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I. ACTA. 59

vel inmobilibus, terris, vineis scili cet et campis, silvis, pratis, pascuis, aquisy aquarumque decursibus, molendinis, piscacionibus, ripis, abitacionibus, edificiis, ecclesiis, castellis, villis, servis, an- dllis, aldionibus et aldiadis» auctoritate doinni pape, cuius ius- J sione hec fecimus, prorsus corroboramus et confirmamus. in- super edam prò anime nostre salute, eiusdem cenobii perpetua tran[qu]illitate (•) volumus, adque nostra imperiali actoritate C**> precipimus, hac quoque preceptali pagina corroboramus, quatenus prelibatum cenobium nulli de [c]e[t]ero (*\ nisi nostre dicioni

IO subiaceat solummodo et successorum nostrorum, et ab omni archiepiscoporum, episcoporum, ducum, comitum, marchionum ceterorumque hominum dominio liberum et absolutum perma- Dcat, nec ullo tempore cuiquam successorum n[ostrorum] (**) pre- nommatum cenobium, vel que ad ipsum pertinere videntur, hac

^ preceptali pagina, seu quolibet scripto, alieni persone tradere, vel in ben[e]ficium (*) concedere liceat, set omni tempore imperatorie sit tantummodo potestati s[ubie]ctum (^\ precipientes itaque iubemus, et hac nostra corroboracione firmamus [ut nu]llus(«) dux, archiepiscopus, episcopus, marchio, comes, vicecomes, gastaldio,

20 nuUa regni nostri magna parvaque [persona] (**^ de omnibus que ad iamdictum monasterium per h[e]c (') precepta, vel alia scripta seu alio modo pertinere videntur, vel de districto ipsius mona- sterii, sicut in aliis preceptis abetur^''^, inquietare, vel molestare, vel devestire sacratissimum iam dictum locum aliquo ingenio pre-

^5 sumat. si quis [igitur] ^^^ huius nostre confirmacionis et largitatis preceptum rumpere presumserit, sciat se compositurum auri obtimì libras mille, medietatem camere nostre et medietatem iamdicto cenobio suisque rectoribus. quod ut luce clarius credatur et omni

(a) A tr2n//////illitate B tranquillìute AUrt antiche trascrizioni tranqaillitate 0 tnnquilitatc (b) B auctoritate (e) A ////e/////ero B cetero Altri antiche

traseriiioni cetero o cettcro (d) A n//////////////// Antiche trascrizioni nost^oram

[t) A e B benfìcium Altre antiche trascrizioni beneffidnm^ beneficium (f) A

*lllll//ctam B e altre antiche trascrizioni subiectum (g) A //////////llus B ed

altre antiche trascrizioni ut nullus (h) Parola accidentalmente omessa in A, ristahi- ìiia in una copia del sec. xvn, (i) A UIIHU B e altre antiche trascrizioni hec

(k) Parola in A aggiunta interlinearmente, ma obliterata e quindi tralasciata in B e in oltre antiche trascrizioni. (1) Questa parola pare suggerita dal senso.

tempore inviolatum conservetur, manu propria roborantes, sigillo nostro signari iussimus.

Signum ^ Karoli magni g!oriosi[ssi]uii'"' regis.

^ Ego Maldanarius Karoli magni notariiis cognovi et [sub]- scripsi.

^ Signum Evasius''"' episcopi Astensìs.

Ego Evrardus magni Karoli cancellarius cognovi et subscripsi.

Signum ^ Anrici''^ archiepiscopi.

Signum ^ VitgariiW episcopi.

Claudius episcopus Taurìnensis cognovi et subscripsi

Ego Romualdus coDies cognovi et subscripsi.

SigQuoj ^ Glarinci archiepiscopi. (S)

Ego Rìsparlus comes cognovi et subscripsi.

Ego AchineriusW comes cognovi,

Boso comes cognovi.

Data Ticinensi palacio, anno ab incarnacione .D.cc.LXxiiii. C indicione .vi., mense iunii, feria .vi.

.si.

1

Dòmini

779 maggio 23.

Fonti. Unica fonte è il Chrcnkcn, dove il diploma è trajcritto subilo dopo la fine del libro v. Il documento vi è trascritto interamente, iranae l'BactuniB. Di qui dipendono tutte le edizioni: Muratori, Antìq. JtalVl, 971-7) (= G. T. Terraneo, op. c!t. I, a. 779); C. Conbetti, Moh. bisU patr.. Script. Ul, 78; L. Bethmasn, Mub. Geem. bìst., Script. VII, 121; un esiraito pnsao Boucluet, RuuiU det ìmtar. dei Gaults, Paris, 17+4, V, 744,

(1) A gloriosiml B i altri antiche trascrizioni glotiosiuimi (bj In A la s finali

lénhra lavala, cosi chi avemmo Euasiu, faJJ'uK/ma asta dtHa a alquanta ehlUirata, UccH puri ehi situi valuto ridarrt qutila parola a Eùiuiì B Euasini Aliti anKcbt itucri- \ioni Enuini (e) B t altre antichi Irascri-^ioni Henricì (d) B Vngui AUrt'

antichi Iraicritfiini Vuguii o^Hungatì (e) B i allre auUcbt (i-aiCfiiimii arehinerim- (f) A dapprima avna dni (mi ihu xpi?) .D.c.c.ctxxiiii. Pai H prima nana n IrvAr^j rana It parole nri ihu »pi (dilli quali unii non jobo pinanunlt sicuro} i a riimpiirt Io' spa^a li Iraiperli la »; (i soppresse farsi allora anche l'ultima e, cht rituali jiiMt- thlitirala, casi che la liHura divenne .n.c.c.tsxiui., e perdi il più sj Uste ittfaili .DCCLxxntjio. Ma l-ahUteravane della lir^a e non t ei

I. ACTA. él

n. 48 (alla medesima pagina dello stesso volume nella seconda edizione, BouauET-DELiSLE, Parls, 1869). Dal lato diplomatico lo esaminò il Sickel, Witncr SitT^ungsber, XLVII, 227 e Urkundtnìehre, n. 133. Le note cronolo- giche, che nelle vecchie edizioni oscillano, sono realmente quali le danno il Bethmann e il Combetti: « anno xi™o et v*° ». Per il testo rimando all^edi- zione del Chronicon,

SiCKEL, Acta Karol. K 72; Mùhlbacher, Reg, d. KaroL n. 216.

Carlomagno re dei Franchi e dei Longobardi e patrizio dei Romani, accogliendo la preghiera fattagliene dall'abbate Frodoino, conferma in favore del monastero dei Ss. Pietro ed Andrea della Novalesa i diplomi concessi dai re precedenti e specialmente da suo padre Pippino, il quale concesse integra immunità al mo- nastero, vietando ad ogni pubblico giudice di chiamare in giu- dizio gli ingenui ed i servi del monastero, o imporre contri- buzioni ai medesimi.

xml.

Circa 780?

Fonti. Nel giudicato Bosone, 8 maggio 827, citasi, fra parecchi altri documenti, anche Toffersione di Unnone.

Unnone, figlio di Dionisio, offre al monastero della Novalesa i suoi beni situati in Oulx.

XV.

799?

Fonti. Il testo del giudicato andò perduto, ma è riassunto nel giudi- cato del maggio 827. Quanto alla data, questo soltanto si può stabilire che essa è anteriore alla' coronazione di Carlomagno. V. Krause (Gesch, des Imtilutes der missi dominici in Mitth, des Inst. fùr dsterr. Gcschichtsforschung, XI [1890], 260, n. 30) lo attribuisce al 799.

Wiberto ed Ardione messi di re Carlomagno siedono in giu- dizio, insieme con Andrea vescovo (di Torino) (0. Loro si pre-

(i) Di questo vescovo Andrea nul- sede di Torino; cf. F. Savio, Gli an- r altro sappiamo, e solo per legit- tichi vescovi di Torino, Torino, 1887, urna congettura lo ascriviamo alla pp. 29-30.

6t MOMDHENTA NOVALtCIBNSIA

sentano Unoone figlio di Diooisto e due nKXud dd monaatero Nonlidcoie, al qnale Uimooe ara ofièrto tnno fl suo; esà Tcn- gtmo per (fifendeiB contro! ■manenti* diOnlx, iqoaliiifiiitavano di «SCTTÌre sotto coodizìooe*, addocendo una «carta libertà» toro concessa dal predetto Dionisio. Siccome questa caru eiia cadntt ndUa prescrizione trenieiuiaria, cod il gindiao viene pco- nanp^TA in inott di Unnone e dd mmastera.

XVL 8io aprile [Comiana].

Fonti. A L'ori^nale indo pentao. Man ksdue £ altra tracda che la co|ria Manente.

B Copta (Ardi, di Stato d[ Tordo, Mmo) sa permeila, in carattere ndmuado del aecolo ai, che in qoaldw ncsio e nella fbcma di qualche letUn ricorda U comro in coi era acrìtto rorig^nale (noto i neaii cornvi loliti ; ti, d, ter, la a eorrifa, e la q tagliata per aqooda); giova psahro notare che aicone tnccie £ aoAfO tk reggono andic od regeno mi «no, efac anal- mente poMono cooriderani come tcotatìn d* imitare il carattere più antico. Lo ■fono fatto per riprodurre il cuattere antico t patente, quantunque soltanto ben di raro lo scopo ria stato raggiunto. Le uhinK aste ddla m e ddla n sono rivolte a destri, e ciò conferma l'eti che abbiamo attribuita a questo documento. Le sottoserìiioni, al fine, sono tutte della mano che scrisse anche il testo, e questo fatto sarebbe sufficiente ad escludere ch'esso sia originale. Non k poi neanche un falso originale, maacaudo l'inteniione di riprodurre tal quale il carattere del principio del secolo iic; se si trattasse di una falrifi- cazione, si sarebbe tentato almeno di variare i caratteii nelle sottoscrìiioni. L'autentidtA poi del documento non soltanto si desume dal suo contenuto (cf. la dissertatone di L. Provana, che citeremo al $ C) e dalla convenìeoia delle fotmole, ma risulta ancora dagli errori del copista, &cilmente spiegabili, quando si supponga un esemplare corsivo. Sul verta trovansi i regesti. L'amanuense del documento, vi scrisse: Cartula quam fedi Teutcarius ala- «maimus SancU Petrì Movalìctensis coenobii de villa Quomoviana tempore

Frodoini abbatìs ». Un'altra mano del tempo ripeti le sette ultime parole, scrivendo peraltro « comoviana ■, Non manca un regesto di Pietro d'Alia- vardo, che giudicò il documento come una conferma di un dono fatto per «Pipinum patricium et Carolum Magnum »; chiudesi al solilo: «A. de

Provani), de anno ijoi*. Similmente, nell'inventario 1512. Cf le mie Rietrcht sufftmiica bOtVol. &c. p. 120.

I. ACTA. 6s

C Citato dal Rochez, op. cit. p. 67, che lo riguardò come autentico, questo documento fu pubblicato da P. Datta (Mon. hisLpatr,, Chari, I, 29-30, n. 15 = A. Bertolotti, Cumiana; noti:^ie storiche^ Firenze, 1879, pp. 16-17, in pane). Un brano ne pubblicò in facsimile, colla relativa accurata trascri- zione, P. Vayra (// museo storico di Casa Savoia, Torino, 1880, p. 305, e tavola; ovvero Curiosità di storia subalp. IV, 562), che l'ebbe per originale. Koovamente dalla pergamena, e .per intero stampò questo documento L. Pro- vana (La donai^oru di Teutcario in Misceli, di storia italiana, Torino, 1885, ser. II, IX, 243-44), che lo accompagnò con una eruditissima illustrazione storico-topografica.

^ In nomine (•> Domini, regnantes domni nostri Karolo et Teotc«rio ti Pipmo excellentissimi^**) reges hic in Etalia annis regni eorum Jj^^l xin" tregesimo septimo et anno tregesimo, mense abrile, indicione d?Kovd^.^ov teraa teliciter. sapiencia hommum m Dei timore laudatur, qua- qiumto poMkae 5 litter dum advixerit homo in hoc segulum bonis agendis operibus LMouegroMoi in fiitunim sibi premium reponeat. ideo qui ego Teutcario ala- «•«■• mannOy qui sum abitator hic in finibus Taurina et in villa qui dicitur Quomoviana ('), considerante me Dei omnipotentis mi- sericordiam et prò remedium anime mpf, vel de coniuge mea

IO Ricarda, ad presenti die indico, firmo et concaedo (*> et per ista cartula trado in aecclesia sancti Petri, qui est constructam in monasterium Novalicio, ubi venerabilis vir (**) Frodoino abbas esse videtur terridoriam vel rebus meis, quam abere videor in fundus vigo Quomoviana, tum casas cum edificiis, fundamentis, campis et

15 pratis, vineis, silvis^*), pomiferis, pascuis, exidois^O, cultum et incultum, tam res massarecialis, quam et domnegalis, seu sortes in munte, vel plano, quam et in alpe, de quantum ad manu mea visus sum abere in fine Comovianasca, de Monte Grosso (*> usque ad petram Biciatis^'), ex integro in ipsum sanctum et venera- ci) B nm che può anche sciogliersi in nomen (b) B precell. La correzione *on è tuttavia onninamente necessaria, (e) B concedo, dove il nesso s pub aversi come corrispondente alla semplice e. (d) B ubi uobis (e) B seluis corretto di prima mano in siluis (f) Cosi B. Forse: essedis^ exedis

(i) Cumiana. (3) Il nome topografico « petra

(2) Montegrosso, casolare tuttora esi- « Biciatis », non ignoto anche al te- stente. L. Provana, op. cit. p. 248. staraento di Abbone, viene da L. Pro-

64 MONUMENTA NO VALICIENS I A

bilem locum trado in potestate, et, ut super dixi, ad presenti die in anteaC*), prò remedio anime nostre, ut in futurumC**) nobis do- minus Deus bona retribuat tantum, et quia ad me semel faaum est, pronam et spontanea bona voluntate mea feci, volo ut in antea hunc factum meum omni in tempore qualiter superius indi- 5 gavi firmis et stavilis permaneat, ut nec quod ego Teutcario, nec meis heredes de admodum^*) contra huius cartula iudigati meo ire teraptare nullo modoW debeamus. et si exinde egerimus antiquem^*) velie indice veteremus victos recedamus. ^^

Signum^manus Teutcario, qui hanc cartola iudicadi seu i( ofersione scrivere rogavit et relectum est.

^ Ego luvena presbyter (») rogatus ad Teudecario in hac cartula manu mea subscripsi.

^ Ego Fredegauso presbyter («) rogatus ad Teudecario in hac cartula manu mea subscrìpsi. ij

^ Ego Mauro clericus, germanus luvenale sacerdote, rogatus ad Teudecarius in hac cartula manu mea subscrìpsi.

^ Ego Aynfredus rogatus ad Teudecario manu mea per teste meae^**) scripsi.

Signum ^ manus Rx)tari alamanno teste. 2C

^ Ego Petro notarius rogatus ad Teudecario hanc cartulam scripsi et subscrìpsi.

(a) B uel usa La differenza fra questa frase e in antea è assai minore di quanto sembra, se pensiamo al nesso corsivo an , ed alla forma corsiva della a (aperta). (b) L'ama- nuense B aveva dapprima scritto d per X, e poi corresse il suo proprio errore, (e) B admod colla d prolungata inferiormente e tagliata. (d) Dapprima B aveva scrìtto : uUo, cui poi prepose n per dare luogo a nullo coli' aggiunta di modo (e) Kon è proprio di sicura lettura la e (f) Queste ultime parole racchiudono parecchi errori. Dal

lato paleografico non e impossibile questa restitu\ione : - egerimus ante quemlibet iu- dicem tunc nos victos recedamus (g) B prb che può anche sciogliersi presbiter

(h) B mcae , dove si avverta che il nesso x si usò scrivere per la semplice e .

VANA, op. cit. p. 255, identificato con Sangone, situato precisamente sopra « rupe del Besso », colle della catena il « Gran Dubbione », a non grande divisoria tra le valli del Chisone e del distanza da Giaveno.

I. ACTA. 6s

XVII. 800-814 circa?, Pavia, palazzo regio.

Fonti. Il testo del documento è andato perduto, e viene appena accen- nato nel placito del maggio 827.

Alla presenza di tre scabini agitasi una lite tra Frodoino, abbate della Novalesa, ed alcuni « consorti » (di Oulx).

XVIII. 801-814.

Fonti. Il testamento di Abbone (vedi sopra doc. 11) è preceduto dal diploma di conferma dato da Carlomagno. La notizia che sopra di questa conferma abbiamo dal Chronicon Novaliciense (lib. in, cap. 17), dipende sol- tanto dal diploma stesso, che il cronista vide o neiroriginale, o almeno in una copia diversa e più antica di quella a noi pervenuta. Riportammo il testo, per quanto ci fu tramandato, in una col testamento di Abbone; v. sopra pp. 18-19. Il Mabillon (De re diplom,y Lut. Paris. 1709, p. 507) lo credette dell'a. 805 ; sulle sue traccie procedettero il Muratori, Rer. Il, Script, II, 2, 744-45, e il Terraneo, op. cit. I. Dal Mabillon lo riferisce il BouauET, op. cit. V, 770, n. 90, da cui dipende il Migne, Patrol. lai.. Opera Caroli Magni, I, 1035, "• 23. Il documento è autentico, ma evidentemente ritoc- cato, e privato dall'escatocollo; cf. Sickel, UrJcundenhhre, pp. 129 e 200, n. 8; FiCKER, Urkundenlehre, I, 307-312; Muhlbacher, Reg. d. Karoh n. 476.

Sickel, Ada Karol. K 246; Muhlbacher, op. cit. n. 476.

Carlomagno, esaudendo la preghiera che Frodoino abbate della Novalesa gli fece a mezzo dei monaci Gislaranno ed Agaberto, fa dai suoi notai rinnovare il testamento dato da Abbone in favore del monastero, trattandosi di un documento ormai frusto, a ca- gione del frequentissimo uso fattone nei placiti dei conti.

XVIIII. 801-814.

Fonti. Il Chronicon Novaliciense (lib. iii, capp. 26 e 30: cf. cap. 25) parla di varie donazioni di Carlomagno, che non si possono ridurre ai do- cumenti noti. Secondo l'opinione più diffusa il cronista avrebbe desunto

Monumenta Novallcicnsia. 5

66 MONUMENTA NO VALICIENSIA

queste notizie dal falso diploma di Carlomagno (cf. B£THMann« nell*ediz. del Chronicon; MQhlbacher, Reg. d. Karoì, n. 162; Cipolla, Appunti suUa storia ài Asti, Venezia, 1891-92, p. 91), e perciò non sarebbe il caso di far di esse conto alcuno. Ma siccome abbiamo invece sostenuto l'opinione opposta, perciò dobbiamo sospettare l'esistenza di almeno un diploma di Carlomagno, diverso da quelli, dei quali d pervenne il testo. Il Citiso diploma di Carlo- magno parla bensì delle corti Arva, Liana e Gabiana, ma tace dell'abbazia di S. Medardo. Qui si può anche avvertire, che, mentre molte frasi del ri- cordato diploma falso di Carlomagno ricorrono nel fafóo diploma di Ade- laide 16 luglio 1039 (perfino con un peggioramento di dizione nel passo riflettente la supposta concessione della strada), in questo non si ùl cenno del diploma, del quale si qui il regesto, secondo i citati capi del Chromcon,

Carlomagno concesse a Frodoino abbate della Novalesa le corti Arva e Liana, nella diocesi Maurienne, la corte Gabiana, con mille mansi, in Italia, e l'abbazia di S. Medardo.

XX.

801-814.

Fonti. Diplomi di Lotario I, 13 giugno 845 (Mùhlbacher, Reg, d, Karoì. n. 1087), e IO ottobre 845 (ibid. n. 1088). Non credo provata ropinione del Mùhlbacher (n. 1088), secondo il quale questo diploma devesi identificare con quelli di Carlomagno a noi pervenuti, 25 marzo 773 e 23 maggio 779.

Carlomagno imperatore dispone che nessun giudice rechi ag- gravio a chiunque negoziasse per conto del monastero, o a questo imponesse alcuna contribuzione, esclusa anche quella riguardante il trasporto sulle spalle, sui carri, nelle navi.

XXL

801-814.

Fonti. Il testo andò perduto, ma fu riassunto da Lotario I, nel diploma IO ottobre 845. In modo simile, ma non identico, ne parla il Chron, NovaL (lib. in, cap. 26 e lib. iv, cap. 20), dove il diploma si attribuisce insieme a Carlomagno e a suo figlio Lodovico, i quali concessero al monastero « vai- « lem Bardoniscam cum castro Bardino ». Lo riassumo secondo il testo del diploma di Lotario. Se volessimo tener conto del dato offerto dal Chronicon,

che il diploma fu concesso da Cailomagno, dopo che avea associato (ago- sto 8ij) flirimpero il figlio, non potrebbe pur mai pensare ad un diploma cumulativo di Carlomagno e di Lodovico. Sospetto che il cronista ricordi assieme i due prìncipi solo per la circosianza che nel citato diploma deir84j [a presente donazione si dice appunto fatta da ambedue; ma dovrà intendersi tale frase nel senso clie il dono fatto da Carlomagno, venne confermato dal

Carlomagno concede al monastero della Novalesa la valle di Bardonecchia, col castello detto o Dìobìa » e colle sue appendici [ ■Diobascan, «Armeascao ed «Allonica», salva la libertà degli E uomini liberi, che abitano nei luoghi donati.

I Vn„*i i

XXII.

814, Aquisgrana.

(Interpolalo).

Lodovico il Pio, i

:ondo ogni probabilità esistette un diploma originale favore della Novalesa, la cui pane sosianiiale pare con- sistesse nella conferma del testamento di Abtxine, già rinnovato e confermato da Carlo tnigno.

B Falso originale in minuscolo, che credo del secolo xn, quantunque qualche particolare della scrittura possa far pensare alla fine del secolo pre- cedente. Le osservazioni diplomatiche del Muratori tendono ad abbassare l'età della falsificazione. Il falsificatore è imperita nella imitazione del mi- auscolo, e specialmente in quella delle « litterae grossae e. Non è identico al falsificatore del diploma, 7^4, di Carlomagno, sebbene i due caratteri si rasso- miglino. Lo dimostrano alcuni segni particolari, siccome il nesso c-t, VI si trovano traccie di antica ortografia, come in « adqu; a, k aecclesiae d. Queste vestigia possono attribuirsi tanto al falsiti e atore, quanto al suo esemplare. Soppressa la segnatura e la ricognizione, fu io loro luogo aggiunto, con altro inchiostro, un segno, che forse, nella mente di chi lo fece, doi il monogramma. Lo si direbbe il monogramma costantiniano, in cui peraltro U P É sostituita da una croce. Il sigillo c'era, ma ora andò perduto, e ap- pena se ne riconosce (sul verso) la impressione. Il Bethmann (_Mon. Geriti, bill. Script. VII, los) attribuì questa pergamena ai secolo xi, ma assai proba- bilmente la fece più antica del vero. Vorrei ad ogni modo crederla anteriore al falso diploma del 774. I regesti e Icnote sul t'frio sono di età moderna. Oltre ad un breve cenno del secolo xv, abbiamo il regesto di Pietro de AMa- vardo, coDa soscrizione " Andreas Provana prìor a. i ;oi a; le altre notazioni SODO anche piii recenti. Contro alla esattezza del testo si era espresso già

^8 MONUMENTA N O V ALIC lENS I A

il Muratori, seguito da G. T. Terraneo (op. cit. I, a. 814); egli, senza vedere la pergamena originale, e quindi trascurando la questione paleografica, osservò impossibile il brano seguente: « forum, omicidium, assassinium in « nostro imperio perpetratum media civitate ». Quantunque per vero la voce « assassinium » non si legga distintamente sulla pergamena, pure la frase nel suo complesso è assurda, e a ragione anche il Mùhlbacher giudica che il do- cumento sia interpolato. Abbiamo diggià osservato quanto sia alterato Tesca- tocollo. Non è esatto neanche il protocollo, giacché nella invocazione le parole « Dei eterni » appartengono a Lotario I e a Lodovico II, piuttosto che a Lodovico il Pio. Il Muratori confrontando questo documento col falso di Carlomagno, trova che il primo presenta « colorem legitimi foetus ». E ciò è vero, sebbene non iscarseggino gli indizi a provare la mala intenzione di colui che compilò questo falso originale. Anche il ricordo delle concessioni di Pippino e di Carlo, che occorre sul fine, sembra essere una goffa inter- polazione. Esagerò peraltro il Bethmann (loc. cit. VII, 102, 105 e 132) nel dare questa carta addirittura per falsa. Il Mùhlbacher giustamente osservò che nelle formole della « publìcatio » e della « narratio » si sente la eco del diploma con cui Carlomagno confermò il testamento di Abbone, e, per fermo, con mutazioni che non sembrano da attribuirsi ad un falsificatore. Più im- portante ancora è Tosservazione del medesimo autore, che la « arenga » cor- risponde perfettamente a quella del diploma, 814, di Lodovico il Pio per san Dionigi (Migne, op. cit. CIV, 995). Concludendo: il documento è falsi- ficato, ma non si può escludere che qualcosa di vero contenga. La « arenga » esclude che il diploma di Lodovico veduto dal falsificatore fosse quello (ora perduto) con cui quell'imperatore costituì l'ospìzio del Moncenisio, e ci fa credere trattarsi in realtà di un diploma di Lodovico il Pio, confermante probabilmente il testamento di Abbone.

C. Avendo trascurato questo documento B. Bazano, che forse si accorse della poco sicura sua autenticità, veniamo tosto all'edizione (1740) del Mu- ratori, Anliq, hai. liì^ 3^~32, importante per le osservazioni critiche che vi soggiunse; egli fra l'altro osserva che la voce « assassinium » trasporta il documento al 1099 almeno, quando si fosse sicuri della esattezza della lezione. E. De Levis inserisce nelle sue miscellanee Novaliciensi (loc. cit. Cron. eccUs.W) due copie senza importanza di questo stesso documento. Dal Mura- tori dipende il Migne, op. cit. CIV, 1009.

SiCKELy Ada KuroL Acta spuria, p. 425; Mùhlbacher, Rcg. d. Karol. n. 513.

^blt?/l^°l^V^' 'In nomine domini nostri Icsu Christi Dei eterni. Hludovicus

a prcgniera rro-

"wtero^^Nova! Jivina Ordinante providencia imperator aug[ii]stusW. imperialem mova^rtcsu* cclsitudinem decet precessorum nostroruni pie facta non solum^*')

(a) B augstus (b) B sololum

I. ACTA. 69

inviolabiliter conservare, set edam censure sue actoritate confìr- memodi Abbone,

' già rinnovato e

mare, idcirco notuta esse volumus omnibus fidelibus sancte Dei fom?^oV°ln«dè aecclesiae et nostris presentibus et futuris, quia vir venerabilis ritto°d?*fo<£ò!'di

r ] r 1 /.\ 11 ii«* vTi** 1 omicidio &c. ; or-

rrodom[ujs w abbas ex monasteno quod dicitur Novalicms, quod dina che i suoi

- .... . sudditi difendano,

5 est constructum [in honore sancti retri pnncipis apostolorum, m come co»a pubbu.

,^ J r r r ' ^ c«, i beni del mo-

valle scilicet cui vocabulum est Sicusina, detulit obtutibus nostris nastero, perchè do-

' nati dal suo avo

testamentum a co[n]dam 0^ viro religioso Deoque devoto Abbone ^Ì!cartomaJ^° factum de prefato monasterio et a domno genitore nostro Carolo gloriosissimo imperatore renovatum atquc conf[ir]matum(*=), in IO quo continebatur qualiter prefatus Abbo patricius ipsum locum supra nominatum cum omnibus rebus suis, ob amorem videlicet patrie celestis et beate vite. Potrò beatissimo apostolorum optullit principi, nec non cunctis destructoribus, dissipatoribus temerariis, divina quippe censura et pternum supplicium adqup divinum ana- 15 thema, quocumquam in tempore ausi fuerint seducti atque(^) cu- piditate tante devocionis contraire (*\ conscriptum atque fìrmatum, unde ipsa casa Dei et monachi ibidem sub religione sanctae de- vocionis Christo domino famulantes, se pauperes Christi et pere- grini euntes et redeuntes in omnibus supplementum habere de- 20 bent(0^ propter suorum mercedem, qui ipsam donacionem facere et confirmare soUicite statuerunt. peciitque prefatus abbas celsi- tudini nostre, ut ipsum testamentum a domno nostro genitore confirmatum et roboratum eciam nostris roboraremus actoritatibus. nos vero, divinam considerantes miseri cordiam et aeternam remu- -S neracionem prò benefactis conpensantes, peticioni eius libenter prebuimus assensum, et anc nostrae actoritatis confirmacionem fieri decrevimus, per quam precipiendo iubemus, ut quicquit supra dictus religiosus Abbo Deo vero beatissimoque contullit Petro, et domnus genitor noster per suas auctoritates ob celestem aulam 30 confirmavit, deinceps absque uUius iniusta invasione, interpella- tone atque inquietudine iam fatus Frodoinus abbas et eius suc- cessores teneant adque possideant in eternum libere omnia, silicet regalia, ex bis omnibus que ad presens possident et qug in antea

(a) B Frodoins (b) B codam (e) B conf///////matum (d) Parola da espun- gersi in B, (e) In B la lettura di questa parola non è chiara, (f ) B debet Forse si leggerà debeant

70

MONUMENTA NO VALICIBNSI A

adquirere poterint, forum, omicidium, ass//as in nostro imperio perpetratum, mechacitatcm, publicam stratam a predicta dviute usqueadfontanam Vuarciniscam et celerà alia, que ad nos, sive ad nostros subditos spectabant. volumus edam atque spedaliter per hos apices nostros iubemus, ut ubicumque res de supra nominato j monasterio coniacene per fideles nostros studiose defendantur et tueantur, sicut nostra specialis causa, quia, ut muhis notum est, a bone memorie Pipici avi nostri simulque gloriosi regis excel- lentissimi genitori nostro Karolo per donacione scriptureW tra- dite fuerunt. et, ut haec auctoritas firraior habeatur et diuturnis temporibus conservetur, manu propria decrevimus roborari ac de [a]nulo(''5 nostro iussimus sigillar! <'>.

Aimo primo Christo propicio imperii nostri, indictione .vii. actum in Aquisgrano palacio regio, in Dei nomine feliciter, amen.

Fonti. Il diploma, ora perduto, viene riassunto nella parte indubitata- mente autentica del diploma to ottobre 845 dell' imperatore Lotario.

Lodovico I conferma al monastero della Novalesa la valle di Bardonecchia, conformemente alla concessione fattagliene da Cariomagno.

XXIIII. I

817.

Fonti. Da codice ora perduto pubblicò questa notiiia J.Sirmond, Coa- cilia GaUiae, II. 68}, donde : S. Balutius, Capilularia, I, ;86, G. H. Pertz, Altm. Girm. hisi., Ltgts, I, 223, e A. Boretius, Capiluìarìa rtgum Franconim, I, 350. L" identificatone del monastero « Novali cium » col nostro non è dei tutto

(a) Siguiva in B noMrc, parola raicbiali. (ti) Parola da in sigillo (e) In B manca la sigHalura, <M em mihioilro div. pQsh ma figura, 1 cai tlcminli simhmiia dipender! dalla croci i Vasta ceitirah, in luogo di pirgarù ruperiormrnle a diiira per contro lennontata da imo croce. Manca la ricagmiitae. Pare in falli applicata al palle

intica mane modificala rio fu augnata al dm •stanliniana, lalva cbt formart la P, è par 'tee chi il rigille etr—

I. ACTA. 71

sicara. Qui riproduconsi soltanto quelle parole che fanno al nostro argo- mento. Il monastero « Novalicium » è Tultimo nella serie.

H

EC sunt [monasterìa] que dona et milidam facere debent, numero .xiiii. Monasterìum Novalicium.

XXV.

814-825.

Fonti, n testo andò perduto, ma fu riassunto da Lotario I nel diploma del 14 febbraio 825. Si potrebbe appena dubitare che la iussione di Lo- dovico il Pio, alla quale allude Lotario I, fosse soltanto verbale.

Lodovico I9 per sciogliere un voto, fonda un ospizio dei pel- legrini sul Moncenisio» e pronuncia la « iussio » relativa ad una larga dotazione del medesimo.

XXVI. ..." 825.

Fonti. Il testo andò perduto, ma venne riassunto da Lotario I stesso nel diploma, 14 febbraio 825, da lui concesso all'abbazia della NovalesaJ

Lotario I, volendo eseguire il comando avutone dal proprio padre, Lodovico I imperatore, distrae dal monastero Novali ciense, ^ sua proprietà, alcuni beni situati superiormente al monastero stesso, verso il Moncenisio, e li dona all'ospizio su questo monte fatto costruire dal detto imperatore Lodovico L

XXVII. 825 febbraio 14, Marengo.

(Alterato).

Fonti. A Originale, in bellissimo carattere minuscolo cancelleresco. spillo è perduto. In quattro passi fu viziato il testo da una mano assai tarda, probabilmente della fine del secolo xn o al più tardi del principio del xni; Tepoca molto seriore del contrafiatore si manifesta particolarmente

MONUMENTA NO V ALI C I ENS I A

nella s di a hospitale u. Il diploma, come osservò il Sickel, fu scrino per ìn- lero da Lìutado, come egli stesso dichiara nella formo!» recoguiiorìi. La ^ata.

Qualche hoQor », dimen- parecchie sviste di

quantunque della stessa i

lirnento e' è. Quante volte egli fece usi

licb la h, che poi aggiunse di suo pugno.

scrittura.

Le note tironiane, in calce alla ricognizione, furono, per quanto possibile, lette dal Sickel, e contengono la ripetizione della ricognizione.

Il primo ad accorgersi delle alterazioni fatte aJ alcune parole fu L. Beih- mann, nella copia che Ji questo diploma esegui in servizio dei Monumenta Ger- manìat hislorira (cf, MùriLBACHEit, Reg.d.Karot.n. 9S9), rilevando bensì i luoghi corrotti, ma senra restituire il lesto, siccome fece con singolare acutezza il Sickel; dal quale in qualche luogo mi azzardai scostarmi leggermente. Dobbiamo dunque al Sickel se intendiamo ora il motivo delle contraffazioni, colle quali si voleva accertare il dominio del monastero della Novalesa sopra l'ospizio de! Moncenisio. fondato da Lodovico il Pio, Quell'ospizio ebbe an- cora un privilegio dal come Tommaso di Savoia, ar maggio 1197 foriginale nell'Arch. di Stato di Torino, Masco), ma poco dopo erasi già piegato o alla soggeiione verso la Novalesa. Dell'origine della soggezione dell'ospizio al monastero Novaliciense toccai in Rkercht sulVanlka biblial. &.C., pp, 178-80. Addi 15 novembre 1202, innanzi a « domno Stephano priori ecclesie sancii Petri Novalicii » e ai suoi monaci, comparve Pietro a decanus Meloni (Ayton) e prevosto dell'ospedale del Moncenisio, e in nome proprio e degli altri monaci di quell'ospedale fece atto obbedien;ia (doppio originale in Arch, di Stato di Torino, Novalesa, busu III). Negli anni susseguenti si rinnovarono gli ani di sottomissione, mancò, per circa un trentennio, qualche opposizione da parte dell'ospizio, il quale lini per cedere. Intorno a questo tempo probabilmente avvennero le alterazioni di cui dicemmo. Contro a questa supposizione può peraltro addursi il fatto che la casa eli- roosiniera del Moncenisio è aggiudicata alla Novalesa non solo nel diploma, 1204, di Tommaso conte di Maurienne (Savola), del quale esiste l'originale (Arch, e loc. cit. busta LXIV, parie non ordinata), ma anche in quelli Adelaide, 1059, e di Umberto (li), 109;. Ma il primo è una schietu falsifi- carione, e del secondo (cf. Mfii. hisl, l'air., Charl. I, 709) non abbiamo che una copia del secolo Xiv, e può essere stato in questo punio interpolato. Non so se il conirafTatore del presente diploma si debba idenlifìcarlo con quello che compose il falso originale del diploma dell'anno 814, siccome opinò il Bethmann. Questo solo può asserirsi che le falsificazioni Novalicien tutte ascritte presso a poco alla stessa epoca, cioè all' incirca alla seconda metl del xu secolo. Della data del presente diploma si occupò E. MQbl- flACHER in IVitiur SH^ungsbcrkhU, LXXXV, 473. \

Sul vtnù, in maiuscolo rustico del secolo ix o x: o prectum (jie) domni n Lotharii regis de Appagnis et Montis Cinisii», ma le parole net Monus

Gaisii a sono aggiunte da una mano, che cercò imitare il rustica delle pa- role antecedenti. Posteriore d'assai e forse del secolo xi-xii è l'altra nota- lioae a Praeceptum Loiharii de Appagnis », donde si può dedurre che a que- n'ultimo tempo le alterazioni inteoiionali del testo non erano state ancora fané. Noti manca il regesto di Pietro d'Allavardo, col nome di A. Provan» e l'inno ijoj; vi corrispoade una notaxioue nell'inventario del medesimo HDo; cf. le mie Ricerche iulV antica hihìiot, &c. p. no.

B Nessuna tra le trascrizioni t anteriore alle alterazioni indicate, e quindi non hanno vera importala. La prima £ quella di B. Bazano (op. cit. pp. 60-61), il quale odia sottoscrizione (29 agosto 1711) dichiara di aver riscontrato nel- l'originale ■ le vestigia del sigillo cesarea 0; dal che si deduce che anche allora il sigillo mancava. Di qui, per mezzo di una copia del Caissotti, dipende il Muratori, Antiq. hai. Ili, 577, donde dipendono due copie di mano di E. De Levis (Cron. ttcìu. busta U, arch. dell' Economato), non che la copia del Tir- UHEO, op. cit. I. Di qui pure discende la copia della line del secolo xvm nei ros. MìiCtUanta patria. Vili, I!)~5!i "^^^ biblioteca di S. Maesti a To- rino, e le edizioni di Heomann, Comment. I, 4B0, Migne, op. cit. C!V, iiji. Dipende da A l'edizione poco accurata di Pjetro Datta in Man. hisl. patr,, Chart. I, Ìì~ì4, n. i8. Da A pure è tratta la bellissima edizione, con illustra- zioni diplomatiche, e facsiroile, di T. von Sickel, Natiiii i trascrizioni iti ii- fìomi imperiali e reali dtlle canctlUrii d'Italia, fase. 1, coli. 9-1 1 e tav. vi. Qjjalche lieve emendazione nella lezione propose Demetrio Marzi nella re- censione di quest'opera, uscita atìì'Arch. star. ital. ser. XV, to. X!V, a. 1894 (p. ) deU'estr.). Un brano in facsimile ne avea pubblicato P. Vayra, op. cit. p. }09 (protocollo, escatocollo e due linee di lesto). MAhi-BACHER, Rtg. d. Karol. n. 989.

; In nomine domini nostri lesu Christi Dei actemi. Hlotharius augustus invictissimi domni imperatoris Hludovvid filius. constai > enirn nulli mortalium propriis ! mentis aliquid boni in hac miserg | mortalitatiiìperegrinatìone consequì posse, sed cum liquido cunctis |

' pateat omnia rerum temporalium a Deo bono gratis nobis esse | donata, dignum est ut ita pi^ prudenterque cractentur atque di- ì sponantur, ut per ea perennem anim? nostrae salutem valeamus Deo propitio nancisci. igitur comperiat cunctorum fidelium san- ctae Dei ecclesiae seu nostrorum strenuitas, quia dum ad domni et

I genitoris nostri Hludovvid serenissimi atque religiosissimi augusti sacrosanctum votum in Monteciniso quoddam Inospitale in honore domini Dei ac salvatoris nostri lesu Christi seu et beatissima semp[er] virginis Marie ad peregrinorum receptionem, eo iubente,

Mo/tumenU Sovalicieniia S'

74 MONUMENTA NOVALICIENSI A

fieret constructum, voluit unta iUud renua pro{»ianim substaiiti& locupletare, per quam sufficeret diumus pauperum Qiriatì con- cursus tolerari. sed cum eundem locum talium rerum copia, que essent ipsa propinquitate apdora, vellet honorare, volente domno tx genitore nostro Hludovvico gloriosissimo imperatore ex (*) mo- 5 nasterio nostrae proprietads quod vocatur Novelidum quidam patrimonia p[erpetualiter ?] ad 0>> pr^tum locum per nostrae aucto- ÌS"<iSw?35S ritatis pr^eptum confirmavimus. sed ut hoc sanctum ac venera- dtu* coM ptrdoM, i,[ie(e) monastcHum in honore beatissimi prindpis apostolorum

Petrì fundatum nuUam missarum rerum pateretur iacturam, sed io potiorp gratularetur dign^ reconpensationis muner^, monasterium

lldndo ^|0«k MO «Uste

•1 xùMém- quoddam quod Appani^ nuncupatur, idipsum in eiusdem prindpis •«> ^^ ji ^ apostolorum honore constructum, ex propri! iuris ditione ad hoc

■Mtaro di S. Pie- * * r r

^Iw^*!^^. supplendum ibi reddidimus, considerantes ut sub unius abbatis

regimine utraque monasteria regularìter Deo militarent. his ita 15 gestis placuit nostrae imperiali excellentip prpcibus venerabilis viri Hildradi horum monasteriorum patri faventes, ut memoratum mo- nasterium, cuius vocabulum est Appania, priori monasterio suo Novelitio cum omnibus rebus atque appendidis suis iuste sihiperti* nentibusy per nostrae auctoritatis preceptum confirmaremus, quod 20 et nos ita fecisse omnium fidelium nostrorum cognoscat sagacitas. precipientes ergo statuimus, atque per hoc nostrum cesareupi pre- ceptum (•*) confirmamus ad Novalicium monasterium rectoresque^*^ eiusy qui fuerìnt per tempora, in reconpensatione supra memo- ratar[um rerum] que de^^ iure monasterii Novelicii ex nostra 25 proprìetate accepimus (s) ad predictam necessitatemi monasterium quod vocatur Appania cum omnibus qup ad illud ritf pertinere noscuntur, ut amodo et deinceps in iure ipsius monasterii sepe nominati rectorumque eius perpetua stabilitate in Dei nomine maneat, ipsisque Dei famulis utrobique Deum degentibus proficiat 30

(a) A tx, come Usa il Si e he l, parola dal contraffatore alterata in sub (b) A qufdam ptUimonU p[erpetat]iter] ad^ secondo lesse il Si che l, rimanendo incluse fra [ ] U lettere meno evidenti. Il contraffatore alterò queste parole in de nostro patrimonio regalia faceret Forse in luogo di perpetiuliter « può anche leggere p[rope locau] (e) A aenertbilem, colla m raschiata. {d) A pceptum (e) A rectoremqoe corr, in rectoresque, ma di prima mano. (f) A mcmoratar ////// que de, alterato in memo- ratum hospiule sub Sickel legge: memoratarum rerum que ex, ma de è parola si- ^*^^ (g) A accepimus; ti contraffatore modificò questa parola in concedimns

I. ACTA. 7jr

in aucmentum, qualiter prò communi salute Dei misericordiam iocundo animo valeant exorare. ut autem hoc nostrae confir- mationis pr^ceptum ab omnibus credatur et melius per futura tempora conservetur, manu propria et anuli nostri sigillo subter 5 illud decrevimus esse muniendum.

Signum (M) Hlotharii gloriosissimi augusti. J

(C) Liuthadus ad vicem Vuitgarii scripsi et subscripsì. (Liuthadus ad vicem scripsi et subscripsi) (SID)(*);

Data .XVL kalendas marcias, anno Christo propitio imperii JO domni Hludovvi^*') serenissimi imperatoris .xi., regni Hlotharii gloriosissimi augusti in It[a]lia .in., indictione .in. actum Ma- rinco palatio regio, in Dei nomine felicite ^^\ amen.

XXVIII. 827 maggio, Torino, Catenasco.

Fonti. A L'originale andò perduto tra il secolo xii e il xv. Nella più antica copia (B) abbiamo evidente il riflesso del carattere corsivo, in cui esso era scrìtto, siccome diremo. Non e* è motivo a sospettare alcuna frode da parte di chi esegui la trascrizione B, e dell'esistenza dell'originale nel secolo XI abbiamo un dato abbastanza sicuro anche nel fatto, che sul versò dell'originale del placito dell'anno 880 sta scritto di mano di quel secolo: « ludicato secundo de Maurino Bardino ». Se quello era il secondo giudicato, significa che ce n'era un primo, e ciò convalida 1* autenticità dell'atto dell'anno 827 e il valore della copia pervenutacene. Come diremo, nell' inven- tario del 1 502 non si registra che la copia B. Del documento originale fece uso il cronista novaliciense, dandone un sunto abbastanza esatto (lib. iii, cap. io).

B Copia pergamenacea, non autenticata (Arch. di Stato di Torino, Novaksa, busta II), in minuscolo abbastanza regolare ed elegante. Il testo è distribuito sopra trentotto righi, preventivamente segnati sul verso con una punta metallica. L'amanuense si sforzò d'imitare gli antichi caratteri, e anzi diede al suo documento un aspetto cosi regolare da renderlo piuttosto conforme ad un diploma, che ad un placito. Molte lettere (b , e , d , f , i , I , s)' sono aflusolate e prolungate, e, a seconda der casi, annodate ; prolungata in- feriormente è la r . In alcuni nessi (ro , ri , rt , li , ci &c.) è conservata la forma corsiva. Cosi pure le finali delle terze persone de' perfetti -rum o -re, si

(a) Le noie tironiane, assai consunte, furono quasi per intero lette dal Siehel, la cui leeone qui sen:^ altro si ripete, fra parentesi. (b) Sic, (e) Sic,

MONUMENTA NOVALICIENSl A

indicano di solito coti r, ma talvolta si impiega a sigoìlicarlc la forma cor- uva di abbreviai ione. Notevole è anche 1" abbrevia ti on e ; lai , colla 1 tagliata, nel lignificato di a taliter », e il nesso eg in « Ego nella Rrtna del notaio Teutmar, all' ultimo rigo. Antiche e notevoli sono le abbreviazioni : coro', doni. Della lettera a si hanno varie forme, alcune arcaiche, alcune più re- centi e proprie dei minuscolo progredito. Cosi nella formi delle lettere, come nelle imitazioni dei nessi corsivi, si fa palese la serioritl dell'ama- nuense, che preferisce le angolosità rigide, proprie del gotico, alle linee curve corrispondenti al carattere delle età precedenti. Il minuscolo Jel presente documento tuttavia t ancora lontano dalle forme del vero gotico, e ad esso manca il segno tironiano indicante la sillaba s et >, faccndovisi ancora uso del nesso corsivo: &, che diventa cediliato, ove occorra. Osservo che io nessun luogo i scritto distintamente « domnus u ; spesso U voce £ sospesa, come è testé indicato. Sul fine incontrasi <• dominorum », che dev'es- sere l'inesatta risoluzione dell'abbrevi ai Ione originale, dovuta all'amanuense. È appena utile il soggiungere che le firme sono tutte della